Il judo come riscatto nella nuova serie di Rai Kids
È possibile la visione su RaiPlay di Clan – Scegli il tuo destino, la serie televisiva diretta da Daniele Barbiero e prodotta da KidsMe e Mosaicon Film, in collaborazione con Rai Kids. Il progetto è un adattamento del romanzo O Maé – Storia di Judo e di camorra, ispirato a una vicenda reale.
Al centro della narrazione c’è la storia di un adolescente di Scampia che trova nella palestra di judo del maestro Gianni Maddaloni – interpretato da Antonio Milo – un’alternativa concreta alla strada. In un quartiere segnato dalla presenza della criminalità organizzata, lo sport diventa così un mezzo per sognare un futuro diverso.
Tra allenamenti estenuanti e la speranza di diventare campioni, nasce un gruppo di giovani atleti decisi a combattere non solo sul tatami, ma anche contro il destino che sembra già scritto per loro.
Clan – Scegli il tuo destino racconta con intensità e realismo una storia di sacrificio, amicizia e voglia di riscatto, in un contesto difficile come quello di Scampia, quartiere di Napoli conosciuto soprattutto per essere sede di bande camorriste, ma che può essere capace di generare anche diverse opportunità.
È in questo quadro che si sviluppa la serie televisiva e oggi abbiamo il piacere di parlare con Simone Borrelli – giovane attore napoletano classe 1991 – che nella sua carriera artistica ha vestito i panni di diversi personaggi, tra i tanti quello di Pequeño nel film Ultras di Francesco Lettieri, e che ora lo vede indossare quelli di Enzo De Rosa, tra i protagonisti della seconda stagione di Clan – Scegli il tuo destino.

Ciao Simone, benvenuto a inItaly.eu, è un piacere averti con noi. Ti sei diplomato all’Accademia Nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico e hai calpestato le tavole di legno per tanti anni. Quanto ti ha aiutato il teatro nel cinema?
Mi ha aiutato relativamente, cioè da un punto di vista più tecnico. Credo che il teatro ti dia una bella preparazione sulla memoria, sul dover affrontare delle situazioni e doverle risolvere subito vuoi per non far perdere il ciak, vuoi per non far perdere tempo, per andare più spediti sul lavoro sostanzialmente.
Quindi, per rispondere alla tua domanda mi ha dato un grande aiuto su questo, sui tecnicismi. Perché poi io a teatro posso fare veramente “quello che voglio”, con la voce, con il corpo. Nel cinema no. In un film, data una trama, non è che sei libero di sperimentare, a meno che non ti viene affidato un personaggio folle; in quel caso puoi divertirti a 360 gradi pure con voce e corpo. Ma di solito cinema e tv chiedono all’attore un lavoro abbastanza naturalistico.

sul set di Clan – Scegli il tuo destino
Passando invece alla serie tv “Clan – Scegli il tuo destino”, ci racconti un po’ il personaggio di Enzo De Rosa, c’è un po’ di Simone in lui?
Eh, c’è tanto, c’è tanto. Infatti, molti che hanno visto la serie poi mi hanno detto «ma sei proprio tu!», perché effettivamente si avvicina molto a me, come carattere ma soprattutto per il significato che do allo sport, proprio in generale. È una visione come quella di Enzo, quindi tutti i valori che lo sport ha con sé, le dinamiche, lo stare insieme… che poi è molto simile al teatro, tra l’altro, solo che nello sport si gareggia per qualcosa, nel teatro si gareggia per niente.
Però sì, c’è molto di me nel personaggio. Anche per esempio quel lato che ha Enzo di voler dare qualcosa ai ragazzi, è un qualcosa che io ho e che condivido, è quello che sostanzialmente facevo al Nuovo Teatro Sanità (collettivo teatrale, nato nel 2013 nel cuore del Rione Sanità, di cui Simone Borrelli ha fatto parte), cioè non essere quello che ha fatto l’Accademia Silvio D’Amico, ma essere quello che può dare dei consigli ai ragazzi che vogliono intraprendere questo lavoro.

E quindi, sì, c’è molto di me. Poi, comunque il personaggio ha l’età mia, è un ragazzo leggero, vive con poco, lavora nel sociale, sono tutte cose della mia vita che ritrovo nel personaggio. Davvero mi somiglia tanto.
Infatti, nella serie sei naturalissimo, mentre la guardavo pensavo “ma sta recitando o no?”
(ride) Ma sì, perché a dire la verità la serie è scritta molto bene, con un linguaggio semplice e fluido perché è una serie pensata per i ragazzi, nonostante la seconda stagione credo sia anche e soprattutto per adulti per le tematiche e il modo in cui vengono trattate.
Poi con i ragazzi del cast si è instaurato un rapporto davvero bellissimo, da subito. Mi comportavo come un fratello grande sostanzialmente, quindi mi veniva tutto estremamente naturale.

Com’è stato condividere il set con una grande attore napoletano come Antonio Milo?
Allora, noi già ci conoscevamo, però non avevamo mai lavorato insieme. Io gli feci da spalla i provini per Il Commissario Ricciardi, lui poi fu preso e da lì non ci siamo visti più.
Quando ci siamo visti, lui si è ricordato di quella cosa dei provini. E devo dire la verità, è stato bellissimo, perché poi quando tu ti trovi un attore del genere, della sua caratura, della sua esperienza, che ha fatto e che continua a fare tremila cose, sia a teatro che in televisione, speri sempre che non sia quel personaggio un po’ pesante che sta sulle sue. E in lui io ho trovato proprio un Maestro… raccontava le sue storie, i suoi capricci, i suoi pregi oppure aneddoti su vari set o a teatro.
E con me poi si è creato proprio un rapporto, parlavamo di tutto. Ricordo che gli dissi che mi piaceva il blues e da lì lui ha iniziato a parlarmi della sua passione per le chitarre, ne ha tantissime, se le costruisce lui, ha imparato a suonare da autodidatta. Quindi è bello quando poi inizi a scoprire queste cose di questi grandi attori.
Per esempio, una cosa del genere mi è successa con Alessandro Borghi, quando feci Diavoli. Lui una sera mi chiamò e mi invitò a cena. E io pensai “mamma mia, a cena con Borghi!”. Quando stavamo a tavola gli dissi che per me era come se stessi a cena con un’icona, con uno a cui mi ispiro ancora oggi. È veramente bello quando grandi attori sono così aperti e per nulla costruiti.
E con Antonio sul set di Clan – Scegli il tuo destino è stato lo stesso: era veramente un tranquillone. Anche perché poi un attore di questo calibro ti aiuta a 360 gradi, ti scioglie, non so se mi spiego, perché capisci chi hai davanti e si vede anche sul set: non sbagli, ti aiuti, ti dai consigli. È sintonizzarsi sulla stessa frequenza.

Senza fare spoiler, la serie lascia gli spettatori con il fiato sospeso e fa pensare a una terza stagione. Avremo il piacere di vederti ancora?
Non sappiamo se ci sarà una terza stagione. Ci sono dei rumors, ma non lo so come andrà a finire. Io penso di sì, perché loro ci tengono molto a questo progetto.
Però qualora si dovesse fare, sicuramente Enzo sta lì. Sta lì anche perché dalla serie si capisce che lui e Tony Hollywood (personaggio centrale della serie, l’antagonista per così dire, interpretato da Alessio Gallo) sono cresciuti insieme nella palestra. E quindi c’era un pensiero su fatto che loro due da grandi si potessero scontrare, quindi il bene e il male a Scampia, sempre dal punto di vista sportivo, non è che Enzo si mette a fare il Rambo della situazione (ride).
Però non è confermata. Speriamo di farla!

credit – gettyimages
Un’ultima domanda, hai progetti futuri al momento?
Sto girando La Preside, una serie Raiuno con Luisa Ranieri, nella quale lei interpreta Eugenia Carfora, la preside dell’IPC di Caivano che vuole sistemare e cambiare le sorti scolastiche e territoriali del luogo; quindi far ritornare i ragazzi a scuola, farli studiare, farli diplomare, riuscire a salvarne quanti più possibile.
Questa è un po’ la trama, è una storia vera tra l’altro, lei è tutt’ora ancora la preside dell’IPC di Caivano.
Grazie per essere stato con noi!
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