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CONCLAVE 2025: la Chiesa cattolica si prepara al 267° successore di Pietro

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StagionePrimavera
RegioneLazio

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Mercoledì 7 maggio inizierà ufficialmente il conclave. Migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo si preparano per uno degli eventi più affascinanti della Chiesa cattolica, mentre i 133 cardinali in porpora si apprestano a entrare “cum clave”, chiusi a chiave, per scegliere il nome del nuovo Vicario di Cristo.

Papa Francesco si è spento il 21 aprile scorso, lasciando dietro di sé non solo il vuoto di un pontificato rivoluzionario, ma anche interrogativi profondi sul futuro della Chiesa.

L’80% dei cardinali elettori porta l’impronta di Papa Francesco, che nei suoi 12 anni di pontificato ha costruito un collegio sempre più multietnico e internazionale, con forti rappresentanze da Africa, Asia e America Latina. Un cambiamento epocale, che potrebbe rivelarsi decisivo: mai come oggi l’ipotesi di un papa non caucasico appare realistica.

Ma resta, di fatto, il problema della poca conoscenza tra i cardinali, molti dei quali non hanno mai collaborato tra loro e il mosaico di culture, sensibilità pastorali e diverse visioni dottrinali rischia di rendere arduo un consenso generale.

Funerali di Papa Francesco
Credit: Corriere Nazionale
Funerali di Papa Francesco
Credit: Corriere Nazionale

Desiderio di continuità e prime tensioni

Nei giorni che ci separano dall’elezione del nuovo Papa, nel piccolo Stato i cardinali si riuniscono in congregazioni generali, momento fondamentale di confronto prima dell’inizio del conclave, che vede partecipare i 252 componenti del collegio cardinalizio, benché a votare saranno solo i 133 al di sotto degli 80 anni. Il Paese con il maggior numero di elettori continua a essere l’Italia, con 17 cardinali, pari al 12,6% del totale, seguita dagli Stati Uniti con 10 rappresentanti e il Brasile con 7. Nella giornata di oggi – vista l’indecisione sulla scelta papale – ci sarà nella Cappella Sistina una doppia riunione di cardinali per consentire a tutti di esporre idee ed eventuali dubbi.

Quello che sappiamo a due settimane dalla morte del Santo Padre è che non sarà semplice sostituirlo; pertanto, l’imminente conclave si presenta insidioso. Le tensioni interne sono palpabili: da una parte c’è chi sogna di proseguire nel solco tracciato da Papa Bergoglio, pur nel rispetto delle individualità di ciascun candidato. L’intento pare essere quello di eleggere come Vicario di Cristo non uno uguale a Papa Francesco, ma che sia in continuità con il suo pensiero e sia capace di rinnovarsi dinanzi alle necessità.

Dall’altra parte, c’è chi invoca un ritorno deciso alla dottrina tradizionale, preoccupato dalle aperture su temi come l’immigrazione e il ruolo delle donne.

Sebbene la volontà maggiore sia quella di unità, le differenze tra i cardinali sono inevitabili. Il Collegio appare animato sì da un clima di cooperazione, ma anche di prudente attesa, segnato dalle varie preoccupazioni, come il caso del cardinale Becciu tornato al centro dell’attenzione mediatica e religiosa.

Conclave. I cardinali Credit: Il sussidiario
Conclave: i cardinali si preparano
Credit: Il sussidiario

Segretezza assoluta: il conclave diventa un bunker digitale

Non saranno solo la disciplina e la tradizione a garantire la riservatezza del conclave.

Per proteggere l’integrità di questo momento cruciale, la Cappella Sistina e tutto il Vaticano sono stati trasformati in una vera e propria fortezza digitale.

Oltre ai rigorosi controlli fisici, sono in corso delicate operazioni di bonifica elettronica: tecnici specializzati hanno installato sofisticati sistemi di disturbo dei segnali – i cosiddetti jammer – per bloccare ogni possibile comunicazione con l’esterno; ogni angolo della Cappella Sistina sarà blindato contro microfoni, microcamere e frequenze radio.

Uno scudo invisibile, progettato per impedire ogni tentativo di spionaggio, cyber-intrusione o fuga di notizie.

Dal 7 maggio, il Vaticano sarà non solo spiritualmente, ma anche tecnologicamente sigillato dal mondo.

Un’antica tradizione e gli inevitabili rinnovamenti

Il conclave è un rito millenario che risale al XIII secolo e che oggi deve confrontarsi con gli inevitabili cambiamenti – soprattutto dal punto di vista sociale – del XXI secolo.  

Nonostante la modernizzazione delle comunicazioni e il peso crescente della geopolitica, l’elezione del Papa rimane uno degli ultimi grandi misteri della nostra epoca. Nessuna candidatura ufficiale, nessuna campagna pubblica: solo il confronto, la preghiera e il voto segreto.

Ma se le regole non cambiano, a cambiare è il mondo intorno. La Chiesa si trova oggi ad affrontare una crisi profonda di vocazioni in Europa, una crescente secolarizzazione dell’Occidente – basti pensare alla decrescita negli ultimi 20 anni in Italia, dove i praticanti regolari sono scesi dal 36% al 19% – e allo stesso tempo una crescita impetuosa in Africa e in Asia.  

Crescono anche le attese di riforma: dai diritti delle donne all’inclusività verso le persone LGBTQ+, dal ruolo dei laici alla lotta contro gli abusi e la trasparenza finanziaria.  

Il prossimo Papa dovrà essere, più che mai, un pontefice globale: capace di parlare alle periferie e al tempo stesso di ricostruire il dialogo con i centri di potere, di dare ascolto ai giovani e ai meno abbienti, ma anche di ricomporre le fratture interne tra conservatori e progressisti.

I cardinali papabili per guidare la Chiesa cattolica

Pietro Parolin

70 anni, attuale segretario di Stato vaticano, considerato uno dei più forti candidati alla successione. 

Primo ministro de facto della Santa Sede, Parolin ha servito al fianco di Papa Francesco con discrezione e rigore. Con uno stile meno carismatico ma più istituzionale rispetto a Papa Bergoglio, il cardinale veneto potrebbe incarnare un papato di equilibrio e di riorganizzazione interna.

Ha avuto un ruolo chiave nell’accordo con la Cina sulle nomine episcopali, pur criticato, e nella storica distensione tra Stati Uniti e Cuba.

Parolin rappresenterebbe un ritorno dell’Italia al soglio pontificio, dopo 45 anni di papi stranieri.

Pietro Parolin
Credit: La Stampa
Pietro Parolin
Credit: La Stampa

Matteo Zuppi

Il cardinale bolognese, 69 anni, incarna lo spirito pastorale di Papa Francesco. Ex “prete di strada” e legato alla Comunità di Sant’Egidio, Zuppi è noto per il suo impegno nella diplomazia umanitaria. È stato protagonista nei negoziati per la pace in Mozambico e – più recentemente – inviato del Papa per cercare una via diplomatica nel conflitto in Ucraina.

Molto attivo anche sul fronte del dialogo interreligioso, Zuppi è un volto rassicurante e vicino ai più fragili. Sarebbe colui che meglio perseguirebbe le orme di Papa Francesco e questo potrebbe spingere alcuni cardinali a non cercare una figura così strettamente in continuità con il Santo Padre.

Matteo Zuppi
Credit: La Repubblica
Matteo Zuppi
Credit: La Repubblica

Pierbattista Pizzaballa

Nato nel 1965, Pizzaballa è un frate francescano che dal 2004 al 2016 ha ricoperto il ruolo di Custode di Terra Santa; è stato successivamente nominato Patriarca Latino di Gerusalemme nel 2020. Nel 2023, Papa Francesco lo ha nominatocardinale.​

La sua profonda conoscenza delle dinamiche interreligiose e la capacità di dialogare in contesti complessi lo rendono una figura importante nel panorama ecclesiastico. La sua elezione rappresenterebbe un segnale di attenzione verso le comunità cristiane del Medio Oriente e un ponte tra le diverse culture e religioni presenti nella regione.​

Pierbattista Pizzaballa
Credit: The College of Cardinals Report
Pierbattista Pizzaballa
Credit: The College of Cardinals Report

Angel Fernandez Artime

Di età 64, il cardinale spagnolo è una delle sorprese più interessanti del conclave del 2025. Rappresenta una figura profondamente legata alla missione educativa e pastorale della Chiesa.

La sua nomina a cardinale nel 2023 da parte di Papa Francesco ha segnato un riconoscimento del suo impegno e della sua visione di una Chiesa vicina ai giovani e alle periferie.​ 

La sua elezione al soglio pontificio rappresenterebbe un segnale forte verso una Chiesa più missionaria e attenta alle nuove generazioni.

Angel Fernandez Artime
Credit: ANS
Angel Fernandez Artime
Credit: ANS

Robert Francis Prevost

Classe 1955, nato a Chicago, il missionario agostiniano Robert Prevost non incarna lo stereotipo del curiale statunitense. La sua lunga esperienza in America Latina, in particolare come vescovo in Perù, ha forgiato un profilo pastorale e politico capace di superare le barriere geografiche e ideologiche. Per molti, è una voce autorevole del cosiddetto Sud globale, quella parte di mondo che Papa Francesco ha voluto riportare al centro della scena ecclesiale.

Figura riservata, poco incline all’esposizione mediatica, mantiene uno stile sobrio e concreto. Non ama gli eccessi, ma colpisce per equilibrio e affidabilità. Per alcuni è proprio questa capacità di tenere insieme gli opposti – Nord e Sud, istituzione e missione, continuità e cambiamento – a farne un candidato da non sottovalutare. Un uomo di governo che conosce il mondo, e che ancora oggi, pur avendo smesso da tempo con il tennis, conserva la pazienza e la visione di un giocatore strategico.

Robert Prevost
Credit - Comunicazione Italiana
Robert Prevost
Credit: Comunicazione Italiana

Luis Antonio Tagle

Il 67enne arcivescovo filippino è tra i candidati più amati dai fedeli e stimati in Vaticano. Nominato cardinale da Benedetto XVI, è stato poi portato a Roma da Papa Francesco per guidare il Dicastero per l’Evangelizzazione, punto nevralgico per il futuro della Chiesa nei continenti in crescita: Asia e Africa.

Comunicatore brillante, vicino ai giovani e alle realtà quotidiane, Tagle rappresenterebbe un cambiamento storico: il primo pontefice asiatico.

Luis Antonio Tagle
Credit: ANSA
Luis Antonio Tagle
Credit: ANSA

Fridolin Ambongo Besungu

Ambongo, 65 anni e arcivescovo di Kinshasa, guida la diocesi più popolosa del continente africano. Nominato cardinale nel 2019 da Papa Francesco, è considerato un punto di riferimento della Chiesa africana, fedele all’ortodossia cattolica e voce autorevole nel dibattito dottrinale.

Il suo netto rifiuto alle aperture verso le benedizioni delle coppie omosessuali — in contrasto con la dichiarazione Fiducia supplicans — ha rafforzato il suo ruolo di leader conservatore e rappresentante di una Chiesa africana in crescita e sempre più influente.

Fridolin Ambongo Besungu
Credit: La Stampa
Fridolin Ambongo Besungu
Credit: La Stampa

Péter Erdő 

Di età 72, arcivescovo di Budapest e teologo, Erdő rappresenta l’ala più conservatrice del Sacro Collegio. Già presente nei conclavi del 2005 e del 2013, è considerato un uomo di profonda dottrina, fedele al magistero tradizionale della Chiesa.

Difensore della famiglia e oppositore delle aperture verso i divorziati risposati e le coppie omosessuali, ha mantenuto una posizione cauta nei confronti delle derive politiche del governo ungherese, pur beneficiando del suo sostegno.

Péter Erdő
Credit: Vatican News
Péter Erdő
Credit: Vatican News

Cappella Sistina chiusa, la Chiesa attende

È dal 28 di aprile che la Cappella Sistina è chiusa al pubblico, così come i Giardini Vaticani e la Necropoli della Via Triumphalis. La direzione dei Musei Vaticani ha disposto la sospensione di tutte le visite per preparare il luogo alla sua funzione più solenne: diventare, ancora una volta, la culla del futuro della Chiesa.

Mentre il fumo bianco ancora non si alza, il mondo intero guarda a Roma. 

Nel silenzio della Sistina, tra affreschi e preghiere, si decide qualcosa di più di un nome: si decide una visione.  

Chi sarà il nuovo Papa? Seguirà le orme di Bergoglio? Sarà il primo Papa africano della storia? Sono tante le domande; l’unica certezza è che la Chiesa non si limiterà a scegliere un uomo. Ma una strada da perseguire.

Credit immagine di copertina: La Repubblica

Pubblicato il
5/05/2025
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