Rivista online

Casa Stradivari, La Bottega del Violino riapre a Cremona

RegioneLombardia

Condividi

Riapre dopo più di un anno di lavori a Cremona, antica capitale della musica e del violino, Casa Stradivari, il museo dedicato al famoso liutario cremonese Antonio Stradivari, eccellenza del patrimonio artistico italiano.

Quello degli artigiani cremonesi è una vera e propria arte di costruzione degli strumenti ad arco, una pratica unica che nel 2012 è divenuto Bene Immateriale Unesco.

La professione liutaria inizia a svilupparsi a Cremona nel XVI secolo. Intere famiglie erano coinvolte nel lavoro di bottega, producendo pezzi raffinati e unici. Ricordiamo in particolare le famiglie Amati, Stradivari e Guarneri del Gesù che realizzarono la più ampia produzione di strumenti ad arco di tutti i tempi e che sono conosciuti in tutto il mondo come celebri liutai cremonesi. Un vero modello per i liutai di tutto il mondo.

Antonio Stradivari faceva parte di questi artisti che tramandavano di padre in figlio le approfondite conoscenze dei materiali e delle tecniche di lavorazione.

Antonio Stradivari è forse il liutaio più conosciuto al mondo, a lui si devono i primi studi sulla modifica dell’inclinazione del manico. Fino ad allora infatti il manico era semplicemente appoggiato alle fasce e fissato con tre chiodi (metodo barocco), ma questi strumenti si potevano apprezzare solo in piccoli ambienti.

Con l’avvento della musica moderna, che veniva eseguita nei teatri, fu deciso di dar maggiore tensione alle corde per avere più potenza di suono. Da qui la necessità di inclinare maggiormente il manico all’indietro e di eseguire “l’incastro”, cioè incastrare e incollare all’interno dello zocchetto una parte del manico in modo che potesse resistere alla tensione creata. Fu poi necessario allungare la catena ed anche la tastiera in modo da poter accedere alle posizioni più alte e sostituendo quest’ultima con un legno più resistente cioè l’ebano.

Così grazie ad Antonio Stradivari nacque il violino moderno.

Furono costruiti dall’artista cremonese, magnifici strumenti conosciuti in tutto il mondo, come i Grandi Stradivari “Betts” (1704), “l’Ernst” ed il “Greffhùle” (1709), il “Parke” (1711), il “Boissier” ed il “Sancy” (1713), il “Cremonese” (ex “Joachim”, 1715), il “Messia” (1716), ed il “Canto del Cigno” (1737). All’interno i suoi strumenti portano l’etichetta in latino: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat.

Le sue migliori opere furono costruite tra il 1698 ed il 1725. Raggiunse l’apice tra il 1725 ed il 1730. Dopo il 1730 molti strumenti portano la scritta nell’etichetta “Sub disciplina Stradivarii“, probabilmente perché costruiti dai suoi figli, ne ebbe 10 dai suoi due matrimoni.

Oltre a violini, viole e violoncelli, Stradivari creò anche arpe, chitarre, liuti e tiorbe; si stima in tutto oltre 1100 strumenti musicali.

Ancora oggi, la tradizione richiede che il procedimento di lavorazione dei violini sia esclusivamente manuale, che la stagionatura del legno sia naturale e che in nessun caso vengano usate parti di provenienza industriale. Ogni dettaglio, anche quello che sembra solo decorativo, ha la sua valenza e il suo significato nella realizzazione del pezzo.

Ad affiancare il lavoro delle 150 botteghe liutarie che, tutti i giorni, rinnovano la tradizione dei grandi maestri del passato, c’è la Scuola Internazionale di Liuteria, frequentata da studenti italiani e stranieri interessati non solo alla pratica della costruzione dello strumento ma anche all’apprendimento della storia che ha portato alla maestria.

A Cremona, inoltre, nacquero e si svilupparono i canoni fondamentali del melodramma e del madrigale con Claudio Monteverdi nella seconda metà del Cinquecento, mentre nell’Ottocento la lirica trovò il suo paladino in Amilcare Ponchielli.

Cremona è tutt’oggi l’indiscussa città del violino, conta infatti circa 157 botteghe liutaie, 6 archettai, 5 botteghe organarie, 15 teatri, un distretto della Musica e ben 500 eventi l’anno.

L’idea di rendere il luogo dove visse e lavorò per gran parte della sua carriera il celebre Antonio Stradivari, la dobbiamo al Maestro Fabrizio von Arx, violinista svizzero di origini napoletane, direttore artistico della Fondazione Casa Stradivari, insieme agli altri soci fondatori Antonio Gambardella, Vincent Bernasconi e Stefania Soldi, in stretta sinergia con il Comune di Cremona.

Un anno e mezzo di lavoro, e la scintilla che solo la grande musica sa far brillare: il 4 luglio a Cremona, dopo un lungo intervento di restauro e valorizzazione, ha riaperto Casa Stradivari, il magnifico edificio di tre piani su Corso Garibaldi dove ha vissuto e lavorato il liutaio più famoso di tutti i tempi. Questo progetto vuole essere non solo uno spazio aperto a tutta la cittadinanza ma, soprattutto, un luogo di formazione dove far crescere e tramandare l’antica arte liutaria cremonese.

È iniziato tutto con un violino:

Uno Stradivari, oggi ribattezzato The Angel, datato 1720. Uno strumento dalla lunga vita, passato nelle mani di tanti proprietari, tra cui anche Deborah Read, moglie del presidente americano Benjamin Franklin, fino ad arrivare al maestro Fabrizio von Arx.

“Nel 2020 – racconta von Arx – il violino ha tagliato il traguardo di 300 anni di storia: in quell’occasione ho deciso di tornare nel luogo dove è nato, da dove partono le sue origini.”

Da Ginevra, von Arx arriva in Italia, a Cremona. Qui ritrova l’edificio che fu dimora e bottega di Antonio Stradivari subito dopo il suo matrimonio con Francesca Ferraboschi, anno 1667. ancora in piedi, ma nulla rimanda alla sua straordinaria vocazione musicale. Il piano terra, il primo laboratorio di liuteria di Stradivari, era occupato da un negozio di souvenir. I piani superiori, dove un tempo il liutaio metteva ad asciugare i suoi preziosi legni, erano adibiti a magazzini.

Von Arx torna in Svizzera determinato a fare qualcosa. Nel 2021 crea la Fondazione Casa Stradivari insieme a Gambardella, che oggi la presiede, Bernasconi e Soldi. Riescono a recuperare l’edificio e ad avviare il progetto di restauro e riqualificazione di Casa Stradivari.

Un anno e mezzo dopo, il traguardo: martedì 4 luglio 2023, il taglio del nastro ha svelato la facciata dell’edificio restaurato, così come gli interni e la sua nuova vita di spazio ritrovato.

casa stradivari

A partire dall’autunno 2023, infatti, Casa Stradivari sarà ancora una volta luogo di cultura e dialogo tra la dimensione artistica e quella artigianale del processo di costruzione del violino, due livelli inscindibili nella concezione del liutaio. Le residenze d’artista saranno ospitate nell’ex bottega del maestro e, nel segno della sinergia tra arte e manualità, nelle stesse sedi giovani liutai provenienti da tutto il mondo, seguiranno corsi di formazione della durata di 18 mesi per la costruzione di strumenti ad arco seguiti da specialisti del settore.

Uno spazio restituito alla città e alla musica, aperto a chiunque voglia visitarlo.

L’inaugurazione di Casa Stradivari è stata il 4 luglio, in ricordo di un’altro 4 luglio, quello del 1667, quando si svolsero le nozze di Antonio Stradivari con la vedova Francesca Ferraboschi, prima moglie dalla quale ebbe 5 figli.

Due concerti hanno preceduto il taglio del nastro: domenica 2 luglio nel cortile del Palazzo Comunale, von Arx si è esibito con il suo Stradivari del 1720, seguito dal clavicembalista Paolo Corsi e l’Orchestra del Conservatorio Monteverdi. Lunedì 3 luglio, invece, presso l’Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino, c’è stata l’esibizione di Von Arx accompagnato dal pianista Kit Armstrong.

 

Pubblicato il
18/07/2023