In Liguria vi è un luogo magico, San Fruttuoso, raggiungibile esclusivamente via terra – percorrendo in discesa tutta la riserva naturale di Portofino, dalla sommità di Camogli, in quella frazione a 269 metri sul livello del mare chiamata Ruta – oppure via mare – con un traghetto che può provenire da Santa Margherita Ligure oppure, dall’altro lato, da Camogli.
Il nome San Fruttuoso
Il luogo si chiama San Fruttuoso, dal nome del vescovo catalano le cui ceneri sono conservate qui, arrivatevi dopo una traversata dalle coste spagnole a seguito – si narra – dell’invasione araba.
I Doria
Vi è una splendida abbazia dedicata al santo e una torre costruita dalla nota e ricca famiglia di Genova, Doria, artefice di diverse conquiste della città ligure.
Una giornata a San Fruttuoso
Il turista classico, di solito, va a San Fruttuoso in giornata: una splendida traversata nel mare con lo spettacolo delle coste liguri, un bagno in un’acqua color smeraldo, una visita all’abbazia e alla Torre Doria, un pasto in uno dei bar e/o ristoranti presenti in questo prezioso fazzoletto di terra e sabbia, regalo del bosco all’essere umano. Si può infatti mangiare e bere in questa baia dalle acque cristalline e trovare un posticino al sole su una delle due piccole spiagge che circondano l’abbazia.
Dormire a San Fruttuoso
E, volendo, si può anche restare dormire, sia per trascorrere una nottata in un posto piccolissimo sul mare dove, terminato l’andirivieni dei traghetti, sopraggiunge un silenzio pressoché assoluto che può essere interrotto soltanto da versi di animali, sia se si è amanti delle traversate a piedi nei boschi.
L’ospitalità sul mare
I camminatori, infatti, spesso pernottano. Si può pernottare giù al mare in un hotel e, da quest’anno, in alcune stanze in affitto, oppure, già da un quindicennio, in collina, più o meno a metà dell’altitudine dei boschi del Parco.
Il trekking
Il Parco di Portofino è infatti meta di “pellegrinaggio” di chi ama fare trekking: si vedono sui suoi sentieri persone di ogni età e si odono diverse lingue straniere. I sentieri nel Tigullio sono molteplici; da queste parti ne passa uno che va da Santa Margherita a Camogli.
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L’agri-rifugio Molini nel Parco di Portofino
Questo percorso passa nel cuore del Parco di Portofino, dove c’è un agririfugio chiamato “Molini”. Si tratta di un vecchio rudere di proprietà della Regione Liguria che è stato recuperato e riammodernato integralmente da una cooperativa costituita da giovani del luogo che lo gestiscono.
Come si arriva all’agririfugio Molini
L’”Agririfugio Molini” è un’ottima base per percorrere gli oltre 80 km di sentieri del parco. Si arriva soltanto a piedi dalla vetta del monte – Ruta di Camogli -, oppure dal mare – San Fruttuoso.
L’ospitalità a Molini
L’agririfugio dispone di 11 posti letto divisi in tre camere. Due camere grandi, da 4 e 5 posti, funzionano come camerate condivise, e poi c’è una camera matrimoniale. È aperto tutti i giorni per pranzo e cena, mentre i pernottamenti sono su prenotazione.
La cooperativa Il Giardino del Borgo
L’agririfugio è gestito dalla cooperativa agricola Il giardino del borgo, che opera da oltre 20 anni sul territorio. La cooperativa è nata su un progetto di recupero ambientale del territorio agricolo alle spalle del borgo di San Fruttuoso.
La cooperativa, oltre a occuparsi di recupero ambientale, produce olio, olive in salamoia, confetture, sciroppi e marmellate, miele, prodotti estetici a base di erbe.
La nascita dell’agririfugio: l’intervista
Ho parlato con Emanuela Chinchella, una delle socie e soci della cooperativa.
“Nel 2000 – mi racconta – la Regione Liguria iniziò un progetto di recupero architettonico del borgo di San Fruttuoso. La cooperativa si offrì di occuparsi della parte agricola, recuperando lo storico uliveto (il cui impianto risale all’epoca dei benedettini, intorno al 1100), e di rimettere in produzione i terreni, molti dei quali erano stati abbandonati a partire dall’immediato dopo guerra”.
I tempi del recupero e del restauro
Un’operazione complicata, lunga e ambiziosa. “Ci sono voluti alcuni anni – continua Chinchella – per ripulire dai rovi decine di fasce, ricostruire muri a secco venuti giù nel tempo (o per l’intervento dei cinghiali). Poi, abbiamo deciso di mettere mano a uno dei ruderi che ancora esistono alle spalle del borgo. Così nel 2004 sono iniziati i lavori di restauro di quello che poi è diventato l’agririfugio”.
Le difficoltà del recupero
“I lavori sono partiti con molto entusiasmo, ma pochi soldi” – aggiunge con gli occhi orgogliosi Emanuela. Le difficoltà erano quindi molteplici, sia per una questione finanziaria che per l’entità del recupero, in un posto in cui i materiali non potevano giungere certo con le automobili o i camion, ma a piedi, con una piccola monorotaia da San Fruttuoso, o con gli elicotteri.
Il valore economico e culturale del progetto “Molini”
Emanuela mi racconta che l’allora Presidente della Regione Liguria capì il valore culturale, oltre che economico, del progetto e decise di sovvenzionare l’impresa, imponendo alla proprietà di contribuire economicamente ad una quota dei lavori. “Ricordo – continua Chinchella – che i terreni su cui lavora la cooperativa sono pubblici, vengono gestiti da Arte, agenzia regionale per i beni immobili regionali.
L’inaugurazione e l’ospitalità diffusa
Dopo 4 anni di fatiche, nel 2008 l’Agririfugio venne inaugurato e aperto al pubblico!
Da allora, offre ospitalità a chi è di passaggio, per riposarsi, godere di un panorama unico, fare una merenda prima di ripartire per il trekking, o a chi voglia mangiare prodotti genuini buonissimi e autoctoni e-o dormire nel silenzio di un bosco che guarda e protegge il mare e che è cura per l’anima.