Nelle ultime settimane, si sono registrati tre omicidi nel territorio napoletano, avvenuti in maniera pressoché simile: a perdere la vita sono stati tre ragazzi giovani, tutti e tre uccisi con delle armi da fuoco da ragazzi altrettanto giovani. Primo fra tutti Emanuele Tufano, ucciso in uno scontro tra bande rivali; poi Santo Romano, che ha pagato con la vita per aver pestato una scarpa; e infine Arcangelo Correra, vittima di un “gioco” con una pistola.
Oggi abbiamo il piacere di discutere di questo importante fenomeno con una grande mamma e grande donna.
La dottoressa Di Maggio ha perso suo figlio, il giovanissimo Giovanbattista Cutolo, in un terribile episodio di criminalità giovanile.
Dottoressa Di Maggio , secondo lei, a cosa è dovuta questo fenomeno via via sempre più crescente a Napoli?
Il fenomeno dilagante dei minori che sparano è qualcosa che io sto denunciando da quando è successa l’immane tragedia nella mia vita, da quando Giogio è stato ucciso da un minorenne armato. Ho sempre detto che, se non si interviene sia dal punto di vista riabilitativo, ma in modo vero e autentico, sia dal punto di vista delle pene certe, questo fenomeno continuerà a dilagare.
Mi spiego: se i ragazzi iniziano a pensare, come purtroppo già succede, che, poiché sono minorenni, nulla viene fatto loro — perché le pene sono molto leggere e le carceri sono concepite con un approccio basato sul premio e sulla ricreazione, non certo su una vera riabilitazione — continueranno ad armarsi e a uccidere anime innocenti.
Un tema cruciale è anche quello delle armi ostentate sui social. C’è tutto un mondo del web e dei social che deve essere monitorato, ma che, purtroppo, ad oggi non è ancora stato adeguatamente regolamentato.
La tragedia che l’ha vista protagonista in prima persona ha scosso enormemente l’opinione pubblica e le autorità. In che modo lo Stato si sta muovendo per contrastare questo fenomeno?
L’immane tragedia che mi ha coinvolto con la morte di mio figlio ha creato uno scossone nelle coscienze, nelle autorità e nelle istituzioni. Mi sono impegnata tanto per cambiare la legge sui minori, per la messa alla prova e per il reato di “stesa”. Questo impegno ha portato alla nascita della “legge Giovanna Battista Cutolo”, inserita nel decreto delle norme di Caivano.
Il fatto che il ministro Piantedosi sia venuto a Napoli per affrontare questa emergenza dilagante dimostra che lo Stato cerca, in qualche modo, di contrastare il fenomeno. Tuttavia, la situazione rimane molto grave. Sarebbe necessario introdurre il reato di apologia mafiosa per chi inneggia alle pistole, sia nelle canzoni sia sui social. Fino a quando questo fenomeno non verrà adeguatamente contrastato, continueremo ad avere persone armate che possono sparare e uccidere.
Negli ultimi anni, Napoli sta riscontrando grandi consensi in tanti ambiti, da quello turistico a quello sportivo. Ciononostante, la città continua a leccarsi le ferite e pagare con la vita dei giovanissimi.
Dal suo punto di vista, cosa può fare il popolo napoletano per arginare questo fenomeno?
Il fatto che Napoli abbia avuto una rinascita dal punto di vista turistico e dei flussi di persone, contribuendo anche al PIL, può farci piacere fino a un certo punto. Dobbiamo sempre ricordare che Napoli è fatta di due anime contrapposte: una positiva e l’altra problematica. Bisogna prestare attenzione a quella Napoli fatta di inciviltà, subcultura e persone che danneggiano la città. Utilizzare soltanto l’immagine di una Napoli in cui “va tutto bene” non è utile, perché si rischia di ignorare le problematiche della parte più sofferente della città.
La vicenda di suo figlio ha dato inizio a tante battaglie per la legalità. Quale messaggio vorrebbe trasmettere ai giovani ragazzi napoletani?
La vicenda di Giogio, come dicevo, ha scosso le coscienze. Grazie alla sua morte, è stata conferita la medaglia d’oro al valore civile, riconoscendo il suo sacrificio per aiutare un amico in difficoltà. Questo ha generato tantissima bellezza intorno a lui: aule, concerti, panchine, teatri gli sono stati dedicati. Mio figlio ha generato uno tsunami di bellezza meraviglioso.
Tuttavia, il mio obiettivo è trasmettere ai ragazzi un messaggio importante, e lo sto facendo da un anno, da quando è avvenuta la tragedia. Sto andando in tutte le scuole per far capire ai giovani che la bellezza non sta certo in un paio di scarpe griffate, ma in un quadro di Caravaggio, in una bellissima canzone o in un tramonto. Se non insegniamo ai nostri figli questi valori, non ci sarà un futuro per loro, e continueremo ad avere tante vittime, giovani vite spezzate dall’ignoranza, dalla cattiveria e dalla malvagità.
Ringraziamo la dottoressa Di Maggio per la disponibilità e ci auguriamo che tragedie come quella che ha subito in prima persona possano non verificarsi più!
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