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Biennale d’Arte di Venezia 2024: “Stranieri ovunque”

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RegioneVeneto

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Venezia si illumina non solo della sua bellezza architettonica e paesaggistica, ma abbraccia la totalità dell’arte e le sue nuove manifestazioni. E’ questo, senza dubbio, l’obiettivo della Biennale d’Arte di Venezia, un’occasione unica che consente di avvicinare turisti da tutto al mondo all’arte che non tramonta mai, che si rinnova, che assume nuovi volti, ma che parla sempre e continuamente all’uomo. Questo è, in fondo, lo scopo di questa straordinaria mostra biennale e sono questi i motivi per cui da decenni rappresenta uno straordinario polo d’attrazione che muove moltissimi esperti ed appassionati verso la città lagunare.

Scopriamo insieme, allora la Biennale d’Arte di Venezia 2024!

Biennale d’Arte di Venezia 2024: “Foreigners Everywhere”

La Biennale d’Arte di Venezia è ormai giunta alla 60esima edizione e quest’anno svilupperà uno sguardo diverso, molto più inclusivo, teso ad investire il mondo dell’arte di una luce nuovo, di un linguaggio che si ponga per obiettivo superare qualsiasi barreria culturale e geografica.

Logo della Biennale d’Arte di Venezia 2024

Foreigners Everywhere è il motto di questa edizione. Un motto, certamente, non retorico e di facciata, ma teso ad universalizzare il messaggio dell’arte e l’arte come messaggio. Una risposta sociale, potremmo dire, assolutamente fortissima, tesa ad esaltare l’apolidia quotidiana, la mutazione d’identità e la contingenza di ogni contesto, soprattutto se artistico. La Biennale d’Arte di Venezia 2024, infatti, accoglie ben 331 artisti e collettivi che provengono da ben 80 paesi diversi, con diverse prime volte soprattutto da quegli Stati ritenuti emerginati, perchè relegati al Sud del Mondo. Partecipano per la prima volta alla Biennale d’Arte di Venezia, con un loro padiglione, la Repubblica del Benin,l’ Etiopia,la Repubblica Democratica di Timor Leste e la Repubblica Unita della Tanzania.

E’questa una testimonia forte di come la grazia dell’arte si sperimenti soprattutto nella capacità di scendere entro culture diverse, di essere cittadini del mondo pronti a dialogare con esperienze diverse, con vitalità culturali e tradizionali diverse, avendo un solo obiettivo: procreare armonicamente il mondo. Il motto della Biennale d’Arte di Venezia di quest’anno, Stranieri Ovunque, è tratto da uan serie di opere realizzate dal collettivo Claire Fontaine che, tramite strutture in neon, riportano questo messaggio scritto in diverse lingue dal mondo, a dimostrazione dell’apertura totale che il linguaggio artistico ha per ogni area antropologica e geografia. A dimostrazione che non abbia senso parlare con disprezzo di un Sud del mondo.

Installazione “Foreigners Everywhere”

La Biennale d’Arte di Venezia 2024 è curata da Adriano Pedrosa, curatore brasiliano e direttore del Museo d’Arte di San Paolo, e si svolgerà, come tradizione vuole, presso i Giardini dell’Arsenale, ma si sposterà anche presso la Casa di reclusione della femminile della Giudecca, dov’è situato il Padiglione della Snata Sede. La manifestazione, quindi, non tradisce e non tradirà mai i suoi obiettivi: offrire una vetrina internazionale ad artisti da tutto il mondo, far emergere una nuova generazione mondiale d’artisti e far sì che le nuove sperimentazioni possano finalmente raggiungere anche il grande pubblico, rendendolo partecipe di un’arte continuamente in divenire.

Biennale d’Arte di Venezia 2024: cosa vedere?

La Biennale d’Arte di Venezia 2024 ha avuto inizio il 20 aprile e si concluderà il 24 novembre. Ha già segnato, con i suoi padiglioni, l’estate di milioni turisti che, deisderosi di conoscere le bellezza della città lagunare, si sono aperti al mondo dell’arte. Ma anche rappresentato una pietra miliare per artisti ed esperti del settore.

Adriano Pedrosa: curatore della Biennale d’Arte di Venezia

E’ per questi ultimi giorni, allora, che segnaliamo alcune delle mostre ancora visitabili della Biennale d’Arte di Venezia 2024: l’arte, in fondo, va vissuta fino all’ultimo sgocciolo!

Presso il Museo Fortuny, è possibile visitare ancora la mostra Selva di Eva Jospin. Si tratta di un ambiente fiabesco e misterioso, per riflettere sul tema della creatività. In Selva, Eva Jospin dà vita a una nuova composizione plastica dal forte impatto scenografico che evoca e ricrea paesaggi naturali, formazioni geologiche, strutture architettoniche. Per l’occasione, l’artista francese ha creato un’edizione speciale della fragranza Miss Dior.

Debutta alla Biennale d’Arte di Venezia Arne Quinze. Are we the aliens presenterà le sue prime sculture monumentali in vetro e ceramica realizzate in collaborazione con i maestri artigiani Berengo Studio e Atelier Vierkant. La mostra, situata nella storica chiesa cinquecentesca di San Francesco della Vigna a Castello, unisce arte e suono con uno scenario extraterrestre che cattura l’essenza dell’estetica nascosta del nostro pianeta, mentre la fusione del paesaggio sonoro digitale e strumentale di Swizz Beatz risuona nello spazio emanando l’interazione della natura tra fragilità e forza.

Presso il padiglione di Grenada, un’isola nel Mar dei Caraibi, Daniele Radini Tedeschi cura il progetto espositivo No man is an island. L’intenzione curatoriale sottolinea una poetica contraria a razzismo e xenofobia, dando un volto collettivo all’umanità – senza divisioni o separazioni – a tal punto che la morte di un uomo diventa lutto interiore di ognuno. Gli artisti in mostra, alcuni originari del luogo e altri internazionali, si sono ispirati anche al pensiero dello scrittore martinicano Édouard Glissant che sottolinea quanto ogni popolo non debba avere una identità fissa bensì aprirsi all’ascolto, attraverso il dialogo e lo scambio reciproco.

Combattere divisioni, totalitarismi di qualsiasi natura si fa sempre più urgente in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo, in un momento storico in cui il numero di migranti forzati ha toccato le massime vette. Migrazione, decolonizzazione, trans-culturalità saranno i filoni espressivi di ogni autore in mostra, considerando inoltre quanto i Caraibi, di cui il Grenada fa parte, siano attualmente osservatorio significativo di influssi culturali diversi per la presenza di amerindi, africani, europei e indiani; terra che si pone, in assoluto, come luogo di incontro, relazione e passaggio verso il continente americano.

Presso il Salone Verde dell’Art & Social Club di Venezia è in esposizione Cosmic Garden. Il progetto espositivo, uno dei fiori all’occhiello della Biennale d’Arte di Venezia, si articola in una serie di dipinti e sculture di Madvhi Parekh e Manu Parekh, e nella loro metamorfosi in un ulteriore mezzo espressivo interdisciplinare, il ricamo, che si manifesta nelle opere create da Karishma Swali e dagli artigiani della Chanakya School of Craft, un istituto non-profit impegnato nel favorire l’emancipazione sociale delle donne attraverso l’artigianato.

Dinanzi a tanta bellezza, non resta che sfruttare questi ultimi giorni e vivere e vistare la Biennale d’Arte di Venezia!

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Fonte: Architectural Digest Italia

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Pubblicato il
13/11/2024