Madre Italia, il Bel Paese
L’Italia è un paese che ha vissuto nella sua storia periodi di grande fasto e prestigio: Pensiamo all’Impero Romano, al Medioevo ed al Rinascimento. Un paese ricco di storia, dove l’arte è fiorita ed ha dettato regole a tutto il mondo. L’Italia è il luogo della buona cucina, del clima mite e delle tradizioni e fino al 1500 è stato il paese più ricco del mondo.
Poco dopo l’unità d’Italia, dal 1861 in poi, la penisola ha vissuto un periodo di forti ondate di emigrazione verso nuovi continenti, sopratutto le Americhe. Si stima che tra il 1876 ed il 1976 oltre 24 milioni di italiani lasciarono il paese per cercare fortuna altrove. Fu solo grazie al boom economico del dopoguerra che la penisola italiana cominciò a ripopolarsi. Nel 1981 fu fatto il primo censimento Istat degli stranieri in Italia che calcolava la presenza di 321.000 immigrati.
Gli italiani, anche se a volte qualcuno se ne dimentica, sanno bene cosa significa essere dei “fuorisede”, per usare un termine moderno, dei migranti in un paese straniero. Il problema è che l’Italia è stato uno degli ultimi paesi a vivere un’integrazione multietnica così massiccia come quella degli ultimi decenni e le vecchie generazioni faticano ancora ad abituarsi.
Ogni popolazione ha le proprie usanze, la propria cultura, i propri costumi, ma infondo non dobbiamo dimenticarci che esiste una sola “razza”: quella umana.
Chiunque, oggi con più facilità di un tempo, può decidere di stabilirsi in un luogo differente dal proprio paese di nascita e considerarlo casa, che sia per necessità o per una pura casualità della vita. C’è da dire, inoltre, che se si cresce e si trascorre gran parte della propria esistenza in un paese, è difficile non sentire quel sentimento che i greci chiamavano TOPOFILIA, cioè il rapporto di profondo attaccamento che lega una persona al luogo in cui ha vissuto per lungo tempo.
Questa è la storia di un attore italiano, nato a Seul, nella Corea del Sud ed adottato a soli tre mesi da una famiglia originaria di Bergamo, in Lombardia. Il suo nome è Yoon Koo Cometti Joyce, in arte Yoon C. Joyce.
Yoon C. Joyce, classe ’75, non ha avuto una vita facile. Il lavoro del padre lo ha portato a spostarsi molto durante la propria infanzia, dall’Arabia Saudita all’Algeria fino all’Austria, tornando poi in Italia all’età di 16 anni. Avere tratti somatici diversi, in un’Italia non ancora abituata ad una moltitudine etnica, ha portato Yoon a vivere momenti difficili durante il periodo delicato dell’adolescenza, ricevendo spesso attacchi discriminatori guidati da un razzismo inconsapevole, in un paese, all’epoca, ancora ignorante in materia.
Il mondo dell’arte è stato per lui un’ancora di salvezza: comincia a dipingere e disegnare fumetti per evadere da un mondo che non voleva accettare le sue apparenti diversità. Scoperta la dimensione dell’improvvisazione teatrale si appassiona al cinema, visto come un mezzo di comunicazione per essere accettato, per sentirsi “normale”.
Yoon frequenta diverse scuole di recitazione, fra cui l’Accademia d’arte drammatica a Los Angeles, l’Actors Studio di New York, il C.T.A. (Centro Teatro Attivo) di Milano e s’impegna in diversi corsi di recitazione a Roma e all’estero, dove riceve grandi soddisfazioni recitando in film diretti da grandi nomi del Cinema come Martin Scorsese, Gabriel Salvatores, Benson Lee e Ridley Scott. Ha partecipato anche a diverse produzioni per il piccolo schermo, sia nazionali che internazionali, come la serie spagnola di fantascienza Paraiso ed attualmente impegnato nella nuova serie Noi Siamo Leggenda, un teen drama a tinte fantasy diretto da Carmine Elia (“Mare Fuori”, “Sopravvissuti”), una coproduzione Rai Fiction e Fabula Pictures in collaborazione con Prime Video.
Recentemente ha pubblicato con la casa editrice Porto Seguro il suo primo romanzo intitolato Elohim. Una storia molto cinematografica in cui il lettore viene catapultato in una dimensione distopica ricca di misteri.
Dopo l’attentato dell’undici settembre l’attore Yoon C. Joyce decide di tornare in Italia, spinto anche da quel sentimento di appartenenza al paese che più di tutti considera casa. Perchè al di là del suo aspetto asiatico, Yoon è italiano a tutti gli effetti ed in quanto tale ha deciso di portare avanti una battaglia di sensibilizzazione contro quegli stereotipi ancora presenti nella mente delle vecchie generazioni e sopratutto nel cinema italiano, per cui non vi si riconosce come cittadino italiano qualcuno che non abbia fattezze europee.
Lo stesso problema di “arretratezza mentale” lo si può trovare in ogni ambiente: dallo sportivo come il caso della pallavolista Paola Egonu, all’ambito medico come ciò che successe nel 2022 al medico originario del Camerun Enock Rodrigue Emvolo nominato titolare di un ambulatorio in provincia di Varese, dove i suoi nuovi pazienti non volevano farsi visitare da uno straniero. Ma si può considerare “straniero”, non italiano, un individuo cresciuto nel nostro paese?
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L’attore Yoon C. Joyce parla perfettamente non solo la lingua italiana, ma anche il dialetto della città dov’è cresciuto, il bergamasco, come lo si evince dal cortometraggio diretto ed interpretato da lui stesso, che vuole far riflettere con ironia.
Dopo aver partecipato a quasi 50 film, il sogno di Yoon è quello di portare il cinema italiano nel mondo moderno, mettendo da parte gli stereotipi per cui un uomo dalle fattezze orientali debba esclusivamente parlare in modo macchiettistico o fare ruoli marginali perchè i protagonisti dei film Italiani debbono essere unicamente di fattezze europee.
“Bisogna bucare i Confini Nazionali e stare al passo con il mondo che cambia” ha dichiarato l’attore, esprimendo il suo desiderio di continuare a far cinema in Italia a patto che l’industria cinematografica prenda atto dell’evoluzione sociale degli ultimi anni. Ormai anche l’Italia è un popolo composto da diverse etnie, molte di seconda generazione, che si sentono appartenenti a questo paese e in quanto tali hanno il bisogno di vedersi rappresentati anche sul grande ed il piccolo schermo, abbandonando i vecchi ruoli, spesso negativi, con i quali sono da sempre identificati.
L’attore ha svelato: “Ho un progetto innovativo in mente, si chiama Reus, Vendetta. È una sceneggiatura che potrebbe dare il via ad un vero rinnovamento nel panorama cinematografico italiano. Spero di trovare presto qualcuno che voglia concedermi l’occasione di dare finalmente una svolta al mondo ormai stantio ed antiquato del cinema del nostro paese”.
Inquadra il Qr code e scopri di più sull’attore Yoon C. Joyce.