Gabriele Parpiglia è un giornalista, conduttore radiofonico e autore televisivo, ideatore di celebri programmi TV come il Grande Fratello VIP, Verissimo, L’isola dei famosi e il Maurizio Costanzo Show.
La sua carriera è iniziata come cronista per la testata Panorama, per poi iniziare a scrivere per settimanali come Chi e TV Sorrisi e Canzoni. Attualmente conduce il programma radiofonico Protagonisti su RTL 102.5.
Diamo il benvenuto a Gabriele Parpiglia, volto noto della TV e del giornalismo italiano. Ciao Gabriele, da poco è uscito il tuo ultimo libro “Sotto attacco di panico”. Ci racconti come nasce questo progetto?
Io già soffrivo degli attacchi di panico, ma con il covid chiaramente si è accentuato tutto. Lì ho iniziato a parlarne per la prima volta sui social, mi rispondevano all’incirca 15-16 persone. Poi col tempo non ho mai smesso di averli accanto. Il panico poi si dirama in depressione, in ansia, in insonnia, in rabbia, in altre migliaia di diramazioni. E così poi ho iniziato a metterli nero sul bianco, e sono passati poi tre anni.
Il panico può diventare anche, in alcuni casi, il burnout, di cui oggi il 46% degli italiani soffrono. E quindi non riuscivo a chiudere questo libro. E poi soprattutto mi sono reso conto che prima ricevevo 15-16 messaggi, mail, oggi sono oltre mille, da parte di persone che si confidano con me e non lo facevano magari con chi avevano accanto per vergogna, paura, timore di essere giudicati, eccetera.
E allora ho detto, se ce la fai, puoi fare un libro che sia di passaparola, necessario per aiutare coloro che non hanno i mezzi per capirlo, per parlarne, per avere le cure necessarie.
E diciamo che è nato così, ecco.

Il tuo percorso da giornalista nasce diversi anni fa. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera? Chi sono state le figure fondamentali in questo tuo viaggio?
Fin da piccolo volevo fare questo lavoro: mentre i miei compagni, i miei amici si compravano i giornaletti porno, le sigarette, io mi compravo una macchina da scrivere. Mi piaceva perché con la macchina da scrivere mi autorecensivo mentre giocavo al Game Boy o al Commodore 64. Quindi io volevo fare questo lavoro.
Però sai, la mamma del sud diceva, “studia giurisprudenza e fai l’avvocato”. Le voci per fare questo lavoro erano tutte: “è un mondo, è una casta, è difficile”, però io volevo fare questo lavoro e sapevo che prima o poi ce l’avrei fatta. Se mi chiedi chi sono i miei maestri, ti cito colui che per me è stato il tutto, nel vero senso della parola.
Ho un qualcosa che nessuno potrà mai togliermi, come quando vinci la Coppa del Mondo: io ho lavorato con Maurizio, con il dottor Costanzo, e questo non me lo potrà mai togliere nessuno. Da lui non solo ho imparato tanto e rubato tanto negli anni in cui abbiamo lavorato insieme, ma ho imparato proprio anche a vivere, non solo i trucchi del mestiere.
Se poi ti devo citare qualcun altro, sicuramente ti ci metto chi mi ha insegnato a montare un servizio: la bravura di Mario Giordano che ti faceva rifare i servizi nel Lucignolo anche 13 volte. Poi ho collaborato per anni con Adriano Galliani, un signore nella sua professione. Un bravo maestro è stato anche Claudio Brachino, che è uno che lavorava, e lavora, mettendo il senso della notizia prima di tutto.
Sicuramente tra le persone da cui non ho imparato niente, ma credo ti avrei insegnato qualcosa io, invece cito Alfonso Signorini.

Diciamo che hai avuto tutti maestri di un certo calibro.
Mi sto dimenticando qualcuno, però sì, tanti maestri e anche non maestri, perché non è detto che qualcuno ti impari qualcosa da tutti. Purtroppo ho avuto anche la parentesi di Signorini, che per me è stato il periodo che forse ha inciso anche sulla mia salute mentale e ha dato vita a questo libro.
Dopo esserti messo a nudo con l’uscita del nuovo libro, credi che le persone ti conoscano completamente, o c’è ancora qualcosa che tu nascondi?
No. La cosa più bella che mi è capitata in questi giorni, in cui io ho girato 21 città, 21 comuni, in 27 giorni, è che le persone mi abbiano detto, dopo avermi ascoltato mentre facevo la presentazione, “sei come ti avevo immaginato”.
Ecco, quel “sei come ti avevo immaginato” significa che comunque non ho tradito le aspettative di chi mi segue, di chi è andato a conoscermi nel tempo, di chi ha perso del tempo per conoscermi a fondo e non in maniera superficiale.
Quindi non penso minimamente di aver deluso le aspettative.

A quale tra i diversi programmi di cui sei autore sei rimasto più legato?
Lucignolo e Verissimo senza ombra di dubbio. Il Costanzo Show su tutti, ma ripeto, quello fa parte di un percorso di vita, non è lavoro.
È risaputo che Gabriele Parpiglia è un giornalista che rivela delle verità abbastanza “scomode”. Ti sono mai pesati gli aggettivi che ti sono stati attribuiti durante la tua carriera?
Probabilmente ne arriveranno degli altri.
È successo e risuccederà, il punto è molto semplice. Se vuoi fare questo lavoro, mettendoci la faccia, devi allargare le spalle e devi essere pronto a tutto. Anche con il dilagare dell’odio social, devi sapere che non puoi rimanere “vergine”, mettiamola così.
Secondo me non esiste la soluzione o il “me ne frego” totale: l’offesa fa male sempre e comunque, però ci si può sempre tutelare da questo. Finché non metteranno i documenti, affinché uno possa accedere sui social, purtroppo questo sarà un motivo di discussione, di dibattito.
Abbiamo già letto di persone che si sono suicidate. Come il bagnino, un po’ di giorni fa, che è annegato in piscina e si è ucciso, ancora prima di un processo, di sapere se fosse colpevole o meno, per insulti social. Purtroppo, secondo me, questo andrà a peggiorare.
Al di fuori della tua veste di giornalista, come si caratterizzano le tue giornate nel quotidiano?
Non saprei dirlo perché sono uno che dorme poco, provo ad essere sul pezzo il più possibile, gestisco una newsletter, faccio radio, faccio lavori di tv. Dal 7 luglio, finalmente dopo 8 anni, partiranno i lavori per una nuova docuserie, alla quale tengo tantissimo, quindi oggettivamente non riesco a dirti com’è il mio quotidiano.
Il mio quotidiano comunque so che, essendo azienda di me stesso, è fatto di lavoro. Sono molto contento che la mia newsletter sia riconosciuta in classifica come quarta migliore in Europa attualmente, questo mi rende molto orgoglioso.

Cosa vuoi dirci in chiusura?
Andate in libreria o usate Amazon, perché le librerie oggi soffrono, magari un libro te lo fanno trovare solo quando diventa di successo e non all’inizio.
Comunque, comprate il libro, perché è un libro che può servire, che può aiutare e che può sicuramente aprire il dialogo.
Grazie mille per esserti raccontato a noi. Ti auguriamo un prospero futuro professionale e personale, e ti aspettiamo per raccontarci tutte le novità.
Sotto attacco di panico: La mia storia, il mio burnout, la mia ripartenza
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