Tra i luoghi più famosi del secondo scontro mondiale, l’area di Aprilia e del litorale pontino rappresentano una testimonianza preziosa di una delle pagine più crude della storia. Un tour che riporta indietro di circa 80 anni, in uno scenario bellico segnato da morte e distruzione.
Lo Sbarco di Anzio e Nettuno: la fine della Seconda guerra mondiale
Anche se erroneamente messo in ombra dal tanto decantato Sbarco in Normandia, quello di Anzio e Nettuno riveste anch’esso un ruolo fondamentale nella risoluzione della Seconda guerra mondiale. La costa pontina fu il teatro di cruenti scontri che si protrassero per 134 giorni, ovvero dal 22 gennaio 1944 al 4 giugno 1944, data storica dell’entrata trionfale nella Roma liberata dal nazifascismo.
La Battaglia di Aprilia
Anzi, a voler essere precisi, l’approdo delle truppe alleate sul litorale laziale segnò inesorabilmente l’epilogo del sanguinoso conflitto il cui bilancio, in termini di vite umane, fu una carneficina. La sola Battaglia di Aprilia, infatti, provocò circa 12.000 morti e oltre 65.000 feriti. Tra le vittime, che comprendevano sia militari che civili, viene ricordato Eric Fletcher Waters, padre del famoso bassista e fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters.
Operazione Fischfang: 16-20 febbraio 1944
Sottotenente dell’8° Royal Fusiliers, esattamente della 167th Brigade- 56th British Infantry Division, Eric Fletcher Waters morì durante i combattimenti nei pressi del Fosso della Moletta il 18 febbraio 1944. Facciamo un passo indietro. Il Feldmaresciallo Kesserling pianificò la più grande offensiva contro gli Alleati angloamericani, con l’intento di stabilizzare e annientare l’intera testa di sbarco. L’operazione, programmata per il 16 febbraio, era denominata Fischfang (lett. Cattura del pesce) e mirava a rispingere verso il mare le truppe alleate.
Il massacro in cifre
L attacco venne sferrato a partire delle ore 6:00 del mattino del 16 febbraio 1944, quando l’artiglieria tedesca aprì il fuoco verso la via Anziate presidiata per lo più dalla 45th Infantry Division. In appena 30minuti, i tedeschi lanciarono circa 6.500 granate. Gli Alleati risposero con artiglieria terrestre e navale per almeno 2 ore. Pesanti furono anche i bombardamenti aerei: basti pensare che solo nella giornata del 17 febbraio, vennero sganciate 972 tonnellate di bombe da ben 813 bombardieri alleati.
Eric Fletcher Waters
In realtà, il sottotenente Waters, appena trentenne, risultò disperso. Il suo corpo non venne mai trovato e mai restituito alla famiglia. Il piccolo Roger aveva solamente 5 mesi quando sua madre ricevette una lettera dal re Giorgio VI che annunciava la morte del padre. Questo tragico evento, che segnò profondamente il musicista, fu motivo di ispirazione ed è il leitmotiv di alcune sue canzoni. L’album The final cut è dedicato alla figura di un padre mai conosciuto ma, in generale a tutti gli eroi caduti per la libertà. È un inno di denuncia contro la barbarie e l’orrore della guerra.
Un monumento alla pace e in memoria dei dispersi
Come attestano dei documenti recenti, il luogo morte di Waters risulta coincidere con la zona dei Fossi di Aprilia. Erroneamente, invece, venne deposta una lapide in suo nome nel cimitero del Commonwealth Britannico di Montecassino.
A circa metà strada tra le Grotte di Aprilia e la Tenuta Calissoni-Bulgari, si erge il Monumento in sua memoria. Inaugurato il 17 febbraio 2014 durante una cerimonia privata cui prese parte anche il cantante, il memoriale è simbolo delle migliaia di soldati dispersi durante gli aspri eventi bellici tra Alleati e le Forze Armate tedesche. Durante la Campagna d’Italia, vi furono oltre 4000 dispersi tra le fila alleate, impegnati in un’incessante e strenua lotta.
Simbolo della pace e luogo di riflessione
In questo luogo, dove in una sagoma circolare ospita al centro un ulivo, regna il silenzio più assoluto: è un monito che esorta l’umanità a fermarsi e riflettere davanti alla nefandezza della guerra. L’ulivo, nella sua umile bellezza, rappresenta la pace, la rigenerazione e l’auspicio di un futuro senza più orrori e violenza. Non si tratta, come si potrebbe pensare di un monumento celebrativo imponente e solenne come potremmo essere portati a credere. È un mero e modesto emblema che sottolinea l’assurdità di una delle pagine più terribili della nostra storia.
Dalla distruzione alla rinascita
Nella piccola porzione compresa tra Anzio e Aprilia, come sempre accade in ogni guerra, i combattimenti non registrarono né vincitori né vinti. Impressionante il costo umano complessivo, con un numero elevatissimo fra caduti, dispersi e mutilati. Ancora oggi nell’area della Tenuta Calissoni-Bulgari, che si estende su 60 ettari di terreno destinati ad uliveto, è possibile trovare reperti bellici tra cui bombe, proiettili, armi e munizioni varie, gavette, piastrine recanti i nomi dei soldati, scatolette di cibo e oggetti vari necessari ai soldati di entrambi gli schieramenti.
Oggigiorno, quel luogo un tempo foriero di morte e devastazione, è una zona fertile dove i circa 12 mila alberi di ulivo danno vita ad un ottimo olio. A pochi metri di distanza tra le due fazioni, i colpi volavano nei profondi fossati che circondano quella che è considerata la perla dell’area rurale di Aprilia.