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Votare è un diritto, ma stavolta è un dovere per cambiare l’Europa

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Le elezioni europee di sabato e domenica si annunciano come quelle nelle quali il numero di coloro che si asterranno, almeno in Italia vedremo poi negli altri stati membri, supererà il numero di coloro che andranno a votare.

Almeno a giudicare dalle ultime tendenze rilevate dagli istituti demoscopici sembra difficile eguagliare la percentuale di partecipazione al voto del 2019: 54%.

Chi legge si renderà conto del tema di fondo, un paese dove un cittadino su due non va a votare è un paese che ha una democrazia “acciaccata”. Questa riflessione è necessaria anche perché da pochi giorni abbiamo celebrato, senza risparmiarci le solite polemiche di piccolo cabotaggio, la festa della Repubblica.

Come stanno, dunque, le nostre istituzioni?

Non bene a quanto pare. La disaffezione sta raggiungendo picchi incredibili, le inchieste sul malaffare (in attesa, sia chiaro, del giudizio definitivo) non contribuiscono certo a costruire un clima di fiducia e partecipazione verso la cosa pubblica.

La politica viene vista come inutile, se non dannosa. Un ostacolo e non una opportunità. Uno strumento avverso alle famiglie, alle imprese, alla società e non come il motore principale per lo sviluppo economico e sociale di un paese.

Le responsabilità sono varie e, a dire il vero, tutto il sistema paese è in crisi. La sfiducia colpisce tutti: il mondo della stampa e della informazione, la magistratura, persino la Chiesa accusa un calo di consenso.

Il quadro nel quale ci muoviamo è questo, la crescita economica non si vede e i risparmi degli italiani si assottigliano.

Le ricerche più serie indicano una ulteriore compressione della classe media e un divario sempre maggiore fra i “ricchi” e i “poveri”.

Chi ha di più, ha sempre di più. Chi ha di meno, ha sempre di meno. Questo è quanto, senza avventurarsi in analisi complesse. 

Tuttavia, almeno per chi vi scrive, vale quell’antico adagio che recita:

“Se non ti occupi di politica, la politica si occuperà di te…e non sempre è un bene”.

Io continuo a pensarla così. Viviamo in un mondo devastato dai conflitti, uno di questi è in corso nel cuore del continente.

Per non parlare di quello che accade in Medio Oriente o in tanti paesi africani. Tutto questo avviene senza che le istituzioni europee riescano a esprimere autorevolezza e protagonismo.

Eppure senza una Europa politicamente più forte e più coesa, sotto ogni punto di vista, è fondamentale.

Di fronte a giganti come la Cina gli Stati Uniti la stessa India non è pensabile giocare un ruolo con l’egoismo e la beata solitudine dei nazionalismi.

E del resto l’asse franco tedesco non è, da solo, all’altezza della sfida di rappresentare l’intera politica europea.

Serve il nostro contributo, come la si pensi. Il destino dell’Italia, si gioca anche (io credo soprattutto) fra Bruxelles e Strasburgo. Per questo è importante, nonostante tutto, andare a votare il prossimo week end.

Non importa per chi, anche se mi permetto di dire che bisognerebbe preferire chi si candida per andarci davvero in Europa non per finta, ma partecipare è tutto ciò che abbiamo. Non restiamo a guardare, non accontentiamoci di essere spettatori.

Potremmo pentircene amaramente.

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Pubblicato il
6/06/2024
Scritto da