Donald Trump vince nettamente le Presidenziali Americane.
Dopo la cocente sconfitta del 2020 quando a prevalere furono i Democratici grazie a Joe Biden, arriva la rivincita per il controverso tycoon. Un trionfo non del tutto inaspettato ma non previsto nelle dimensioni.
I repubblicani vincono nel voto popolare, non era accaduto nemmeno nel 2016 quando la Clinton venne sconfitta proprio da Trump, e vincono tutti gli “stati in bilico”.
Crolla il famoso muro blu democratico, che doveva essere la fortezza elettorale che avrebbe consentito a Kamala Harris di diventare la prima donna Presidente degli Usa. Così non è stato.
Cosa è successo alla Harris?
Sulla Harris ha pesato l’essere subentrata in corsa, altro evento straordinario per la politica americana, e il giudizio pesante sia sul suo operato come vice di Biden sia quello altrettanto negativo sull’operato dell’amministrazione democratica uscente.
Non sono bastati i numeri pur buoni rivendicati dai Democratici soprattutto sul versante economico per evitare una disfatta che apre una ferita profonda nel Partito. La stanchezza per le guerre, pagate in buona parte dagli americani, la crisi generale che ha appesantito la classe media, la paura per una immigrazione clandestina fuori controllo, la voglia di “ordine e sicurezza” interna.
Tutti fattori che hanno unito non solo l’elettorato storico repubblicano ma anche uomini e donne anche giovani che alle scorse elezioni votarono per Biden costringendo Trump a 4 anni di opposizione.
Per la Harris non sono bastati finanziamenti record alla sua campagna elettorale (1 miliardo di dollari e più di donazioni), la stragrande maggioranza degli attori degli sportivi e degli artisti che si sono spesi per lei pubblicamente, e il fatto di essere assai più giovane del rivale per avere la meglio.
La debole ricetta economica, la difficoltà a marcare una netta discontinuità da Biden essendo stata sua numero 2 e quindi principale sodale, e in generale un carisma che ha faticato a venir fuori in campagna elettorale, hanno portato la Harris ad una sconfitta particolarmente severa.
Perchè ha vinto Trump?
Su Trump non hanno pesato gli scandali, le condanne, il linguaggio violento, le volgarità di ogni tipo cui ci ha abituato.
L’attentato di Luglio, quando una pallottola ha rischiato di ucciderlo, lo ha reso ancora più “iconico” costruendo su quel tragico evento una formidabile campagna di comunicazione.
Tornando all’analisi del voto emerge, anche negli Usa come in Italia del resto, una grave mancanza di empatia tra pezzi della società sempre più colpiti dalla crisi economica e da un senso di precarietà profondo e la “Sinistra” nelle sue varie declinazioni e sfumature.
Trump come la Meloni tanto per continuare nel parallelismo ha offerto una piattaforma programmatica semplice e chiara capace di rassicurare l’elettorato “di mezzo”, che è quello in America come in Italia, che ti fa vincere le elezioni. Milioni di personali alle quali i discorsi sui massimi sistemi non interessano più, sordi di fronte alle pur sacrosante rivendicazioni sui diritti civili, sull’inclusione sul multiculturalismo.
Non parliamo di neo fascisti, o di pericolosi turisti della democrazia. Parliamo di donne e uomini, giovani e anziani che hanno paura.
Paura della povertà, paura di uscire di casa, paura del futuro. E sulla paura la destra mondiale offre cure, discutibili e talvolta inutili se non dannose sia chiaro, che convincono.
Cosa ci dobbiamo aspettare…
Se difendiamo, come giusto che sia, il valore assoluto della democrazia dobbiamo innanzitutto non solo accettare il risultato elettorale (anche quando non ci piace) ma occorre una seria riflessione sul significato stesso del voto.
E’ probabile che l’Europa da oggi sia ancora più debole, che la politica dei dazi già annunciata da Trump provocherà problemi alla nostra economia. In epoca di nuovi nazionalismi ognuno fa e va per conto suo. Ma questa è un’altra storia.