Quali sono i prodotti Dop italiani più richiesti?
L’Italia è il paese del buon cibo, ed il Made in Italy è considerato garanzia di qualità in tutto il mondo. Non è un caso, quindi, che la penisola sia anche il paese con la maggior produzione ed esportazione di prodotti Dop che rappresentano l’eccellenza della produzione agroalimentare italiana.
Le Certificazioni Dop e Igp non solo danno maggiori garanzie al consumatore, grazie alla tracciabilità dei prodotti ed alla sicurezza di come sono stati trattati, ma favorisce anche la tutela dell’ambiente, poiché il legame indissolubile con il territorio di origine esige la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità.
Ma cosa s’intende per prodotti Dop?
Il termine Dop sta per Denominazione di Origine Protetta, è un marchio dato a prodotti lavorati secondo procedimenti tradizionali che ne assicurano la salvaguardia delle proprie peculiarità nel rispetto delle materie utilizzate. In pratica il marchio Dop sta a certificare alimenti di alta qualità realizzati e lavorati in aree specifiche seguendo un determinato iter disciplinare.
Sono alimenti legati fortemente ad un territorio specifico, che non potrebbero essere prodotti in un altro luogo per via di una serie di fattori come il clima, le tradizioni, l’ambiente circostante, che combinati insieme rendono quel determinato cibo unico nel suo genere.
I prodotti a marchio Dop, a differenza di quelli non certificati, possono essere tracciati fin dall’origine delle materie prime utilizzate, garantendo la provenienza al consumatore che voglia conoscere l’intera storia del prodotto.
I prodotti Dop più conosciuti:
Sono circa 295 i prodotti Dop e Igp (Indicazione Geografica Protetta) prodotti nel territorio italiano, non contando le 408 etichette di vini. Molti di questi prodotti sono esportati in tutto il mondo, altri sono ancora riservati ad un esclusivo pubblico di nicchia.
Tra i prodotti Dop Made in Italy più conosciuti ci sono sicuramente il Grana Padano ed il Parmigiano Reggiano, ma anche il prosciutto di Parma, l’Aceto balsamico di Modena e la Pasta di Gragnano. La Mozzarella di bufala campana è un altro di quegli alimenti molto amati ed esportati, nonostante le difficoltà date dalla conservazione del prodotto caseario fresco.
Altri prodotti Dop italiani molto apprezzati sono l’Olio d’oliva, il Pecorino Romano, il Gorgonzola, la Bresaola della Valtellina, la Mortadella Bolognese, il Provolone del Monaco, i Pomodorini del Piennolo del Vesuvio, il Pistacchio verde di Bronte, la Colatura di Alici di Cetara (per intenditori) ed il Basilico genovese.
Per l’elenco completo aggiornato al 2023
I prodotti Dop italiani più contraffatti:
Si chiama Italians sounding il fenomeno che consiste nella commercializzazione di alimenti che riportano sull’etichetta la scritta “Made in Italy” quando in realtà non sono prodotti in Italia. Sono prodotti venduti sopratutto all’estero, per un pubblico non propriamente esperto per quanto riguarda i prodotti italiani, che facilmente può essere ingannato, magari dal nome simile all’originale dato ad un alimento.
Questo mercato alternativo di prodotti contraffatti ha un giro d’affari stimato a 60 miliardi di dollari. Una truffa ai danni non solo delle casse dello Stato Italiano, ma sopratutto dei consumatori e dei produttori dei prodotti Dop originali.
Tra i paesi più inclini a contraffazioni del Made in Italy ce ne sono alcuni da cui ce lo potremmo aspettare, come la Cina e gli Stati Uniti, ed altri insospettabili come la Germania e la Francia! Basta modificare un pò il nome lasciando un assonanza con l’originale per creare l’equivoco.
Nei supermercati statunitensi ad esempio è facile trovare prodotti come il Parmesan, Grana Parrano, San Daniele Ham, Salama Napoli, Asiago Cheese, Cambozola, Romanello, Kressecco.
E, ancora, Regianito (in Argentina), Fontiago (venduto nei Paesi anglosassoni), Jambon de Parme (in Francia).
In merito a questo grave problema di contraffazioni alimentari, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha dichiarato:
“Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale. Ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.
Elenco dei prodotti Dop italiani:
Voi li conoscevate tutti?
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Dop, Doc, Igp e Docg
Conosciamo, ormai, cos’è il marchio Dop, ma quando si parla di prodotti alimentari è possibile imbattersi anche in altri acronimi, come Doc, Igp e Docg. Scopriamo cosa stanno ad indicare:
Doc è l’acronimo che sta ad indicare la Denominazione di Origine Controllata. Questa è una sigla che in realtà non viene più riconosciuta, a fronte di una delibera Europea che include i prodotti che un tempo erano Doc nella moderna menzione della Dop. La Doc è stata la prima certificazione esistente (si parla di anni Sessanta) che tutelasse i prodotti in base all’unicità delle caratteristiche. E veniva utilizzata soprattutto in riferimento ai vini. Questa sigla, seppur non più utilizzata in maniera ufficiale, viene comunque consentita a fronte a titolo di menzione specifica tradizionale.
Igp invece è l’acronimo che sta ad indicare l’Indicazione Geografica Protetta. Questa classificazione, riconosciuta dall’Unione Europea, è molto simile all’acronimo Dop. E ne differisce per un solo elemento: per avere il marchio Igp è sufficiente che solamente una, tra le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvenga nell’area geografica delimitata. Fanno parte di questa cerchia il Prosciutto Crudo di Sauris o la Pitina, un salume tipico della Val Tramontina a base di carni ovicaprine o di selvaggina ungulata.
Docg è l’acronimo che sta ad indicare la Denominazione di Origine Controllata e Garantita e riguarda esclusivamente i vini. Anche qui, come nel caso della Doc, si tratta di una classificazione superata, a seguito dell’attuazione della nuova normativa europea (Reg. Ce 479/2008, “Nuova OCM Vino”, recepito in Italia con il Decreto Legislativo 61 dell’8 aprile 2010 in vigore dall’11 maggio 2010).