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Autonomia differenziata, una riforma opportuna. Ma non così.

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L’autonomia differenziata non è altro che il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato. Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.

E’ molto difficile parlare di questo argomento senza trattare aspetti di natura tecnica evitando di utilizzare termini che sono più adatti ai manuali di diritto costituzionale ce non al linguaggio comune.

E tuttavia, sebbene che vi scrive sia personalmente convinto che tale riforma non vedrà mai la luce, è giusto che anche noi proviamo ad occuparci dell’argomento.

Non è del tutto sbagliato affidare alcune competenze alle regioni: un modello differenziato infatti asseconda l’autogoverno dei territori per rispondere alle differenti esigenze di ciascuna delle comunità locali. Ovviamente, ciò deve avvenire nella garanzia dell’uguale godimento dei diritti fondamentali da parte dei cittadini da nord a sud.

Il rischio, che è avvertito diffusamente specie nel Mezzogiorno, è che questo progetto di riforma finisca in realtà per acuire le storiche disparità fra Nord e Sud del paese creando una sorta di secessione di fatto.

E’ comprensibile il richiamo che viene da tanti opinionisti e esponenti politici anche meridionali ad una maggiore responsabilità delle classi dirigenti del Sud sulla capacità di spendere di più e meglio le risorse che arrivano ma non possiamo negare che, specie negli ultimi anni, il Mezzogiorno ha avuto tagli o comunque mancati trasferimenti di fondi che lasciano perplessi. E’ notizia di questi giorni la denuncia agli organi competenti che il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha fatto avverso il Ministro Fitto per la questione del Fondo Sviluppo e Coesione.

Insomma la tensione attorno a questo argomento è alta e la gran parte dei cittadini italiani non ha ben compreso la vera natura della discussione.

Preoccupazione è stata espressa in modo netto dal Vescovo di Napoli Battaglia:

“l’autonomia differenziata contiene nel suo corpo la divisione, intesa come volontà egoistica e come perverso progetto politico.

La volontà egoistica dei ricchi e dei territori ricchi, il progetto, antico di poco più di quarant’anni fa, di dividere l’Italia, separando il suo Nord, divenuto opulento con le braccia e l’intelligenza dei meridionali, da quel Sud impoverito dalla perdita di risorse, di forze fisiche e intellettuali, svuotato progressivamente di fondamentali ricchezze al posto delle quali sono arrivati a fiumi inganni e false promesse”.

Parole durissime che rispecchiano le preoccupazioni di cui parlavamo prima.

Per quello che mi riguarda non sono ideologicamente contrario al principio di autonomia differenziata, ma come opportunamente sottolinea il costituzionalista Alfonso Celotto l’autonomia differenziata è neutra, dipende da come la usi. La puoi usare bene e allora diventa strumento di competitività, ma se la usi male diventa motivo di spaccatura.

Ecco, allo stato attuale, mi pare che con questa riforma la bilancia penda più sul negativo.

Pubblicato il
30/01/2024
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