L’opera di Gaetano Pesce “Tu si na cosa grande” ha fatto molto discutere. E’ chiaro che il mio è un evidente eufemismo. Milioni di interazioni sui social, centinaia di articoli su tutte le principali testate giornalistiche locali e nazionali, ore e ore di dibattiti persino televisivi.
Tutti ma proprio tutti, anche oltre i confini nazionali, hanno parlato e ne parlano ancora. Non credo esista un’opera d’arte contemporanea che abbia suscitato tale interesse e curiosità. Il che è certamente un bene. E non arriccio il naso nemmeno di fronte agli sfottò che, copiosi, ci sono stati vista la particolare “forma” che l’installazione, indubbiamente, ha. Chi vi scrive non vuole fare l’avvocato difensore né dei curatori del Pulcinella rivisitato né della pubblica amministrazione.
Penso che non sia questo il tema anche perché, bene sottolinearlo, sono intervenuti direttamente i figli dell’artista (recentemente scomparso) per chiare che il padre non avrebbe mai pensato di offrire a Napoli qualcosa di offensivo o scontato. Anzi, continuano i figli, nei due anni precedenti l’inaugurazione dell’opera Gaetano Pesce ha seguito ogni minimo dettaglio dalla scelta del laboratorio per la realizzazione al nome dell’opera persino la regia della performance musicale e la scelta del Bolero di Ravel. Sua anche la scelta di togliere i bottoni vestendo il suo Pulcinella con tonalità vivaci in contrasto con il tradizionale bianco.
Chiarito dunque che quello che campeggia in Piazza Municipio non è frutto di sfregi o bizzarria dei curatori in spregio alla visione artistica di Pesce, è opportuno chiarire anche un altro aspetto.Si è molto discusso del costo della installazione, che si aggira (compreso della guardiania) intorno ai 180.000 mila euro. Soldi, si è detto, che il Comune poteva destinare (provo a riassumere le centinaia di posizioni assunte anche sui social e sui giornali) a “ben altro” indicando fra le priorità la sicurezza delle strade, il verde, i trasporti, lo spazzamento ecc ecc.
Tali affermazioni sono senza dubbio legittime, e ci mancherebbe, ma poggiano su una base errata: perché si tratta di un finanziamento POC regionale che è vincolato esclusivamente per la promozione culturale dei comuni e dunque non possono essere utilizzati per altri interventi. Si può, e certamente si deve, discutere sulla bellezza dell’opera sul lavoro fatto dai curatori, persino sull’idea di Gaetano Pesce ma quello che è veramente populista è fare una presunta rivoluzione (sempre sui social ça va sans dire) gridando allo spreco di denaro pubblico parlando alla pancia dei cittadini.
Che a sostenere tale rivolta siano i napoletani ignari dei meccanismi che regolano i finanziamenti regionali e comunitari è comprensibile, che a farlo siano coloro che sono edotti sull’argomento è demagogia spicciola. Se mi chiedete un parere sull’opera vi dico che non mi entusiasma sinceramente, ma non mi indigna e tantomeno mi scandalizza. Ricordo i lupi, le montagne di sale e tantissime altre opere che hanno scatenato un dibattito tra i “pro” e i “contro”.
E tuttavia, inutile negarlo, nessuna di queste opere ha mai suscitato il clamore del Pulcinella di Pesce. Nessuna. Proviamo dunque a uscire dalla retorica provinciale che tanto appassiona alcuni e chiediamoci anche cosa ne pensano le migliaia di turisti che stanno affollando, per fortuna, la città anche in questo periodo. Il collega Paolo Popoli su “La Repubblica” ha raccolto le impressioni di alcuni di loro. Mi hanno colpito in particolare le parole di due olandesi che hanno detto che l’opera ha un significato profondo e invita a una rigenerazione del ribaltamento del predominio maschile sul femminile.
E se anche si trattasse di una erotic exhibition non ci sarebbe nulla di cui scandalizzarsi. Mentre secondo una coppia di spagnoli, marito e moglie, l’associazione con il simbolo della fertilità è radicata nella nostra cultura. Avevamo appena ammirato le testimonianze dell’antica Pompei. Infine papà e figlio provenienti dall’Inghilterra ricordano la similitudine con il Gherkin, il grattacielo detto “il cetriolino erotico” per la sua forma.
Non risultano raccolte di firme della società civile britannica per chiederne la rimozione. Del resto la canzone “ipocrisia” è un meraviglioso successo della grande Angela Luce. E’ evidente che è un ritornello che appassiona molti. Andiamo avanti e viva l’arte in tutte, é proprio il caso di dirlo, tutte le sue forme.