Giada Filippetti Della Rocca, tra le 100 donne più influenti elette da Forbes, è una giovane imprenditrice nel mondo del turismo Luxury.
Giada, non è solo una donna talentuosa e carismatica, ma è anche un esempio per i tanti giovani che decidono di fare impresa in Italia, più precisamente al sud Italia, perchè Giada, bolognese di nascita, ha scelto la meravigliosa Napoli per avviare e consolidare la sua attività – Élite Villas.
L’abbiamo intervistata per capire chi è Giada Filippetti della Rocca, cosa è Élite Villas, e soprattutto la sua idea di imprenditoria giovanile e femminile.
Ciao Giada, la prima che vogliamo farti è: Chi è Giada Filippetti della Rocca?
«Quello che più mi contraddistingue è il fatto che sono una persona super determinata in tutto quello che faccio, che sia il lavoro, l’attività politica o il volontariato. Se dovessi descrivermi con un aggettivo quello è: determinazione. Sono una persona che guarda tanto alla creatività. Credo che in qualunque ambito che sia il lavoro o la vita privata, è importante avere sempre un’idea innovativa, avere sempre qualcosa di diverso dagli altri, metterci sempre del proprio.
Sono crescita nell’arte perchè mia mamma è un’attrice di teatro e mio padre è un regista, quindi ho avuto la fortuna di affiancare un percorso classico, come quello degli studi, anche proprio un mondo che era un po’ diverso da quello degli altri, che era quello dell’arte. Questo, forse, mi ha segnato molto e lo porto dentro a tutti i progetti che faccio, sia lavorativo che non, perchè per me è importante dare un carattere distintivo a tutto quello che faccio.
Poi come persona sono molto aperta, perchè ho vissuto in tanti posti diversi e mi piace molto conoscere persone nuove, anche i miei clienti che sono in tutto il mondo, stabilire dei rapporti. Questo me lo porto indietro dagli anni che ho fatto fuori, sia per studio che come lavoro.»
Ci racconti anche di Élite Villas?
«Élite Villas ha rappresentato il mio sogno. Io mi sono licenziata quando avevo 24 anni dal mio lavoro per creare una società mia. Il mio sogno era di fare quello che faccio oggi, quindi per me è tutto.
Élite Villas è un progetto che è partito con un socio, e quest’anno ho rilevato al cento per cento la società, quindi quest’anno è un anno molto importante per me, perchè ho deciso di fare questo passo molto importante e difficile, dato che sono l’unica proprietaria della società, e questa è una cosa che soprattutto al sud implica anche tanti ostacoli, perchè essere uomo o una donna in tante situazioni è visto in un modo, mentre essere una ragazza di 31 anni, da sola al comando, è una cosa molto complicata.
Però sono molto contenta di averlo fatto perchè sto strutturando un team di giovani. Un’altra delle cose che contraddistingue la mia società è che abbiamo un team quasi tutto femminile, quasi tutti under 30. Infatti, quasi tutte le ragazze che lavorano con me, sono tutte ragazze che hanno già fatto esperienza in altre parti d’Italia, ma che avevano il desiderio di ritornare a Napoli, ma non trovavano una realtà che potesse puntare su di loro e dargli anche una prospettiva di crescita.
Mi piace molto il fatto che Élite Villas sia un progetto che dà anche ai ragazzi che vogliono tornare a Napoli una prospettiva di crescita e che sia comunque una start-up innovativa.»
Tu sei bolognese di nascita, ti sei trasferita a Milano ed ora hai un’attività a Napoli. È stato difficile incrementare la tua attività al sud Italia? Credi che se avessi lavorato al nord e aperto il tuo business a Milano, saresti stata più agevolata?
«In realtà, tra la mia venuta a Napoli e Milano, ci sono state tante altre tappe perchè ho vissuto anche all’estero, ho vissuto a Londra, a New York, a Roma, ho girato tanto.
Napoli però è stato il punto che più mi ha dato una prospettiva. Io ho sempre lavorato nel turismo e ho visto che a Napoli c’è tanto da sviluppare e c’erano tante possibilità di creare progetti nuovi, perchè c’era anche meno competizione per quanto riguarda il mio settore, perchè era più improntato sugli Hotel, mentre su quello che erano gli affitti brevi c’era veramente un mondo. È stato difficile all’inizio creare un progetto e farlo comprendere, ma una volta che si è stabilizzato, a Napoli è anche più semplice riuscire a crescere nel settore rispetto che altri luoghi dove c’è molta più competizione.»
È stato difficile aprire un’attività in Italia?
«Si. Io penso che il sistema italiano al giorno d’oggi sia molto complicato per giovani imprenditori, perchè mancano proprio le basi. Io ho studiato e fatto l’università, ma nessuno ti insegna a fare l’imprenditore, come aprire una società, quali sono le responsabilità che devi avere. Ti trovi molto spaesato e devi avere tanta forza di volontà per non mollare e soprattutto, economicamente, se si volesse guardare all’aiuto e all’incentivo è molto dura.
Conoscendo altre aziende, come la mia, in altre parti del mondo o anche solo in Europa, è tutto più semplice, dal capitale sociale che bisogna versare, agli adempimenti per creare una società, alle figure che servono per mantenerla (commercialista, notaio ecc), è più semplice all’estero.»
È difficile essere un’imprenditrice donna?
«Io non mi sento inferiore agli uomini, ma mi sono resa conto in diverse situazioni che essere donna è stato valutato come uno svantaggio ed ho fatto più fatica a farmi prendere sul serio rispetto al mio omologo uomo. Questo lo vedo tanto, quando avevo un socio uomo c’era una tranquillità per gli altri a sapere che c’era un uomo accanto a me.
Non ti nego che quando ho deciso di rilevare la società ha pesato per me questa decisione perchè pensavo “non ho più un uomo vicino”. Pensavo fosse una decisione sbagliata. Questo è proprio un retaggio culturale che ancora oggi vedo tanto, e in alcune situazioni, in discussioni in cui si può avere una visione diversa dal proprio interlocutori, sono state usate parole “cattive” per attaccarmi che avevano sempre a che fare con il fatto che fossi donna. Non erano cose dette sul fatto che non fossi preparata o su quello che facevo, ma sempre sulla sfera femminile. Questo mi ha fatto capire che c’è ancora tanto pregiudizio e c’è ancora tanto da fare.»
Cosa dovrebbe fare l’Italia per promuovere sia l’imprenditoria giovanile che femminile?
«Per l’imprenditoria giovanile si dovrebbe partire dall’istruzione. C’è bisogno di raccontare, anche partendo da corsi specifici, cosa significa il percorso imprenditoriale.
A livello legislativo si dovrebbe semplificare tanto l’accesso all’imprenditoria per i giovani. Non basta fare la SRL semplificata, che nascono per questo, ma si potrebbe fare una strutturazione di una società volta ai giovani che rinunciano al lavoro sicuro. C’è bisogno di dare una sicurezza in più e una guida in più, che spesso manca perchè non tutti si possono permettere di avere consulenti di un certo livello, di commercialisti che ti seguono. Bisognerebbe dare anche un bonus a imprenditori giovani per pagare questi servizi, un incentivo per avere un pacchetto di consulenze base per inserirsi nel mercato.
Per quanto riguarda il lato femminile, questo è un discorso diverso perchè si va proprio nell’educazione civica e nella sfera sociale. E’ un problema radicato anche se si sta un po’ stabilizzando, perchè negli ultimi anni il lavoro femminile si sta espandendo e c’è una maggiore attenzione al ruolo della donna all’interno del contesto lavorativo che non siano solo le banali quote rosa.
Devo dirti che, rispetto al nord e all’estero, vedo che in Campania c’è un passo indietro. Faccio fatica a trovare donne in Campania che ritengano di potersi mettersi in gioco perchè si sentono svantaggiate nell’avere una famiglia e ricoprire un ruolo che sentono di dover ricoprire a livello di donne.»
Sei stata eletta da Forbes come una delle 100 donne più influenti in Italia da Forbes. Questo è un traguardo o un punto di partenza?
«Questa è stata una sorpresa bellissima. Era tra i miei sogni e tra i miei obiettivi, perchè mi ha fatto pensare che tutto il lavoro che faccio, anche se a volte sembra che nessuno si accorga di tutta l’energia che metto nelle cose, tutta la passione e gli sforzi che faccio, finalmente è stato visto da qualcuno che non è banalmente il mio compagno, la mia famiglia o le mie amiche.
E’ stato bello sentirsi vista, sentirsi riconosciuta, e che mi ha dato la forza per continuare su questa strada.»
Un consiglio che senti di dare alle donne, ai ragazzi che vogliono avviare un progetto imprenditoriale in Italia?
«Ogni volta che delle amiche o delle ragazze più giovani mi chiedono un consiglio, io dico sempre di non riflettere e pensare troppo. Se io avessi riflettuto un po’ di più, molto probabilmente non mi sarei buttata in questo ambito. Buttarsi è proprio quello che fa la differenza tra una persona che ce la fa e una persona che non ce la fa.
Io, ad esempio, quando ho aperto una società avevo mille “ma” e “se”. Non ero di Napoli, non avevo una famiglia quì che potesse coprirmi le spalle, non ero riconosciuta, non avevo un network di persone che potevano aprirmi le loro case. Se io potevo guarda chi poteva fare questo lavoro meglio di me, era pieno di persone.
Invece ho creduto che io potessi farlo meglio degli altri, perchè mi sentivo molto sicura dei miei obiettivi ed ho rischiato. Se dovevo guardare alla sicurezza, ero molto sicura nel mio lavoro precedente. Avevo un contratto a tempo indeterminato, una stabilità, ma non mi sentivo felice.
Lo step di provarci e buttarmi, era tutta la mia convinzione. Quello che faccio è determinante e fa la differenza poi tra chi va avanti e chi invece si ferma. Uscire dalla comfort zone è il consiglio più grande che posso dare. Ogni volta che esco dalla Comfort Zone ho un attimo di gelo, ma poi non me ne pento mai.»
Di solito chi nasce a Napoli o è di famiglie originarie di Napoli, vede la città come una città bellissima. Tu che non sei nata qui, cosa pensi di Napoli veramente?
«Napoli è unica. Io ho vissuto a New York, a Londra, a Roma, ma quello che ho trovato a Napoli è un’anima della città che non ho mai trovato in altri posti. Qui tutto ha un anima, tutto ha una radice profonda, una storia, c’è una cultura diversa da tutto il resto del mondo. Questo mi ha fatto scegliere Napoli, me l’ha fatta scegliere come città dove vivere ed avere una famiglia in futuro, perchè le persone che ho incontrato nel mio cammino sono state tutte accoglienti, tutte familiari. Cosa che nel resto nel mondo non c’è.
La città offre tantissimo, nel senso che in un attimo sei mondi diversi. Esco di casa e posso prendere un aliscafo, mezz’ora e sono a Capri. Posso anche arrivare a Sorrento che è ancora diverso, in costiera anche. Posso andare nel centro storico e vivere tutto un’altro tipo di atmosfera. Napoli è un mondo da scoprire e a me non annoia mai, perchè c’è sempre qualcosa da vedere che ti lascia a bocca aperta.»
Ultima domanda, ci puoi raccontare un aneddoto sulla tua attività imprenditoriale?
«Ce ne sono tante di cose. Una delle cose che mi ha più colpito è stata questa: oltre alle ville, offro anche altri servizi come lo chef, la barca, l’autista. Tutte cose del mondo del lusso di un certo tipo. Una volta, un mio cliente molto importante, che aveva preso una villa meravigliosa e vari servizi spendendo davvero tanto, mi chiede: “Io per questo giorno non vorrei uno chef, vorrei una nonna. Una vera nonna napoletana che viene a cucinarmi il pranzo della domenica.”.
Ho dovuto trovare questa nonna disposta, che non parlava inglese, ad andare a cucinare in villa per questo cliente. Questo mi ha fatto riflettere che noi in Italia, le cose che sono normali, per una persona dall’altro lato del mondo sono cose straordinarie. Banalmente, la nonna tutti ce l’abbiamo, tutti diamo per scontato il pranzo della domenica, invece una persona che può avere tutto perchè è milionario, può avere a disposizione il miglior cuoco, decide che vuole vivere un’esperienza autentica. È stato molto divertente.»
Per seguire Giada Filippetti della Rocca: https://www.instagram.com/giadafilippetti_/
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