Siracusa, oltre ad essere famosa per l’architettura barocca, per il teatro greco e la bellezza delle zone costiere, ha anche un altro primato, è un luogo unico dove, a parte le rive del Nilo in Egitto, prospera in abbondanza il papiro.
Dove cresce il papiro
Due sono le zone dove cresce rigoglioso: il fiume Ciane e la Fonte Aretusa.
La Riserva naturale orientata Fiume Ciane, il cui alveo è in parte naturale e in parte artificiale. Ciane è un termine che proviene dalla lingua greca, specificamente da “cyanos” (κυανός), che si traduce come “verde-azzurro”. Questa parola è stata scelta per richiamare il colore distintivo delle acque e del papiro presenti in queste zone.
Gabriele D’Annunzio lo descrisse così:
«Io fui Cyane azzurra come l’aria.
L’acqua sorgiva mi restò negli occhi;
la lenta corrente mi levigò.»
Il fiume Ciane e la leggenda
Il fiume Ciane e il fiume Anapo sono intrecciati da una storia leggendaria che si collega al mito di Persefone e al suo rapimento da parte di Ade.
La leggenda narra che fu la ninfa Ciane a opporsi al rapimento di Persefone, aggrappandosi disperatamente al carro di Ade. Ma il dio, infuriato, la colpì con il suo scettro, trasformandola in due sorgenti dalle acque di un turchino intenso. Il giovane Anapo, innamorato della ninfa, vide la sua amata liquefarsi e decise di trasformarsi a sua volta nel fiume che ancora oggi, al termine del suo percorso, si unisce al fiume Ciane, per poi riversarsi nel Porto Grande.
Leggenda, mito e particolarità rendono questa parte della Sicilia una meta dalla forte attrattiva.
La Fonte Aretusa e la leggenda
L’altro luogo in cui il papiro cresce spontaneamente rigoglioso è nell’incantevole Fonte Aretusa, chiamata dai siracusani “a funtana re papiri” (la fontana dei papiri)
Anche questo luogo ha il suo mito, secondo l’antica leggenda, il dio Alfeo si innamorò di Aretusa spiandola mentre faceva il bagno nuda.
Aretusa però, fuggì dalle sue attenzioni, scappando sull’isola di Ortigia a Siracusa, chiedendo soccorso alla dea Artemide che la tramutò in una fonte.
Zeus commosso dal dolore di Alfeo, lo mutò in fiume a sua volta, permettendogli così, dal Peloponneso, in Grecia, di percorrere tutto il Mar Ionio per unirsi all’amata fonte.
L’origine del papiro a Siracusa, tra scienza e mistero
L’origine di questa vegetazione è incerta, infatti ha creato un vivace dibattito tra botanici e studiosi. Alcuni sostengono che sia stato importato da Tolomeo D’Egitto, altre voci dicono dagli arabi, altri ancora pensano che sia autoctono. Sta di fatto che le prime testimonianze risalgono al 1674, dove è emerso che il papiro era presente in molte aree in Sicilia, ed è scomparso per vari motivi, quasi tutti riconducibili alle opere di bonifica.
Un indizio sulla sua origine potrebbe essere dato dallo studio linguistico che evidenzia come nessun nome dialettale usato per chiamare il papiro abbia origini arabe, piuttosto ha un’assonanza con la lingua tardo-egizia.
Il papiro ha avuto un ruolo importante a Siracusa.
Inizialmente, il papiro, presente nella zona veniva utilizzato dai pescatori di Siracusa per intrecciare corde e dai contadini per legare i covoni. Tuttavia, a partire dal XVIII secolo, si scoprì che il papiro poteva essere utilizzato anche per la produzione di carta. Il merito di questa scoperta va probabilmente attribuito a Saverio Landolina, che, seguendo le descrizioni di Plinio il Vecchio nell’opera “Naturalis Historia“, riuscì a fabbricare i primi fogli di papiro. Questo successo iniziale spinse molte famiglie a dedicarsi all’attività della produzione di carta da papiro, che divenne un simbolo distintivo della città di Siracusa, conferendole prestigio e notorietà a livello internazionale.
Così come in Egitto, anche a Siracusa l’uso del papiro come strumento di supporto per la scrittura è stato fondamentale per lo sviluppo economico e culturale della città. Questa simbiosi tra la città di Siracusa e l’Egitto ha creato un forte legame, ne è un esempio il Museo del Papiro.
Il museo del Papiro Corrado Basile
La visita a questo museo unico è un vero e proprio viaggio nella storia del papiro, sia nel tempo che nello spazio. La collezione comprende papiri egiziani che risalgono dal XV secolo a.C. all’VIII secolo d.C. Di particolare rilevanza, sono stati recentemente esposti al pubblico tre frammenti di un rotolo di papiro appartenente a uno dei più antichi testi funerari egizi ancora esistenti, noto come il “Libro dei Morti”. Altre parti di questo prezioso testo sono conservate in diversi musei e collezioni sparsi per il mondo, inclusa quella del Museo Egizio del Cairo.
L’esposizione dei frammenti del Libro dei Morti è parte integrante del progetto “Sicilia-Egitto”, un’alleanza tra il Museo del Papiro e il Museo Egizio del Cairo, finalizzata alla ricerca e alla valorizzazione delle testimonianze sul papiro che uniscono i due territori sin dall’antichità.
Come in tutte le più belle storie la natura, l’arte e la leggenda creano forte curiosità, se volete approfondire quella del papiro, in Sicilia, non vi resta che raggiungere questa perla del Mediterraneo e godervi lo spettacolo.