“Volevo essere un duro”. È quello che sognava Lucio Corsi, il poeta vestito da rockstar oggi quinto nella classifica di Spotify Top 50 Italia.
In occasione dell’uscita del nuovo album – 21 marzo 2025 – ripercorriamo il percorso artistico del cantautore che ha saputo conquistare il cuore di un’Italia che ha ancora bisogno di meravigliarsi.
Come ci è riuscito? Lasciando al pubblico la facoltà di rispecchiarsi nelle sue parole. Chi non si è sentito come Lucio! Chi non ha desiderato di voler essere un duro, senza ansie e senza paure?
Ma la vera forza del brano sta nella resa finale: «Non sono altro che Lucio». È qui che l’artista smette di inseguire l’idea di forza assoluta, di coraggio incrollabile, di quel robot scevro di debolezze e si arrende alla propria vulnerabilità, trasformando la canzone in uno specchio per l’ascoltatore, che può immedesimarsi in quella «cintura bianca di Judo».

Gli inizi
Nato a Grosseto nel 1993 e cresciuto a Vetulonia, Corsi si è avvicinato alla musica con spirito esplorativo. Le sue prime pubblicazioni, “Vetulonia Dakar” e “Altalena Boy”, hanno subito mostrato una personalità fuori dagli schemi, mescolando folk e rock con un tocco surreale.
Nel 2017 arriva la prima svolta con “Bestiario musicale”, un concept album dedicato agli animali della Maremma. L’opera riflette il suo amore per la natura e il gusto per le narrazioni simboliche. “La Volpe”, ad esempio, si presenta come una filastrocca grottesca, ma cela una riflessione sull’identità e il desiderio di libertà.

Dalla passerella firmata Gucci a Sanremo
Ma Lucio non è affatto «nessuno», come lui stesso sostiene. Lo aveva già intuito Alessandro Michele – ex direttore creativo di Gucci – che nel 2018 lo portò sotto i riflettori della moda, coinvolgendolo nella sfilata Resort 2018 di Gucci by Alessandro Michele a Palazzo Pitti. Fu proprio in quell’occasione che il direttore creativo riconobbe e valorizzò la sua estetica senza tempo, sospesa tra il dandy e il bohémien.

by Alessandro Michele
credit – Corriere della sera
Tuttavia, Corsi è un menestrello, un cantastorie, il suo palcoscenico è la musica; con note fiabesche si può parlare con gli animali, scavare una grande buca e spuntare dall’altra parte del mondo, ci si può mettere un orologio e tornare indietro nel tempo. Questo è quello che accade in “Cosa faremo da grandi?” album pubblicato nel 2020, che vede il fondersi della verità con la fantasia. Ispirandosi ai grandi Paolo Conte e Ivan Graziani e divertendosi con i suoni del glam rock anni ’70 crea qualcosa di unico, passando dall’essere considerato un outsider della musica italiana a ricoprire un posto sempre più riconoscibile nel panorama musicale.
È però Sanremo il luogo della sua definitiva consacrazione. Rapisce il pubblico, diviso tra chi lo segue dai suoi primi lavori e chi, incredulo, si chiede “da dove salta fuori?” Ma è bastata la sua delicatezza per entrare nei cuori anche di quelli più scettici e mandare così in frantumi ogni stereotipo sulla mascolinità.
Un secondo posto che ha il sapore di vittoria – impreziosito dal Premio della Critica Mia Martini – per la fetta di pubblico che è riuscito a guadagnarsi, senza fronzoli, indossando i vecchi vestiti dei suoi concerti e portando sul palco l’autenticità. Avevamo tutti bisogno di Lucio.

Nella serata delle cover ha poi portato sul palco “Nel blu, dipinto di blu” di Domenico Modugno accanto a un compagno di scena d’eccezione, Topo Gigio. Ancora una volta Lucio lascia tutti senza parole per la sua stravaganza prima e per il significato profondo dietro alla messa in scena poi: «Topo Gigio mi ha insegnato come non diventare una marionetta, come tagliare i fili di chi ti vorrebbe far muovere a suo piacimento», ha spiegato il cantautore sui social.
Il nuovo album di Lucio Corsi
Fortuna che Corsi non si ferma. È uscito oggi il nuovo album “Volevo essere un duro”, lo stesso titolo del brano portato al festival della canzone italiana. Un disco che racconta di infanzia, di amore e di amicizia.
«In questo album ho cercato di trovare il sogno non fuggendo nel cielo, ma strisciando sui marciapiedi, passando sotto i tavoli da pranzo o nascondendomi negli armadi», ha spiegato Corsi.
È un viaggio, quello che fa il cantante, a metà strada tra sogno e realtà in cui ci si imbatte in personaggi inconsueti – frutto di suoi ricordi personali e di storie di altri – come Rocco, il bullo delle medie, il Re del rave e Francis Delacroix, un grande amico, che non è dato sapere quanto immaginario e quanto reale sia.
Quello che si sa è che la sua strada è tracciata. E dopo aver conquistato Sanremo con il suo stile unico e imprevedibile, il cantautore è pronto a regalare al pubblico un nuovo viaggio musicale.
In un’epoca che corre veloce, lui ci invita a fermarci, a sognare, a credere ancora nella magia delle storie. “La gente che sogna non dorme mai”, canta lui. E Lucio Corsi, di certo, non smetterà mai di farci sognare.
Immagine in evidenza: copertina dell’album, nonché quadro della madre di Lucio Corsi, Nicoletta Rabiti