In occasione del 150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni, che ricorre il 22 maggio, partiamo alla volta dei posti descritti nei Promessi Sposi, uno dei capolavori della letteratura italiana conosciuti e studiati in tutto il mondo. Un tour emozionante per rivivere da protagonisti le vicende dei due giovani innamorati, Renzo e Lucia, solcando gli scenari del romanzo storico tra i più amati.
Alessandro Manzoni: figlio delle idee illuministiche e romantiche
Nonostante il Manzoni venga unanimemente considerato uno degli esponenti più autorevoli del Romanticismo italiano, la sua personalità e le sue opere non possono essere rigidamente collocate nei limiti di schemi o etichette prestabilite. Non bisogna dimenticare che, lo scrittore milanese, prolifico nella sua attività letteraria, ha assorbito fin dalla tenera età l’influenza di ambienti culturali di altissimo livello sia in Italia che all’estero. A iniziare dalla figura del nonno materno, Cesare Beccaria, grande illuminista e autore del famoso trattato Dei delitti e delle pene.
Probabilmente, Alessandro Manzoni fu il frutto di una relazione extraconiugale tra sua madre, Giulia Beccaria, e Giovanni Verri, fratello degli illuministi Pietro e Alessandro. Fu il conte Pietro Manzoni a dargli il cognome e a crescerlo in un contesto poco familiare poco sereno che fu segnato dalla separazione e dal trasferimento a Parigi con il nuovo compagno della Beccaria, il conte Carlo Imbonati.
Al di là di questi brevi cenni biografici per contestualizzare il Manzoni, è evidente la sua concezione romantica dell’arte, supportata da una profonda ed intima fede cristiana. Egli rappresenta un’originalissima sintesi di idee, dove illuminismo e romanticismo si fondono in un risultato che poco si presta ad una convenzionale classificazione.
I Promessi Sposi il suo capolavoro senza tempo
La scelta di un genere “audace”
In assoluto il più letto e studiato tra i romanzi in lingua italiana, i Promessi Sposi iniziano a vedere la luce nel 1821 quando Alessandro Manzoni, con non poco coraggio, opta per un genere poco apprezzato dal pubblico. Ritenuto erroneamente adatto agli ignoranti, poco edificante per i giovani suscettibili di una possibile influenza negativa per via della descrizione appassionata e vivace del mondo. Incurante dell’arretratezza culturale, si cimenta con un genere nuovo, privo di regole, in cui l’autore si esprime liberamente nella sua fedele riproduzione della realtà e della quotidianità.
La letteratura alla portata di tutti
Si rivolge a una cerchia di lettori più ampia, facendo ricorso a un linguaggio più semplice, comprensibile a una cultura medio-bassa. Introduce notizie di natura storica, con chiari riferimenti a temi politici e morali, favorendo un clima di impegno civile. Concezione, questa, retaggio dell’Illuminismo che vede nella letteratura uno strumento con fini pedagogici. Ribalta completamente la prospettiva: in primo piano ci sono gli oppressi, gli umili che sopportano il pesante giogo dell’ingiustizia.
La genesi del romanzo storico
Il componimento narrativo, dunque, è pioniere nel genere del romanzo moderno dove indagine psicologica, fantasia, eventi realmente accaduti e riflessioni si fondono per creare un racconto unico ed irripetibile. Quanto alla ricostruzione storica, Il Manzoni, si affidò a fonti ufficiali da cui trasse notevoli spunti.
Ne I Promessi Sposi, numerose sono le vicende e i personaggi rievocati: la dominazione spagnola, le nozze contrastate di due giovani, la conversione del crudele Bernardino Visconti (o l’Innominato) nel 1615 a seguito dell’incontro con il cardinale Federigo Borromeo, la carestia e i disordini a Milano nel 1628, il passaggio dei Lanzichenecchi diretti a Mantova, la guerra tra francesi e spagnoli per la conquista di Mantova e del Monferrato, l’epidemia di peste del 1630 a Milano e nel resto d’Italia. E ancora, la storia di Marianna de Leyda e della sua monacazione coatta (Monaca di Monza, alias Gertrude), Padre Cristoforo che viene associato, per certi versi, al nobile dalla giovinezza turbolenta, Lodovico Picernardi di Cremona che divenne frate.
L’incipit dei Promessi Sposi: la descrizione minuziosa del paesaggio
“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutte a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune…”
La descrizione precisa dei paesaggi, qui, non si limita a fornire una semplice collocazione geografica dei luoghi che fanno da sfondo agli eventi, bensì assume la funzione di trasmettere lo stato d’animo dei personaggi. Sembra quasi di assistere a delle riprese cinematografiche in cui il regista impone alla narrazione un movimento che parte dall’alto su paesaggi riconoscibili, familiari alla giovinezza del Manzoni. Gli occhi seguono il fiume, la vista spazia sui monti per poi spostarsi fino alle mura di Milano. Liberate la mente e lasciatevi trasportare dall’immaginazione per un suggestivo tour sulle orme de I Promessi Sposi.
Il protagonista indiscusso dei Promessi Sposi: il Lago di Como
Senza alcuna ombra di dubbio, i paesaggi del Lago di Como, descritti fin dal primo capitolo del romanzo, sono in buona parte la struttura portante su cui si vanno ad inserire tutti gli episodi della complessa trama narrata. Numerosi i comuni e borghi che vi si affacciano e che prendono vita attraverso le parole di Alessandro Manzoni. Tuttavia, non ci limiteremo alla provincia di Lecco, bensì ad altre località lombarde che, per forza di cose rientrano a pieno titolo nella costruzione e nello sviluppo dell’opera o nella vita dell’autore.
Il borgo di Pescarenico
Situato sulla riva sinistra del fiume Adda e incastonato nelle montagne, il borgo deve il nome al diritto concesso alle famiglie della zona di pescare e trarre sostentamento da questa attività. Nel capitolo IV de I Promessi Sposi viene menzionato esplicitamente:
“È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. (…) “
A Pescarenico vengono collocati dal Manzoni il Covento dei Cappuccini dove vive Fra’ Cristoforo, i cui resti sono oggi inglobati nella Chiesa dei SS. Materno e Lucia in Piazza Fra’ Cristoforo, nonché è il paese di Renzo e Lucia. Il piccolo paesino conserva ancora oggi il suo fascino antico e genuino del tipico villaggio di pescatori, in un’atmosfera suggestiva caratterizzata da calma e pace. Dal nucleo principale, la centralissima Piazza Era, si dipanano pittoreschi vicoli.
La Rocca di Vercurago
Già dall’inizio del romanzo, vengono descritti i paesaggi del fiume Adda e del lago di Garlate sui quali il piccolo comune in provincia di Lecco si affaccia. Altrimenti nota come il Castello dell’Innominato, la fortificazione di epoca medievale, risalente al XIII secolo, si erge a 420 metri su una roccia ai piedi del monte Magnodeno. Situata al confine tra i comuni di Lecco e di Vercurago, per la sua posizione strategica a controllo della Val San Martino, ebbe fin dalle origini funzioni di avvistamento e di difesa.
Fu teatro di numerosi eventi storici che ne danneggiarono diverse porzioni ricostruite nel tempo. In concomitanza con la riconquista di Lecco, fu bersaglio delle cannonate delle truppe austro-russe contro i francesi trinceratisi proprio qui.
Venne finalmente restaurato e affidato alla cura dei Chierici regolari della frazione di Somasca, attuali proprietari. Dall’alto del Tremasasso, rilievo calcareo, domina un panorama mozzafiato sul lago caratterizzato da un’atmosfera di pace e raccoglimento. Alessandro Manzoni lo scelse come location per il Castello dell’Innominato e per numerose vicende come la reclusione di Lucia.
In realtà, il castello era la residenza di colui che, con la sua travagliata e tormenta storia di crimini, si pentì e convertì. L’Innominato non fu frutto della fantasia: sembra che Manzoni, per l’appunto, si fosse ispirato a Bernardino Visconti. Suggestiva anche la scalinata che conduce al castello, intatta ed originaria, scavata nella roccia.
I luoghi milanesi
Monumento in onore di Alessandro Manzoni
Situata in Piazza San Fedele, di rimpetto alla Chiesa omonima, la statua bronzea di Manzoni venne eretta in occasione del 10° anno della sua scomparsa, avvenuta a seguito di una caduta che gli causò una ferita al capo proprio sui gradini di questa chiesa. Lo scultore Francesco Barzaghi fuse 18 tonnellate di metallo per realizzare l’opera che collocò, poi, su un semplice ma raffinato basamento in granito rosso. Il Manzoni si presenta in un posizione eretta, dall’aria assorta ed espressione austera, come fosse in procinto di camminare.
Altri luoghi simbolici e significativi nel romanzo sono, indubbiamente, il Forno delle Grucce, ovvero lo scenario del famoso assalto dovuto alla furia della popolazione affamata. Attualmente, l'”antica panetteria”, non esiste più ma coincide grosso modo con i civici 3-5 dell’odierno Corso Vittorio Emanuele II. Famosa la scena in cui Renzo è testimone dell’impeto inarrestabile della folla.
Anche del Convento dei Cappuccini, che oggi corrisponderebbe a Piazza Eleonora Duse non resta alcuna traccia.
Quanto, invece al Lazzaretto, realizzato tra la fine del XV e inizi del XVI secolo fuori la Porta Orientale per isolare i malati di peste. Il nome Lazzaretto deriva dal nome dell’architetto che lo progettò, Lazzaro Cairati. Esso copriva una superficie piuttosto vasta e rimase in piedi fino alla sua definitiva demolizione nel 1890.
Il famedio, Cimitero Monumentale di Milano
Monza e I Promessi Sposi
Anche Monza riveste un ruolo fondamentale nell’evoluzione del racconto. Nonostante all’inizio vi si faccia riferimento quale “Borgo antico e nobile a cui di città non mancava altro che il nome”, viene citata addirittura 31 volte nel corso del romanzo. Il Manzoni ne parla come cittadina ben organizzata e piuttosto indipendente. Ancora oggi riconoscibili diversi luoghi, tra cui l’osteria del Baraccone in cui soggiornarono Renzo, Lucia e Agnese o il Convento dei Cappuccini.
Tuttavia, il principale scenario è sicuramente il Monastero di San Maurizio, ovvero il celeberrimo convento della Monaca di Monza. Assieme alla Chiesa di Santa Margherita, annessa al complesso, questo luogo è legato alla figura di Virginia costretta, come si era soliti fare nel caso di figlie femmine, alla monacazione. La struttura, del XIII secolo, ha subito diversi interventi di manutenzione verso gli inizi del XVIII secolo e, a tutt’oggi, mantiene pressoché inalterato il suo aspetto.
A Milano, mostre e commemorazioni
Biblioteca Braidense
Presso la Biblioteca Braidense, in collaborazione con la Pinacoteca di Brera, è possibile visitare la mostra intitolata “Manzoni 1873-2023. La peste orribile flagello tra vivere e scrivere”. Attraverso un excursus che copre un ampio lasso temporale fino ai nostri giorni, viene analizzata la figura del Manzoni con un focus sulle molteplici implicazioni dell’epidemia narrata ne I Promessi Sposi e in Storia della Colonna Infame.
Casa-Museo Manzoni
La residenza di via Morone all’1, detta alla milanese, museo riorganizzato nel 2015 a cura di Michele Lucchi, apre le porte al pubblico, proponendo un itinerario articolato in 10 sezioni. Potete vedere da vicino arredi, opere d’arte appartenute alla famiglia, ritratti, paesaggi narrati nel romanzo, la sua camera da letto e lo studio dove videro la luce i Promessi Sposi. Il 22 maggio, oltre ad essere prevista l’emissione e l’annullo di un francobollo dedicato all’evento, Casa-Museo Manzoni resta aperta gratuitamente fino alle ore 22:00.
In autunno, la dimora familiare sarà la sede privilegiata delle mostre “Ove natura a sé medesma piace” e “Dialetti e lingue d’Italia nella Casa di Alessandro Manzoni”, rispettivamente dedicate ai paesaggi e luoghi della Lombardia descritta dal Manzoni, la prima, mentree la seconda al ruolo cruciale dell’autore nell’evoluzione della lingua italiana.
Castello Sforzesco
L’imponente fortezza del XV secolo edificata per volere di Francesco Sforza, appartenuta anche ad altre nobili famiglie milanesi, vide tra i suoi proprietari anche l’imperatore Carlo V e Napoleone Bonaparte. Al suo interno, dal 18 maggio al 13 luglio, avete la possibilità di partecipare ad una speciale esposizione con fotografie risalenti al XIX secolo messe a disposizione dal Civico Archivio Fotografico. Protagonisti, i luoghi frequentati da Alessandro Manzoni: il centro storico, la sua casa, il Lazzaretto, i monumenti eretti in suo onore. Un percorso emozionante sulle orme del genio milanese.
Duomo di Milano e l’omaggio verdiano
La cattedrale dell’arcidiocesi di Milano, uno dei simboli della città, è anch’essa coinvolta in prima linea. Dal 9 al 31 maggio, dal lunedì al venerdì è prevista la lettura integrale del romanzo I Promessi Sposi sotto la direzione artistica dell’attore e regista italiano Massimiliano Finazzer Flory. L’appuntamento è dalle ore 18:45 alle ore 20:00; il 22 maggio, giorno esatto in cui ricorre la morte di Alessandro Manzoni, dopo la consueta lettura dell’opera, il Duomo sarà avvolto dalle note del Requiem di Verdi eseguito dall’Orchestra Sinfonica di Milano guidata dal M° Riccardo Frezza.
La Messa Requiem, composta da Giuseppe Verdi, iniziata nel 1869 conclusa nel 1874, venne dedicata a Manzoni in quanto il musicista parmense ne ammirava profondamente l’impegno civile durante l’Unità d’Italia. Entrambi erano accomunati dagli ideali risorgimentali di giustizia e libertà.