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L’innovazione di Fabrizio von Arx in Casa Stradivari: le sue parole

Tipo di attivitàMusica
StagioneTutto l'anno
RegioneLombardia

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Tradizione e innovazione. Sono le parole che meglio descrivono il violinista Fabrizio von Arx, lo svizzero-napoletano che trasforma ogni nota in un manifesto.

Visionario, audace e carismatico, Fabrizio von Arx ha preso in mano la direzione artistica della Fondazione Casa Stradivari e l’ha portata fuori dagli schemi: non più tempio silenzioso, ma crocevia culturale, residenza per artisti e fucina per nuove idee.

Con un violino del 1720 tra le mani e lo sguardo fisso sul futuro, Fabrizio von Arx ha trasformato l’antica dimora cremonese del liutaio più celebre della storia – Antonio Stradivari – non solo in attrazione popolare, ma soprattutto in un luogo adibito all’ospitalità di masterclass di liuteria e di musica.

A raccontarci questa visione è proprio colui che guida il timone di Casa Stradivari, con la stessa intensità con cui accarezza le corde del suo prezioso violino.

Buongiorno Fabrizio, benvenuto a inItaly.eu, è un piacere averti con noi. Facciamo subito qualche domanda sulla dimora liutaia. Che tipo di visione ha portato con sé per Casa Stradivari e qual è la sua idea di direzione artistica?

Nel 2020 intrapresi un viaggio per riportare lo Stradivari “The Angel” – ex Madrileno del 1720, che ho il piacere di suonare e che in quell’anno compiva 300 anni, a Cremona, la sua città natale. 

Fu in quell’occasione che scoprimmo e visitammo la Casa Nuziale di Stradivari.
Varcata la soglia “vidi” subito chiaramente la vita del giovane Stradivari: intento nella costruzione dei suoi violini al piano terra; ascoltarli con i suoi amici musicisti al piano superiore e ammirarli sull’altana così leggendaria riscaldarsi dai raggi del sole cremonese.

Ebbi un’idea molto chiara: restituire vita e centralità a un luogo che non è solo storico, ma profondamente simbolico.

Casa Stradivari, per me, non doveva essere semplicemente conservata e ristrutturata, ma doveva essere vissuta. Bisognava creare un ecosistema culturale in cui far convivere ricerca, formazione e dialogo tra generazioni. 

Mi sono sempre ispirato alle tre caratteristiche principali, che oggi potremmo chiamare i «segreti» di Stradivari, che hanno segnato la vita del grande liutaio cremonese: grandi maestri con allievi di talento, esperienza e perseveranza ed il legame profondo tra musicisti e liutai. Con quest’idea è nata Fondazione Casa Stradivari e la sua visione di far musica. 

Fabrizio von Arx
Credit: Press kit Casa Stradivari
Fabrizio von Arx
Credit: Press kit Casa Stradivari

Casa Stradivari ha origini molto antiche, si cerca di mantenere quella tradizione facendola dialogare con l’innovazione? Anche attraverso gli strumenti magari.

La storia di Casa Stradivari, direi di tutta la città di Cremona, è straordinaria, potente ed è sempre fonte di grande ispirazione. La tradizione di Stradivari è la via maestra e ci indica soprattutto un «modus operandi» unico nella costruzione del suono perfetto insieme alla bravura di grandi musicisti. Un’eredità viva da conservare, da coltivare ed innovare secondo l’estetica liutaria-musicale contemporanea: una grande responsabilità per quanto riguarda la direzione artistica. 

A Casa Stradivari ogni giorno accade questo: due masterclass, una di liuteria e l’altra per giovani musicisti, che si intrecciano tra loro; un dialogo costante tra artisti e liutai, tra tradizione ed innovazione; mai in conflitto, ma sempre potenziandosi a vicenda, grazie alla presenza di grandi artisti e di grandi maestri liutai che frequentano Casa Stradivari. Tutti con lo scopo unico della ricerca del suono del presente, che deve e dovrà sempre emozionarci. 

In fondo uno dei «segreti» di Stradivari è stato proprio quello di essere vissuto nella stessa epoca di una generazione di grandi violinisti/compositori: Vivaldi, Corelli, Tartini solo per citarne alcuni. Grandi violinisti che stavano innovando la tecnica degli strumenti ad arco e che ispiravano i liutai e la liuteria di quell’epoca d’oro. 

L’arte della musica, la voce degli strumenti da scoprire non ha soluzione di continuità, vive con il suo tempo e con le sue generazioni; a noi il compito di tradurre in suono quello che la storia e l’innovazione ci suggeriscono.

Facciata Casa Stradivari
Credit: Press kit Casa Stradivari
Facciata Casa Stradivari
Credit: Press kit Casa Stradivari

Come vengono scelti gli artisti o i musicisti coinvolti nelle attività?

La scelta dei musicisti e dei giovani liutai è il risultato di selezioni ed audizioni.
Giovani, certamente impeccabili dal punto di vista tecnico, ma che abbiano anche loro una visione, un’urgenza creativa e soprattutto grande disponibilità al confronto.
Chi arriva a Casa Stradivari non viene solo per dedicarsi alla formazione, esibirsi in concerto e confrontarsi con idee, caratteri e personalità diverse, ma per entrare in una comunità artistica, in un processo creativo costante. È questo che cerco e che ho trovato in tutti i musicisti chiamati in residenza: verità, apertura e perseveranza artistica.

La musica si fa sempre insieme con tutti gli altri. 

Credit: Press kit Casa Stradivari
Credit: Press kit Casa Stradivari

Com’è l’organizzazione pratica delle attività? Lei è coinvolto anche nei dettagli operativi o si concentra più sulla visione artistica?

La mia attività a Casa Stradivari si sviluppa attraverso diverse dimensioni: le lezioni dedicate ai giovani musicisti della masterclass; le prove d’ascolto dei violini realizzati dai giovani liutai ed anche quella di far scoprire con entusiasmo, ai numerosi turisti che visitano Casa Stradivari, il suono unico dello Stradivari “The Angel” – ex Madrileno del 1720, raccontando loro la sua storia in questo luogo carico di memoria e di fascino. La divulgazione, a cui mi dedico particolarmente, è una delle missioni di Casa Stradivari. È veramente emozionante vedere alcuni dei visitatori commuoversi al suono del violino in questi spazi così evocativi. 

Seguo ogni fase delle attività con grande attenzione, lavorando fianco a fianco con la Responsabile di Casa Stradivari, il cui impegno è prezioso e fondamentale, operando sempre in sintonia con le linee guida tracciate dal Consiglio di Fondazione. 

Ovviamente amo sapere cosa succede in ogni piano della casa, sentire il suono che esce dalla nostra Sala della Musica, vedere i trucioli di legno sui banconi. Molto stimolante è anche il compito di far conoscere la città di Cremona agli artisti in residenza. 

C’è un progetto particolare a cui tiene particolarmente all’interno di Casa Stradivari?

Non direi che c’è un vero e proprio progetto in particolare che mi sta a cuore di Casa Stradivari: lo sono tutti, anche perché sono complementari tra loro.
Senza dubbio è molto emozionante quando ci riuniamo nella Sala della Musica con i giovani musicisti ed i giovani liutai, sotto la maestria di un grande artista in residenza, per discutere di suono, di risonanza, di estetica musicale fino a serata inoltrata: quando succede vedo compiersi lo scopo artistico di questo progetto e di questa Casa Nuziale che ha ripreso in pieno il fermento creativo di un tempo. 

Andando più sul personale, si reputa una persona esigente nel lavoro? Ha delle abitudini particolari da rispettare?

Quando si lavora con la musica e con gli strumenti musicali, con la materia viva degli strumenti, con le emozioni del pubblico, non ci si può permettere di essere superficiali. La bellezza richiede rigore e dedizione. Quindi, le abitudini da rispettare sono quelle di un lavoro quotidiano e di una ricerca costante di nuove soluzioni interpretative. 

Ci sono progetti futuri di cui vorrebbe parlare? 

Tanti progetti e soprattutto tanta musica!

Alcuni legati alla programmazione musicale, altri di più ampie vedute, che coinvolgono collaborazioni internazionali e progetti educativi. Quello che posso dire è che continueremo a lavorare perché Casa Stradivari sia sempre di più punto di riferimento non solo per chi costruisce o suona strumenti, ma per chi cerca un luogo in cui pensiero ed arte possano incontrarsi. Un laboratorio aperto, un’odicina della cultura. Il futuro, per me, è sempre qualcosa da progettare insieme agli altri. 

Il progetto Casa Stradivari è nato da un viaggio e posso quindi dirvi che Casa Stradivari tornerà a viaggiare per promuovere la grande musica, ma soprattutto il suo messaggio di vitalità artistica che la contraddistingue.

Cortile di Casa Stradivari
Credit: Press kit Casa Stradivari
Cortile di Casa Stradivari
Credit: Press kit Casa Stradivari

È un violinista di fama mondiale. Cosa lo rende unico rispetto agli altri?

La verità è che non ho mai cercato di distinguermi per essere “unico”, ma per essere vero. Ho sempre suonato con sincerità, cercando la mia voce interiore, la mia sensibilità.

Questo cerco di tramandare, come filosofia dell’interpretare, ai miei giovani allievi.

Un’ultima curiosità: c’è qualcosa su di lei che il pubblico non sa, ma che meriterebbe di essere raccontata?

Sembrerà strano ma, nonostante suoni molto spesso davanti ad un pubblico numeroso, sono una persona introversa e riservata. Il mio modo di essere veramente estroverso lo trovai, da bambino, attraverso il suono del mio violino. 

Grazie, Fabrizio, per essere stato con noi, non possiamo che augurarci un viaggio lungo e prospero per Casa Stradivari.

Segui Fabrizio von Arx sui social: Instagram
Qui il sito di Casa Stradivari per maggiori informazioni
Pubblicato il
4/05/2025
Scritto da