Una Pasquetta che mai più dimenticheremo. Solo pochi giorni fa avevamo salutato con gioia le dimissioni del Santo Padre dopo quasi un mese di di ricovero in ospedale. Pensavamo che il peggio fosse passato. E invece stamattina alle 7.35 Papa Francesco è morto.
È tornato alla Casa del Padre.
E con lui se ne va molto più di un Pontefice.
Chi era Papa Francesco
Se ne va un uomo che, per dodici anni, ha provato a tenere insieme un mondo sempre più disumano, a riallacciare i fili di una società sempre più disgregata e violenta.
Era un Gesuita, nel senso più profondo del termine, attento agli ultimi ai fragili e agli invisibili.
Era un Papa sensibile, umile ed empatico. Una figura che univa e non divideva e che nel corso del tempo era diventata un punto di riferimento ideale non solo morale anche per chi, come chi vi scrive, non è un fervente cattolico.
È stato il Papa che ha abbracciato i migranti a Lampedusa.
Che ha lavato i piedi ai carcerati.
Che ha visitato le favelas, i campi profughi, i malati, i dimenticati.
Che ha chiesto perdono per gli errori della Chiesa.
Che ha detto no alla guerra, ai muri, ai respingimenti, alla ricchezza che umilia.
Che ha detto che ogni vita conta. Ogni. Anche quella di chi fugge. Anche quella che il mondo non vuole vedere.
Non c’è dubbio che alcune posizioni, abbiano destato perplessità. E del resto il Santo Padre è, per definizione, il più Politico dei politici.
Ed è dunque naturale che le sue esternazioni non siano sempre unanimemente condivise.
Ma, è doveroso sottolinearlo, Papa Francesco si è contraddistinto per la nettezza e le coerenza delle sue posizioni.
Si è spenta la voce che in questi anni, con più forza, si è levata a difesa della pace, contro la barbarie della guerra; la voce che con più coerenza ha difeso le ragioni degli emarginati, dei malati, degli ultimi.
Si è spenta la testimonianza più coerente a difesa dei valori umani universali e del dialogo fra i popoli.
Il rapporto del Papa con Napoli
Con Napoli aveva un rapporto speciale, la sua visita nel 2015 fu segnata da momenti di connessione fisica e sentimentale con i nostri concittadini veramente eccezionali (celebre la rincorsa di un pizzaiolo sul lungomare per consegnarli una fumante margherita).
Se pensiamo alle tragedie di Gaza, alla violenza che si sta consumando da anni in Ucraina a tutto ciò che l’essere umano sta compiendo nel mondo imbruttendolo e intossicandolo, ci rendiamo conto di quanto invece quella soave e profonda voce argentina ci mancherà.
Ci mancherà quello che diceva e come lo diceva.
Nei prossimi giorni si aprirà la “corsa” alla successione e naturalmente sarà un Conclave che entrerà di diritto come il più delicato della storia contemporanea di Santa Romana Chiesa.
Ma ora è il momento di pregare e di pensare alla figura di un uomo straordinario che ha voluto lasciarci senza rinnegare se stesso.
I medici gli avevano raccomandato prudenza e riposo. Ieri, nel giorno della Pasqua, il Santo Padre ha voluto concedersi un bagno di folla.
Purtroppo l’ultimo. Ma se è vero che la morte non è niente ed è solo passato dall’altra parte noi a quella parte continueremo a guardare sperando che ci indichi ancora una strada e ci faccia sentire meno soli.
Mai come ora ne abbiamo bisogno.
A Dio Santo Padre. Ciao Francesco.
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