Questa volta ci occuperemo del Museo Fisogni di Tradate, ovvero il Museo delle Pompe di Benzina, una realtà da record! Vuoi scoprire perché?
Il Museo Fisogni di Tradate
Eccoti la prima di una serie di tappe alla scoperta delle sale espositive italiane che hanno abbracciato con enorme entusiasmo un grande progetto: il Museo del Turismo. Da una geniale idea spagnola, concepita da Alberto Bosque su spinta del suo amico Serge Patelli, inizieremo il nostro viaggio con un focus tutto tricolore. Che siano piccole teche, spazi dedicati all’interno di hotel o veri e propri musei, ciò che conta è la volontà di mantenere viva la memoria di un settore che “muove letteralmente” l’intero globo terrestre.
Alberto e l’Italia: da 9 mesi di Erasmus a un Amore lungo 11 anni
Sarebbe impossibile scindere questa straordinaria iniziativa dalla mente che lo ha concepito e dal suo profondo vincolo con l’Italia. Tutto è iniziato nel 1992 con un programma Erasmus presso la Sapienza di Roma, a cui Alberto si era approcciato per approfondire i suoi studi in Diritto e sperimentare la bellissima esperienza da studente in un contesto stimolante come il Bel Paese. Tuttavia, la sua permanenza si è prolungata oltre il periodo previsto: dai 9 mesi iniziali, si è innamorato così tanto della nostra Terra che ci è rimasto per ben 11 anni. Ha iniziato a lavorare per un’agenzia viaggi inbound, poi per una catena di hotel e, addirittura, come cantante.
Italia, un Paese dalle mille opportunità
Per sbarcare il lunario, il giovane e poliedrico ragazzo spagnolo non si è fatto mancare nulla. In realtà, il lavoro di cantante è stata la prima opportunità, proprio all’indomani del suo arrivo a Roma. Dunque, se gli chiediamo la sua esperienza con la Città Eterna, il nostro Alberto non potrà che affermare di essersi sentito accolto e amato fin da subito.
Galeotto fu il gemellaggio italo-spagnolo
Tutt’ora, ci tiene a ribadire che “pur non essendo italiano, non si è mai sentito straniero in nessun momento, in nessun giorno della sua duratura stagione italiana“. L’ospitalità calorosa e il trattamento umano, tratti tipicamente latini del resto, lo hanno accompagnato lungo lo Stivale attraverso il quale ha avuto numerose possibilità di viaggiare per motivi professionali. Qui, le sue molteplici conoscenze hanno rappresentato un ulteriore impulso alla nascita del Museo del Turismo.
La Genesi del Museo del Turismo in Italia
In Italia, ha assorbito tanto di quel che gli sarebbe servito per generare un’idea tanto semplice quanto fuori dal comune. Le relazioni umane e gli incontri tra anime affini sono state, per un certo verso, il vero collante per un progetto così ambizioso. Solo menti visionarie potevano scorgere in lui un piccolo seme che avrebbe dato vita a una rigogliosa foresta che sta gettando le sue radici in tutto il mondo, giorno dopo giorno. Non a caso, la Sala n.3, ovvero l’FH55 Grand Hotel Mediterraneo di Firenze è la prima sede museale in assoluto in Italia, muovendo i passi sull’esempio della Sala 1 – Hotel Zentral Parque, a Valladolid, e della Sala 2 – Hotel Abba Playa, a Gijón.
Gli spazi museali in Italia
Prima di raccontare la storia del nostro speciale protagonista, a puro titolo informativo, ricordiamo le sedi attualmente operative in Italia che aderiscono alla più ampia rete del Museo della Storia del Turismo su scala globale.
- SALA 3: FH 55 Grand Hotel Mediterraneo, Firenze;
- SALA 14: FH 55 Grand Hotel Palatino, Roma;
- SALA 16: Hotel de La Ville, Genova;
- SALA 18: Museo Castello D’Albertis, Genova;
- SALA 51: Agenzia “Proyecto España”, Napoli;
- SALA 60: Hotel Oxford, Roma;
- SALA 67: Comune di Praiano, (provincia di Salerno);
- SALA 73: Sede di Lab Travel Group, Torino;
- SALA 76: Museo Fisogni, Tradate (provincia di Varese);
- SALA 81: Museo Touriseum-Museo Provinciale del Turismo, Merano (provincia di Bolzano).
Il Museo Fisogni delle Pompe di Benzina a Tradate
Grazie alla disponibilità del Dr. Marco Mocchetti, referente e curatore del Museo Fisogni di Tradate, in provincia di Varese, ma soprattutto alla brillante personalità di uomo come il Signor Giudo Fisogni, avremo modo di conoscere da vicino la storia di una raccolta iniziata per caso e divenuta, via via, un riferimento internazionale nel suo genere.
Davvero emozionante per me mettere nero su bianco la poliedricità, la passione e le capacità straordinarie del Signor Guido che si è aperto, si è raccontato a me con la stessa naturalezza con cui si parla con un amico. Un’opportunità che ho accolto come un autentico privilegio, come un onore concesso per divulgare un pezzetto di quella che è stata l’opera di ricostruzione dell’Italia all’indomani del secondo conflitto mondiale.
Guido Fisogni, un uomo dalle mille risorse
Per iniziare a descrivere il Museo delle Pompe di Benzina di Tradate, non possiamo prescindere dal leitmotif che collega l’intero progetto del Museo del Turismo. Il nome del Museo, come è facile intuire, viene dal cognome di un uomo con una visione fuori da ogni schema e canone.
Il Signor Fisogni non si è fermato davanti a nulla, soprattutto davanti all’ostacolo più grande: chi non credeva in lui. Impresa folle o perdita di tempo erano le parole che più spesso si sentiva pronunciare soprattutto dalle persone a lui più vicine. Tuttavia, la sua determinata caparbietà e il suo inestinguibile slancio non si sarebbero mai arresi a quel ronzio nelle orecchie, paragonabile ad un’insulsa e fastidiosa mosca.
Lo stesso fondatore del Museo definisce la sua idea “strana” e “folle”. La parola chiave di tutto, invece, è serendipità e, a breve, capirete perché.
Un’impresa azzardata e coraggiosa
Tutto ebbe inizio nel 1960 quando il giovanissimo ed ambiziosissimo Guido, di ritorno dalla leva militare che all’epoca era obbligatoria, decise di metter su un’impresa edile. La particolarità stava proprio nel fatto di canalizzare il suo percorso esclusivamente nella realizzazione di stazioni di servizio.
Dunque, demoliva le vecchie per lasciar posto alla realizzazione delle nuove. Inizialmente, il team era composto dal Fisogni che guidava il camion, coadiuvato dalla collaborazione di 2 soli operai. Dopo appena 5 anni, la piccola azienda, che aveva raggiunto quota 110 dipendenti, realizzava impianti in tutta Europa, in Svizzera, Albania e ovunque si aggiudicasse le gare d’appalto con le società petrolifere.
Una passione che brucia ancora come fiamma viva
Parlando con il Signor Giudo, la mia mente ha iniziato a viaggiare alla scoperta del giovane che, nonostante lo scorrere del tempo, è tutt’ora presente: entusiasta della sua vita, del suo passato e degli obiettivi conseguiti. Torno coi piedi per terra e proseguo con la storia di questa straordinaria persona che è letteralmente “benzina sul fuoco”, passione pura ed esempio per chi, in tempi duri come quelli odierni, ha perso la speranza.
Una sana e pura follia foriera di un inatteso successo
Ecco giunti al momento di svelare il motivo della magica serendipità che colora questo significativo esempio di eccellenza italiana, uomo dedito al lavoro al sacrificio e fortemente radicato a dei profondi valori morali.
Fu proprio al principio, quando ancora conduceva il suo camion che, addentratosi in una cava per prelevare della sabbia, fece un incontro ravvicinato con un rottame abbandonato e piuttosto malmesso. Chiese, dunque, al proprietario della cava cosa se ne facesse e questi replicò che se lo avesse rimosso e portato via gliene sarebbe stato grato. Ed è così che è partito il Museo, con questo primo reperto raccattato alla stregua di un rifiuto, di uno scarto da salvare e valorizzare. Lo stesso fil rouge lega il destino di Alberto Bosque a Guido Fisogni, capaci di salvare dall’oblio degli oggetti destinati a divenire rifiuti e che avrebbero terminato il loro ciclo di vita in una discarica.
Dalla passione di un piccolo collezionista al Guinness World Record
La cosa insolita è che uno dei 110 operai, per oltre 40 anni, si è occupato esclusivamente del restauro dei rottami che Guido riportava a casa come “prezioso bottino“.
Non vi era persona che non lo considerasse “fuori di testa“, compresa la sua cara moglie che, da donna per bene di altri tempi era poco contenta di accumulare “relitti e residuati“. Guido non si curò di lor, perché il suo progetto innato viveva già di vita propria nel suo cervello. Tale disegno si divincolava come un animale incapace di stare chiuso in gabbia. E, in effetti, era nutrito da una visione davvero geniale, quella che normalmente all’inizio viene attribuita solo ai “matti” in un mondo piatto e ordinario.
Nonostante tutti remassero contro questa iniziativa che ha dell’incredibile, il tempo gli diede ragione e i complimenti non tardarono ad arrivare. Tuttavia, non si trattava di semplici successi, il Museo si configura come Storia di oltre 100 anni di distribuzione della benzina. Ma non è ancora abbastanza: la raccolta Fisogni è ritenuta la più completa al mondo in quanto comprende ben 200 distributori e migliaia di cartelli e gadget, per un totale di oltre 5000 pezzi. Ciò gli è il valso il riconoscimento di Guinness World Record nel 2000, una vera soddisfazione se non addirittura una rivincita.
Il Museo in cifre
Volendo parlare di numeri, il distributore più vecchio, recuperato in Svizzera, risale addirittura al 1892. Mentre il più recente e, per certi versi tecnologico ed innovativo, è quello per la ricarica delle macchine elettriche, dono della ditta tedesca Ionity. Un omaggio della vicina Germania a colui che ha faticato a divenire profeta in patria, un modello di distributore che consente la ricarica in appena 15 minuti. Un pezzo che valeva la pena mostrare ai visitatori nel lungo viaggio della storia delle pompe di benzina.
Per 50 anni il Museo è rimasto a Palazzolo Milanese, sede dell’impresa e a circa 11 km dal capoluogo lombardo. In realtà, lo scopo di pubblicizzare l’azienda dell’ingegnoso e fantasioso Fisogni, portò molti lavori soprattutto dall’estero: se un’azienda aveva fondato un Museo, allora era una cosa davvero seria ed affidabile! Per cui, in numerosi accorsero a commissionargli opere che vennero accolte con il grande ardore che contraddistingue, a tutt’oggi, il simpaticissimo Guido.
Nonostante 15 anni fa abbia ceduto la ditta, il Museo sopravvive oggi a Tradate, in provincia di Varese, dove si è trasferito nella cascina di famiglia circa 10 anni fa.
Più che una raccolta, la creatura e l’orgoglio di Fisogni
Chiunque abbia modo di visitare il Museo Fisogni resta a dir poco meravigliato: molti pensano di trovare quattro rottami collocati alla rinfusa. Invece, ci si imbatte letteralmente in una raccolta organica di esemplari revisionati e dipinti coi colori originali. I pezzi manuali, essendo meccanici, sono tutti funzionanti; per cui una volta revisionati vanno una meraviglia, a differenza di quelli elettrici che, una volta fermi da 50 anni non sono più operativi.
Davvero insolito, secondo il Signor Guido, il fatto che il Museo sia famosissimo all’estero e pressoché sconosciuto in Italia. Ci riferisce che alcuni gruppi di giapponesi vi si recano in visita come prima tappa dall’aeroporto di Malpensa prima di procedere alla volta di Milano. Il motivo? Semplice. In Giappone, alcune riviste hanno parlato del Museo Fisogni e i nipponici, d’altronde, non smentiscono mai la loro fama di popolo di grande cultura. Se ci riflettiamo, anche noi ne siamo venuti a conoscenza per vie traverse, in modo indiretto, grazie al mio fortuito “incontro” con Alberto Bosque. In un modo o nell’altro, noi di INItalty siamo fieri che i nostri destini da Valladolid a Roma, per approdare finalmente a Tradate, si siano comunque incrociati. Ed è nostro obiettivo quello di dare risalto e voce ad una realtà che merita la massima attenzione sia su scala nazionale che globale.
Per un tour virtuale, entra qui
Chi si ferma è perduto: Villa Castiglioni, l’altro gioiello del Fisogni
E da buon imprenditore che si rispetti, il Fisogni non ha appeso gli scarpini al chiodo. Un uomo che non riesce a non avere stimoli e che non sa stare proprio con le mani in mano… Dopo aver venduto l’impresa, ne ha iniziata un’altra. Annessa al casale di famiglia, con la sede museale, convive e coesiste un luogo altrettanto speciale: Villa Castiglioni Fisogni.
Contornata da uno spettacolare giardino, è la location ideale per grandi eventi, soprattutto matrimoni ma anche meeting aziendali e raduni auto e moto. Anche qui, è la visione di Guido a gettare nuovamente i semi. La cascina di famiglia, tra l’altro appartenuta al garibaldino Cesare Castiglioni, era completamente abbandonata per cui, dopo un’accurata e necessaria risistemazione, è partito con questa ulteriore avventura.
Grazie Guido, la tua testimonianza è un dono prezioso per tutti noi!
Per ulteriori info, ti invitiamo a rivolgerti direttamente al Museo Fisogni attraverso i seguenti canali: