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Oliviero Toscani: lo sguardo che ha rivoluzionato la fotografia

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E’ spesso banale ritenere che alla base di una fotografia si ponga uno sguardo. Eppure è questo il vero motivo che rende opera d’arte una fotografia o che la lascia, piuttosto, stagnare in una mediocrità profonda. Le capacità artistiche sono inevitabili: la sensibilità nella percezione luminosa, il posizionamento del soggetto, la proiezione della camera, il cono visuale. Ma tutto questo non basta!

E’ interessante, in questi termini, notare come la fotografia applichi un’inversione sintattica: il soggetto della fotografia non è il fotografo (colui che compie l’azione), quanto – piuttosto – il protagonista della foto, colui/colei attorno al quale si snoda l’intera cristallizzazione ambientale. Il fotografo, allora, assume le sembianze di un costruttore di mondi, di un edificatore di elevata sensibilità. Ed è lì che la fotografia diviene una questione di sguardo: l’incrocio tra la seducibilità del mondo da catturare e l’atto catturante di chi si fa sedurre.

In questo rapporto estetico, Oliviero Toscani, che oggi ci ha lasciati, è stato un autentico maestro. Un maestro controverso, particolarmente burbero nei modi, crudo nelle scelte, ma vero!

Oliviero Toscani: una vita per la fotografia

La cifra stilistica di Oliviero Toscani è definibile da un dettaglio: nel 1956, una sua foto è pubblicata per la prima volta sul Corriere. Oliviero Toscani ha, a quel tempo, 14 anni ed accompagna suo padre a Predappio, in quanto reporter della tumulazione di Mussolini. Tutti i fotografi, lì accorsi, si concetrano sulla cerimonia, con l’obiettivo di far collocare anche la nascente Repubblica dinanzi alle macerie che l’hanno costituita.

Oliviero Toscani, invece, si focalizza su Rachele Mussolini, la storica moglie del duce. Ciò che consegna è un volto dolente e contenuto, una sorta di strana pietà laica che lascia apprezzare, oltre al gesto politico, il risvolto umano che risiede in ogni gesto, la normalità affettiva di una tumulazione. Quello sguardo unico, per sensibilità e lungimiranza, viene immediatamente raccolto dal Corriere e pubblicato. Da lì, inizia la lunga carriera di Oliviero Toscani. Si diploma in fotografia a Zurigo e, dalla metà degli anni Sessanta, si dedica alla fotografia pubblicitaria. Prima l’Algida, poi ElleVogueGQHarper’s BazaarEsquireSternl’Uomo Vogue e Donna. Quindi, i primi grandi progetti per le case di moda: Valentino, Chanel, Fiorucci, Prènatal.

Questa ascesa conduce Oliviero Toscani, dal 1982, al vincente sodalizio con Benetton, che si amplifica nel 1991, con la nascita della rivista Colors e, nel 1994, con la nascita di Fabrica, centro internazionale di fotografia e di nuova comunicazione moderna. Il sodalizio Toscani-Benetton è inevitabilmente vincente, al punto da fargli conferire premi e lauree ad honorem. Soprattutto, però, dà ad Oliviero Toscani la possibilità di esprimere tutta la sua forza stilistica e descrittiva. Forza che, talvolta, sconvolgerà l’opinione pubblica.

Bacio tra prete e suora. Archivio Benetton

Vedi, nel 1989, una donna bianca che allatta un neonato nero. Vedi, nel 1991, il bacio tra un prete ed una suora o un bambino bianco ed un bambino nero che si abbracciano. Vedi lo scatto di un jeans, mostrante l’attaccatura delle natiche, con il celebre messaggio “Chi mi ama mi segua”. Vedi, nel 2000, la serie fotografica sui condannati a morte negli Stati Uniti d’America o, successivamente, il bimbo ancora legato al suo cordone ombelicale.

Vedi, nel 2007, la campagna firmata per Nolita contro l’anoressia nervosa. Il soggetto sarà l’attrice Isabella Caro che poserà nuda nel suo 1,64 metri per 31 chili. Una scelta divisiva. Una scelta che fece infuriare tanto i più progressisti, per l’estremo coraggio di veduta dimostrato, tanto i più conservatori, che ritenevano come questa scelta fosse semplicemente una trovata di marketing.

Fu, sempre nel 2007, che Oliviero Toscani firmò il progetto Razza Umana col quale, per sconfiggere definitivamente le differenze razziali, realizzava una bacheca fotografica dei bellissimi e variegati tratti somatici del volto di oltre 100mila italiani, provenienti da tutte le zone d’Italia , e di cittadini d’Israele, della Palestina, del Guatemala. Solo la malattia, scoperta nel 2023, poteva frenare uno sguardo sul mondo tanto fermo e roboante.

Contro il Razzismo. Archivio Benetton

“Scandalizzare è un diritto, essere scandalizzati è un piacere”

“Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati sia un piacere e chi non vuol essere scandalizzato è un moralista”. Questa dura affermazione è quella che maggiormente si confa alla personalità di Oliviero Toscani. Sembra quasi iconico che questa frase sia stata pronunciata da Pier Paolo Pasolini, alcuni giorni prima della sua terribile morte, durante il suo soggiorno in Francia per il doppiaggio di Salò – 120 Giornate di Sodoma. Un film, ancora tutt’oggi, introvabile in Italia e che fece davvero rabbrividire, per la sua crudezza simbolicità veritiera, l’opinione pubblica del tempo.

Contro ogni forma di omofobia. Archivio Corriere

Oliviero Toscani insiste su quella stessa falsa riga. Anzi, il suo è un atteggiamento ancor più radicale del poeta friulano (è così che affettuosamente è ricordato Pasolini, malgrado sia nato a Bologna). Toscani, infatti, sfrutta la pienezza della comunicazione di massa, la pubblicità, per disintegrare le masse, per spogliare i cittadini dinanzi al messaggio efferato di una storia anti-edonistica.

Il principio edonistico della moda, la volontà di soddisfare l’appagante accettazione sociale, il ricorso ad una seducibilità calibrata, divengono il terreno fertile ideale per un ossimoro dalla carica assolutamente esplosiva. Toscani – si può dire – tormenta l’ottusità critica dei consumatori sul loro stesso campo, ricostruisce i sistemi di diffusione commerciale e pubblicitaria per valicare ogni standardizzazione, ammazza gli standard con gli stessi standard.

Così, se la Mulino Bianco offriva il concentrato di una famiglia radiosa ed arcadica (per una volta banalizzo il senso letterario del termine), se la Fiat mostrava la quotidianità di un arrivismo capitalistico costruito, se le grandi case di moda stilizzavo la bellezza affinchè fosse riproposta serialmente e conducesse ad un acquisto certo, Oliviero Toscani spazzava via il campo, facendo entrare il mondo reale e la reciprocità, molto spesso negata, che faceva raccontare ai consumatori la vita e non viceversa. Lo scandalo di Toscani, dunque, si annidava come una pullula sanificatrice entro tutte le città, tutti i centri di commercio, tutte le comunicazioni di massa.

Oliviero Toscani con “Razza Umana”

La sua è arte che, nel trionfo del cambiamento di funzione brechtiano, si serve anti-produttivamente del mezzo di ricezione a larga scala, per isolare il consumatore alla sua venatura critica. Non modelli pre-impostati, ma la seducibilità di una vita che urla le sue stranezze, le sue incongruenze, la sua volontà anti-clichè, il mito – ora costruito – di un linguaggio moderno nella storia.

Le foto, sopra menzionate, hanno questa carica esplosiva, questo edonismo negato, che genera un edonismo urente, una faglia nuova. Oliviero Toscani si avvale della critica fomentata, del perbenismo e del moralismo non per farne una battaglia – come per Pier Paolo Pasolini – ma per costruirne un’onda. Ed è così che, quando quegli scatti paiono allontanare come una peste, si sono intrufolati, inseriti nella mente collettiva.

Certamente, questa è stata una mossa azzeccata anche da Benetton in un reciproco compromesso: la totale libertà artistica provocatoria al prezzo di un’esaltazione del prodotto commerciale. Eppure, come in ogni realtà, l’arte del compromesso si rivela una penitenza che conduce a degli effetti positivi: grazie a questo sodalizio, ci viene consegnato uno sguardo unico ed irripetibile. Lo sguardo fotografico di Oliviero Toscani che, oggi, non è morto: si è solo consacrato!

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Pubblicato il
13/01/2025