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Napoli,la capitale religiosa della liquefazione di sangue

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Napoli la capitale del Sud

La capitale del Sud, nel corso dei secoli, è diventata una città di una spiritualità mistica fortemente radicata nel sangue. Infatti, a Napoli, terra di santi e di culti antichi, non esiste solo il sangue di San Gennaro per il quale si compie il miracolo della liquefazione, ma ci sono tante altre reliquie di santi, martiri e asceti, ancora conservate in chiese, conventi e cappelle gentilizie di antiche e nobili famiglie napoletane, legate al sangue, rosso, fluido, vitale, sacro, un elemento divino e simbolo di potenza e di vita.

Le ampolle ripiene di sangue dei santi

Molte sono le ampolle ripiene del prezioso liquido custodite alle falde del Vesuvio. Infatti, dopo la caduta dell’Impero romano d’Oriente, nel 1453, immagini religiose di ogni tipo e diverse reliquie, soprattutto di martiri cristiani, affluirono copiose nella nostra città e da allora non si sono più mosse. Molti di questi grumi presentano la singolare caratteristica di liquefarsi con un’impeccabile precisione.

 

In Piazza del Gesù, e precisamente nel famoso monastero delle clarisse di Santa Chiara, si assiste allo scioglimento del sangue del protomartire Stefano il 3 agosto e il 26 dicembre. La reliquia fu portata a Napoli da San Gaudioso e fu scoperta per puro caso dietro una cripta segreta di un altare.

Il sangue di Sant’Alfonso dei Liguori, noto anche per essere l’autore della cantata Quanno nascette ninno si scioglieva ogni 2 agosto nella chiesa di Santa Maria della Redenzione dei Captivi, il sangue è andato perduto nel periodo post terremoto dell’80, ma è ancora visibile la bacheca contenente le reliquie più preziose del santo, tra cui i fazzoletti e la camicia macchiata di sangue. Ed ancora, le reliquie del sangue di San Luigi Gonzaga e di San Pantaleone, custodite nella chiesa del Gesù Vecchio, attivi entrambi il 21 giugno. Anche il sangue di San Lorenzo si scioglie, il miracolo avviene il 10 agosto.

 

La chiesa francescana di San Lorenzo Maggiore, infatti, conserva l’ampolla del sangue di San Lorenzo, che contiene anche grasso, ceneri e un brano di pelle del santo. Questo sangue, che per tutto l’anno mantiene uno stato di solidificazione, nella ricorrenza del suo martirio, invece, e alle volte anche al di fuori di questa data, diventa liquido e di un colore rosso vivo. Il martirio di San Lorenzo Maggiore avvenne a Roma il 10 agosto del 258 d.C., sotto l’Impero di Valeriano, condannato a bruciare vivo su una graticola rovente (qualche storico sostiene che fu decapitato). Anche questa fluidificazione avviene senza che nessuno tocchi o scuoti l’ampolla, così come capita con quella di San Gennaro.

 

Sembra, però, che l’ampolla, con il vero sangue di San Lorenzo, sia custodita nella Collegiata di Santa Maria di Amaseno (FR), portata da un soldato romano, convertitosi al cristianesimo, che raccolse, con uno straccio, il sangue del Santo, portando via, da quel corpo così atrocemente martirizzato, anche del grasso, cenere e qualche lembo di pelle, preservandolo nell’ampolla che è pervenuta sino a noi.  Sembra, inoltre, che altre reliquie del Santo siano custodite ad Amalfi, a Vallo della Lucania, a Roma, a Madrid e a Napoli nelle chiese di San Gregorio Armeno, di San Severo e dei Santi Apostoli e, persino, presso privati partenopei.

 

Nel centro storico di Napoli, tra le famose botteghe di pastori e di artigianato sacro, c’è la chiesa di San Gregorio Armeno, detta anche di San Biagio Maggiore, sorta sull’antico tempio di Cerere, dea della fertilità, e sull’annesso collegio delle sacerdotesse dell’antico culto, in cui si concentrano diversi fenomeni di liquefazione a partire dal sangue di San Giovanni Battista, che si scioglie il 29 agosto e, a volte, anche il 24 giugno. Sorprendente è il comportamento del sangue del Battista, scioltosi per la prima volta nel 1554 durante la celebrazione della messa nel convento di Sant’Arcangelo a Baiano, dove era custodito, proveniente dalla Francia, sin dal Duecento.

 

Quando il convento venne soppresso, per il leggendario comportamento licenzioso delle monache, il sangue del santo, diviso in due ampolle, venne affidato alle monache di San Gregorio Armeno e di Donnaromita. Il primo continua regolarmente a sciogliersi, mentre il secondo ha cessato ogni attività dal Seicento. Quando, poi, anche il monastero di Donnaromita venne soppresso, l’ampolla ritornò vicino alla gemella conservata in San Gregorio Armeno e stranamente ha ricominciato a manifestarsi anche se in formato ridotto, con un semplice arrossamento, in occasione della festa del Santo.

 

Nella chiesa è conservato anche il sangue di Santa Patrizia, compatrona della città, nota anche per il misterioso liquido miracoloso che ancora stilla dalla sua tomba, da secoli. La leggenda narra che Patrizia era discendente dell’imperatore Costantino. Nata a Costantinopoli, in giovane età decise di fare voto della sua verginità e per mantenervi fede fuggì dalla città per evitare il matrimonio che l’imperatore Costante II tentò di imporle con la forza. Arrivata a Roma con le sue ancelle ricevette il velo verginale da papa Liberio.

 

Dopo la morte del padre, fece ritorno a Costantinopoli dove, accantonata ogni pretesa sulla corona imperiale, distribuì ai poveri tutti i suoi beni e intraprese un viaggio in Terra Santa. Fu una tempesta a farla naufragare sulle coste di Napoli, sull’isoletta di Megaride, dove oggi sorge Castel dell’Ovo, nelle cui grotte convisse con le sue consorelle fondando l’ordine delle patriziane. Ma, in seguito ad una malattia, morì in breve tempo, nel 685, fu tumulata nel monastero di Caponapoli, da lei stessa indicato come luogo di sepoltura.

Il monastero di San Gregorio Armeno a Napoli

Nel 1864 le sue spoglie furono traslate nel monastero di San Gregorio Armeno, rivestite di cera e conservate in un’urna d’oro e d’argento ornata di gemme e sistemate nella cappella laterale. Il miracolo legato allo scioglimento del sangue si perpetua, ormai, da quasi 1200 anni.

Santa Patrizia è considerata la protettrice delle partorienti ed ha ricevuto subito particolare attenzione dai napoletani anche per la trasudazione della manna (la Santa Manna è un liquido che può fuoriuscire inspiegabilmente dalle reliquie o dalle immagini sacre dei Santi). In seguito la notorietà è aumentata, per la liquefazione del sangue. Si narra, infatti, che il suo sangue sarebbe uscito miracolosamente da un dente strappato da un cavaliere romano, per grande devozione, al corpo della santa, morta già da qualche secolo.

 

Dente e sangue, oggi, sono conservati in un pregiato reliquario, che, per tanto tempo, fu oggetto di venerazione, ma da molti anni non viene più esposto in pubblico. Il 25 agosto di ogni anno, in occasione della ricorrenza della Santa, tanti devoti accorrono numerosi in chiesa per venerarla ed assistere al miracolo della liquefazione del suo sangue.

Il prodigio di San Gennaro

Il prodigio si ripete anche ogni martedì mattina, sin dal 1645.  Ma il prodigio più famoso è quello di San Gennaro, il vescovo di Benevento, decapitato a Pozzuoli all’inizio del IV secolo dagli sgherri del governatore Dragonzio. Le ampolle con il suo tessuto, fissate all’interno di una piccola teca rotonda, sono conservate nel Duomo, in due balsamari vitrei di foggia diversa, databili al IV secolo, uno riempito quasi completamente, l’altro semivuoto poiché parte del suo contenuto fu sottratto da Carlo III di Borbone.

 

Secondo la tradizione, il miracolo avviene, costantemente, a partire dal 1389, tre volte l’anno (il sabato che precede la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi, il 19 settembre, giorno della festa di San Gennaro e anniversario del suo martirio, avvenuto nella Solfatara il 305, e per tutta l’ottava delle celebrazioni in onore del patrono, il 16 dicembre, anniversario della apocalittica eruzione del Vesuvio del 1631, quando la lava giunse a lambire Napoli e venne fermata sul ponte della Maddalena dal pronto intervento del Santo e, qualche volta, anche il 14 gennaio, in ricordo del ritorno a Napoli delle spoglie del martire, nascoste a Montevergine sino al 1497).

 

L’evento si verifica durante una solenne cerimonia guidata dall’arcivescovo di Napoli all’interno della Cattedrale, davanti a migliaia di fedeli. La liquefazione è ritenuta annunciatrice di buona novella per la città; al contrario, si ritiene che il mancato scioglimento sia presagio di eventi negativi. Un analogo fenomeno si verifica a Pozzuoli, dove, nella chiesa di San Gennaro, è custodita la lastra di marmo sulla quale si suppone che il prelato fosse stato decapitato. Il cippo sarebbe ancora impregnato di sangue.

 

E ancora oggi c’è chi sostiene che quelle stesse tracce rosse diventino di colore più intenso e trasuderebbero in concomitanza con la più importante liquefazione del Duomo. Su tali fenomeni il Vaticano ha sempre mantenuto un atteggiamento distaccato definendoli prodigi, non miracoli. La distinzione è sottile: mentre il miracolo si definisce come un fatto che ha per causa un intervento soprannaturale, il prodigio, sebbene esca dall’ordine naturale delle cose, è interpretato come l’annuncio divino di eventi.

 

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Pubblicato il
9/08/2023