Borgo Parrini è il sogno di un uomo che cambia la geografia di un paese. Se la bellezza salverà il mondo non lo so, sicuramente salva i borghi abbandonati.
Un piccolo borgo abbandonato e fatiscente diventa, grazie all’impegno di un visionario, un luogo da fiaba visitato da migliaia di persone. L’uomo è Giuseppe Gaglio, un imprenditore appassionato d’arte. Il luogo è Borgo dei Parrini, una piccola frazione rurale situata all’interno del comune di Partinico (PA) in Sicilia.
Chi è Giuseppe Gaglio e perché si ispira al genio di Antoni Gaudì
L’ideatore della rinascita del borgo è Giuseppe Gaglio, imprenditore nel sociale e appassionato d’arte. Stanco di vedere la borgata, dove lui stesso aveva residenza, abbandonata e soprattutto diventata punto di discarica, decide di dargli nuova vita. Inizia a ristrutturare le case avute in eredità, mettendole in sicurezza e poi li colora e li impreziosisce con decorazioni in ceramica prendendo ispirazione dalla tecnica dell’architetto spagnolo Gaudí, il più importante esponente del Modernismo catalano.
Il materiale che utilizza è soprattutto materiale di recupero, lui stesso dice “io compongo frammenti di poco conto che insieme riprendono forma e vita sprigionando bellezza e speranza”
Perché si chiama Borgo dei Parrini
Sorto tra il ‘500 e il ‘600, Borgo Parrini si trova in quel rione già cosi denominato nelle mappe del catasto borbonico, a segnare la presenza dei Padri Gesuiti del Noviziato di Palermo (il termine Parrini, per la precisione che, nel dialetto siciliano, sta a indicare i preti) che acquistarono alcuni terreni in alcuni feudi nelle zone nord-orientali del territorio di Partinico.
All’inizio del diciottesimo secolo, per avere un maggior controllo sull’attività agricola dei coloni e dei contadini (coltivazione delle vigne e degli agrumi soprattutto), i Gesuiti fecero costruire una chiesa dedicata a Maria SS. del Rosario attorno al quale si sviluppò un vero e proprio villaggio, completo di magazzini, case per i coloni, torri e piccoli bagli e mulini.
Intorno alla metà del’800 divenne dormitorio per le maestranze impiegate nella cantina del principe francese Henri d’Orleans duca d’Aumale, giunto qui per produrre e commercializzare il Moscatello dello Zucco. Negli anni settanta il borgo fu completamente abbandonato e divenne un luogo di discarica. La bruttezza diventava residente e l’abbandono dei rifiuti lo rendeva un luogo di scarso valore.
In Sicilia ogni buio ha dentro di sé un anima di luce che vuole uscire fuori e questa luce l’ha liberata la creatività e il desiderio di bellezza di Giuseppe Gaglio.
Il borgo rinato sulla scia del modernismo catalano
Per far fronte all’abbandono che inevitabilmente colpì il piccolo borgo a metà degli anni ’70, Giuseppe Gaglio inventò un modo per ristrutturare alcune vecchie case ispirandosi allo stile dell’architetto spagnolo, massimo esponente del Modernismo catalano, Antoni Gaudí, ma soprattutto allo stile architettonico mediterraneo. Il tutto per riportare la tipica ospitalità siciliana e ridare colore e vitalità ad un pezzo d’Italia che non si può dimenticare.
La passione che ha spinto Giuseppe a fare uscire il bello da ciò che era brutto è servita da volano per spingere gli altri proprietari di case del borgo a ristrutturare e ridare vita nuova alle strutture. Ad oggi diverse case sono state rimesse a nuovo ed altre stanno iniziando, il borgo attualmente è un work in progress dove ogni volta che si ritorna c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere.
Cosa vedere nella piccola Barcellona palermitana
Le strutture museali sono suddivise in quattro case: la prima è l’ex chiesa dei Gesuiti, Maria Santissima del Rosario, adesso sconsacrata, dove al piano terra è situato il centro culturale.
Il primo piano, invece, è composto da 4 stanze: la stanza dedicata ai pupi siciliani e le tre stanze oniriche.
Le tre stanze oniriche rappresentano le tre fasi del sogno. La prima stanza, nello stile di Chagall, rappresenta la fase del sogno profondo chiamato REM. La seconda stanza, in stile Monet, rappresenta la fase del sonno leggero. La terza stanza, dallo stile originale, rappresenta la fase del risveglio, per questo è chiamata Stanza del Sole, situata in cucina in quanto per i siciliani è la stanza più allegra e solare della casa.
La seconda struttura, che funziona da punto d’informazione, è la palazzina del museo disposta su due livelli con un terrazzino belvedere. La terza e la quarta struttura museale sono rispettivamente le case invernali ed estive dei contadini, adornate con opere ďarte di artisti siciliani su progetto di Giuseppe Gaglio. Quest’ultimo è un edificio in stile anni ’50 con arredi antichi e varie opere d’arte tra cui un omaggio a Franco Battiato con il brano “La Cura”.
Dove mangiare a Borgo Parrini
All’interno del borgo, anche se piccolo, ci sono 3 ristoranti/pizzeria, una caffetteria all’aperto e un antico panificio “Zia Santa” dove potrete assaggiare il famoso “sfincione” (una pizza alta e soffice condita con sugo di cipolle, tra i tipici street food siciliani), e il “pane cunzato” (panino farcito con caciocavallo, pomodoro e origano) due specialità della Sicilia occidentale.
Come arrivare
La strada più semplice per arrivare al borgo si trova proprio all’uscita autostradale di Partinico, lungo la A29 Palermo-Trapani.
Maps: https://goo.gl/maps/bwasFaVrnW5CMwcF9