La Giornata Nazionale dello Sport, scandita da un fitto calendario di eventi che si svolgono, in lungo e in largo, in tutta Italia, è un momento concepito per ricordare l’importanza dell’attività fisica a 360 gradi. Non indugiamo, mettiamoci in moto e andiamo a conoscere da vicino questa iniziativa. Attraverso un particolare excursus, dall’ antichità ai giorni nostri, concluderemo con una “ciliegina sulla torta”, ovvero con la partecipazione di una delle più grandi personalità del mondo dello sport. Non vi anticipiamo nulla, restate incollati allo schermo!
La Giornata Nazionale dello Sport: nascita e significato
Divenuta ormai un appuntamento imperdibile, ogni anno, la prima domenica di giugno, la Giornata Nazionale dello Sport viene istituita mediante direttiva del 27 novembre 2003. Grazie all’impulso del CONI, supportato dall’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nonché mediante una sinergia con le organizzazioni e associazioni di settore, assessorati regionali allo sport ed enti locali, questa ricorrenza assume una veste ufficiale nel ribadire il ruolo fondamentale dell’attività fisica nello sviluppo psicofisico dell’individuo. Per conoscere tutte le iniziative previste nell’intero territorio nazionale, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale del CONI.
Benefici dello Sport
Se per ogni cosa esistono dei pro e dei contro, probabilmente lo Sport è uno dei rari ambiti in cui troviamo solo giovamento. A partire dalla palese importanza dell’attività motoria per il benessere generale dell’organismo, praticando le varie discipline sia a livello amatoriale che agonistico, otteniamo numerosi effetti benefici a nostro vantaggio.
Benessere generale dell’organismo
A livello fisico è un vero toccasana in quanto preserva la salute e migliora la nostra qualità di vita. Chi si allena regolarmente riduce il rischio di patologie metaboliche, cardiovascolari e neoplastiche. Oltre al considerevole aumento delle difese immunitarie, praticare attività sportive migliora anche esteticamente la forma fisica, riducendo la massa grassa e raggiungendo il cosiddetto equilibrio energetico. Sebbene sia opportuno calibrare su misura la disciplina e seguire i consigli di un medico, il moto non ha mai fatto male a nessuno!
Potente antistress
Dal punto di vista psichico e mentale, è ormai risaputo che fare sport libera le endorfine, ovvero gli “ormoni del benessere e del piacere“. Prodotti dall’ipofisi, questi neurotrasmettitori favoriscono la riduzione dei livelli generali di stress e possiedono note proprietà analgesiche. Inoltre, sono degli antidepressivi naturali capaci di regolare le attività nervose superiori e il sonno.
Ruolo pedagogico nello sviluppo sociale
Da non sottovalutare la funzione educativa e sociale che lo sport riveste per gli individui. Fin dalla tenera età, le regole che sono alla base di ogni disciplina hanno un fine pedagogico non di poco conto per gli adulti del prossimo futuro. Imparare che i successi si ottengono con costanza e sacrificio, che a volte anche dalle sconfitte si apprende equivale a creare una mentalità basata sui valori della correttezza, dell’accettazione dei propri limiti e delle responsabilità.
Promozione della socializzazione e condivisione di valori
Soprattutto gli sport di squadra sono l’occasione ideale per uscire dall’isolamento e cementare la socializzazione che, nell’era digitale, è andata via via diminuendo. L’attività vissuta con gli altri è un fattore importante nella crescita personale dei bambini che, attraverso il gioco, imparano a conoscere meglio se stessi e i compagni. Sentirsi parte di un gruppo, di un ingranaggio complesso in rapporto alla mera individualità, e il rispetto altrui gettano le basi per la nascita di rapporti interpersonali caratterizzati dalla condivisione di valori sani.
Uno stile di vita sano
Infine, ultima ma non meno importante, la creazione di una cultura dello sport, valorizzato e promosso in ogni sua sfaccettatura, è la chiave di volta per combattere anche il degrado nei quartieri, la delinquenza minorile e l’abbandono scolastico. Lo sport, dunque, non è una semplice forma di movimento, bensì costituisce un autentico stile di vita e ricco di valori da favorire.
Lo Sport nella Storia
Le prime forme di attività motoria sono antiche quanto l’uomo. La fisicità, la resistenza e la forza erano vitali per il sostentamento attraverso espressioni come la caccia, nella lotta per la sopravvivenza e nel confronto tra simili e animali, per la definizione delle gerarchie presso i popoli primitivi.
Tali caratteristiche assunsero, successivamente, una natura agonistica e sportiva propriamente detta nell’ambito di rituali religiosi. Risalgono addirittura al 9.000 a.C. delle incisioni rupestri che ritraggono le prime attività rudimentali come corsa e lanci di oggetti vari. Senza dubbio, coloro che diedero un ruolo di rilievo allo sport furono i Greci, inventori delle Olimpiadi, e i Romani che coniarono il motto “mens sana in corpore sano“.
I 5 sport più antichi al mondo…
- 5. Hockey: si presume con buone probabilità che l’hockey fosse praticato già presso l’antica Grecia, addirittura nel 600 a.C., anche se al posto del disco veniva utilizzata una sorta di palla e veniva chiamato shinty. Lo sport come lo conosciamo noi viene datato intorno al 1363 quando Edoardo III d’Inghilterra lo definisce hockey. Fu solo nel XIX secolo, con l’espansione coloniale dell’impero britannico, che la disciplina venne esportata in tutto il mondo.
- 4. Polo: nonostante questo sport moderno si sia diffuso in India -durante la dominazione britannica- con l’istituzione del primo club del 1833, le prime testimonianze documentate riportano al 316 d.C. in Asia Centrale. Pare che fosse lo sport preferito degli imperatori che si dilettavano in questo gioco di squadra a cavallo.
- 3. Lancio del giavellotto: il lancio dell’asta con estremità appuntite compare per la prima volta a pieno titolo durante le Olimpiadi del 708 a.C. La disciplina è ancora oggi presente nella categoria dell’atletica leggera.
- 2. Corsa: disciplina che nella storia dell’umanità, anche per ragioni dettate dallo stile di vita, è forse la più naturale e “necessaria”, oltre che più praticabile. Fin dalla notte dei tempi, gli uomini primitivi correvano per cacciare o per fuggire dai pericoli: in sostanza, si trattava di una questione di sopravvivenza. Tuttavia, ne troviamo traccia nelle prime Olimpiadi del 776 a.C. durante le quali vennero registrate come sport, assumendo una veste ufficiale.
- 1. Wrestling: in vetta al podio, troviamo la lotta libera, la forma di sport da combattimento più antica in assoluto. Alcune pitture rupestri raffigurate nelle grotte di Lescaux, in Francia, ne testimoniano l’esistenza addirittura nel Paleolitico. In realtà, rappresentazioni di lottatori risalenti a varie epoche sono state ritrovate un po’ in tutto il mondo. A tutt’oggi resta uno sport molto popolare.
…e lo Sport più amato dagli italiani e nel mondo
Senza bisogno di presentazioni o preamboli, sicuramente chiunque stia leggendo ha capito che lo sport più seguito in Italia, come nel mondo, è il calcio. Le sue origini affondano nel calcio storico fiorentino in costume, di rinascimentale memoria, che per certi versi prevedeva l’uso di più parti del corpo come nel caso dei suoi antenati greci e romani. Tali tratti caratteristici accomunano questo antesignano del calcio moderno al rugby, alla lotta libera e, persino, al pugilato.
Per arrivare allo sport che conosciamo oggi, bisognerà attendere la prima metà del XIX secolo, ovvero quando presso il Trinity College di Cambridge venne redatto il primo regolamento conosciuto come “Regole di Cambridge”. Nel 1857 nacque lo Sheffield Football Club, prima squadra di calcio in assoluto nella storia, mentre nel 1863 a Londra venne istituita la prima federazione di calcio a livello nazionale. Diffusosi in ogni parte del globo, ad oggi, conta ben 211 Federazioni nazionali facenti capo alla FIFA e presenti in ogni continente, Antartide escluso naturalmente.
La Giornata Nazionale dello Sport con Carolina Morace
Carolina, impareggiabile attaccante
Come testimonial della Giornata Nazionale dello Sport, abbiamo voluto scegliere una grande campionessa mondiale che ha portato alto il tricolore nella sua brillante carriera. Nonostante la sua umiltà, che scorgerete a breve nelle sue stesse parole, vogliamo fare un breve excursus del suo incredibile percorso. Veneziana di nascita, Carolina Morace è uno dei simboli nazionali del calcio e dello sport nel nostro Paese.
Esordisce giovanissima e, nonostante prematuramente abbia deciso di ritirarsi e rivestire i panni di allenatrice, l’attaccante vanta al suo attivo un palmares di tutto rispetto:
- 12 campionati italiani vinti
- 500 goal realizzati
- 2 Coppe Italia conquistate
- 1 Supercoppa italiana
- 12 volte capocannoniere in serie A (di cui ben 11 consecutive)
- 150 presenze in nazionale
- 105 reti con la maglia azzurra (2° miglior marcatrice italiana con soli 5 goal in meno di Patrizia Panico)
Allenatrice e FIFA Ambassador
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, la Morace ha diretto la panchina della Lazio Femminile nel 1998 e l’anno successivo la Viterbese, nel campionato di serie C1, è la prima donna ad allenare una squadra maschile a livello professionistico. Dal 2000 al 2005, assume il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale femminile italiana e, contemporaneamente, le viene affidata la responsabilità della rappresentativa azzurra Under 18.
Successivamente, alla guida della nazionale femminile canadese, dal 2009 al 2011, si aggiudica la CONCACAF Women’s Gold Cup nel 2010. Sul panorama internazionale non si è fatta mancare proprio nulla, approdando come allenatrice persino a Trinidad e Tobago dal 2016 al 2018. Nello stesso anno, prende le redini della sezione femminile dell’A.C. Milan che le viene affidata appena nata. Campionessa nello sport, ma soprattutto nella vita, è tra gli Ambasciatori FIFA grazie al suo costante impegno nel sociale.
La parola a Carolina…
Innanzitutto, un grazie INfinito per la Sua disponibilità Carolina Morace. È un onore per me, e per l’intera redazione INitaly, avere un’occasione unica di interfacciarsi con una personalità del suo spessore. Non Le voglio rubare tempo, fischio di inizio e partiamo!
1) La prima domanda che mi viene in mente nasce dalla curiosità, che proverbialmente è Donna, di conoscere come si è avvicinata per la prima volta allo sport e, in particolare, al mondo del calcio?
Io mi sono avvicinata al mondo del calcio perché, essendo figlia di un ufficiale della Marina, a Venezia vivevo in un posto dove erano presenti diverse strutture sportive, compreso il campo di calcio a 11 e il campo di calcio piccolo. Quindi, ho iniziato con mio padre e i miei fratelli proprio lì dove abitavo.
2) Come è stata accolta la Sua decisione di puntare su una carriera calcistica e di fare del pallone la Sua vita? Mi riferisco soprattutto alle persone care ai genitori, amici… è stata supportata e incoraggiata oppure ha trovato in loro il primo ostacolo?
In realtà, non c’è mai stata nessuna decisione in merito al fatto che il calcio sarebbe stata la mia carriera e la mia vita. Io ho sempre giocato, era una cosa che mi faceva piacere e che mi divertiva. Non ho mai ricevuto impedimenti o contrasti da parte dei miei genitori. L’unica cosa che contava per mia madre era che io continuassi con gli studi. Non ho mai avuto problemi da parte loro: anzi, mio padre mi ha sempre seguito.
3) Per arrivare a certi livelli, come quelli da Lei brillantemente raggiunti, in ogni campo c’è bisogno di impegno, perseveranza e sacrificio. Quali sono le caratteristiche che la dipingono meglio Carolina. Mi spiego meglio Se dovesse attribuire il suo successo a tre suoi tratti personali, in ordine di importanza, quali metterebbe sul “podio”?
Credo, senza alcun dubbio, umiltà, passione e sacrificio.
4) Quali sono rispettivamente, il momento più bello e quello più brutto della sua carriera di calciatrice professionista/allenatrice?
Il ricordo più bello come giocatrice probabilmente i 4 goal che ho segnato a Wembley, mentre come allenatrice, il primo posto conquistato con la nazionale femminile canadese nella CONCACAF nel 2010 ai danni degli Stati Uniti. Il momento più brutto, probabilmente, l’esperienza in serie A con la Lazio.
5) In una società complessa come quella odierna, in cui i giovani sono un po’ confusi ed i modelli proposti non sempre sono quelli “canonicamente” considerati sani, cosa consiglierebbe a chi intende approcciarsi al mondo dello sport? Anche Lei, come me, pensa che pensa che la Passione è ancora in grado di salvarci e di migliorare le nostre vite?
Secondo me non va dato un consiglio a chi si approccia al mondo dello sport. Secondo me, la nostra società dovrebbe fare qualcosa in più per quanto riguarda la partecipazione delle persone allo sport, che è uno stile di vita. Dovrebbe cominciare, però, con la ristrutturazione di tutte le strutture sportive che sono fatiscenti in Italia, e sono tante, e dovrebbe provvedere alla creazione di altre strutture. Soprattutto sarebbe auspicabile un’educazione sportiva diversa nelle scuole e, poiché lo sport è delegato alle società sportive – e non alle scuole dove non è possibile fare sport dal momento che mancano anche le palestre- credo che andrebbero aiutate di più le società dilettantistiche.
Grazie Carolina, buona Giornata Nazionale dello Sport a Lei a i nostri lettori!
Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare. Esso ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono. Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione.
Nelson Mandela
Photo credits: coni.it – Lo Stadio dei Marmi, Foro Italico (Roma)