Sarebbe del tutto improprio considerare Casa Leopardi allo stesso modo in cui il grande Nietzsche guardava alla storia antiquaria, ovvero quasi come una vecchia fotografia, cristallizzata tra le pagine di un vecchio libro, immersa in un passato che non ha più nulla da dire.
Al contrario Casa Leopardi è l’esempio di un museo che non si limita a celebrare la memoria dell’immenso Giacomo Leopardi. E’ proprio qui, infatti, a Recanati, nel cuore delle Marche, che questa struttura d’eccezione ha cercato, per citare ancora il filosofo tedesco, di superare quell’idea di passato che è solo da contemplare, ridotto a presente che non è più, con cui non si ha alcun contatto e su cui, ormai, non vi si esercita più alcuna volontà. In altri termini, privo di vita.
Perché la forza di Casa Leopardi sta tutta qui: nella confluenza di passato e presente, nella capacità di mettere in piedi un’atmosfera che dia ai visitatori la possibilità di immergersi nella vitalità di quel luogo, il quale cessa di essere oggetto di un passato di cui non si può far altro che celebrarne la memoria, e diviene ciò che: un presente tutto da vivere, attimo per attimo.
Un itinerario culturale, dunque, tutto da scoprire, dove la culla del genio leopardiano funge da sfondo a intensi momenti di riflessione e la poesia diviene il linguaggio di menti tanto argute quanto meravigliosamente fragili.

La Biblioteca Leopardi: la lettura che si fa dialogo
Dall’interno del palazzo di famiglia vi si può accedere alla Biblioteca Leopardi, un luogo sublime, che potremmo quasi definire un lungo racconto narrante il profondo legame che Giacomo aveva con i suoi libri e i suoi autori.

Un luogo in cui ogni volume rappresenta uno dei tasselli di quel grande mosaico storico-letterario che negli anni ha forgiato una delle menti più acute e incomparabili della letteratura italiana e internazionale.
La biblioteca fu voluta e creata da Monaldo Leopardi, padre del poeta, che fin da giovane iniziò a raccogliere libri con incessante passione. In pochi anni riuscì a mettere su una collezione tanto straordinaria da poter tranquillamente affermare che la biblioteca di casa divenne un centro culturale di soprana eccellenza.
È proprio qui infatti, tra queste mura, che il poeta dedicò ore ed ore della sua vita a studiare, approfondire, scrutare ogni testo minuziosamente, formandosi insieme ai fratelli Carlo e Paolina, sotto il vigile sguardo del padre. La conoscenza, in casa Leopardi, dominava sopra ogni altro aspetto della vita quotidiana. Non a caso è stata spesse volte definita il cuore pulsante della vita familiare.
È il 1812 quando Monaldo decide di aprire la sua biblioteca non più solo ai figli e agli amici, ma anche ai cittadini di Recanati. Un gesto tanto straordinario, quanto generoso, che ancora oggi viene ricordato da una lapide visibile nella seconda sala:
FILIIS AMICIS CIVIBVSMONALDVS DE LEOPARDISBIBLIOTHECAMANNO MDCCCXII.
La volontà di Monaldo fu poi ribadita anche nel suo testamento, dove scrisse di aver dato origine alla biblioteca “con grandi cure e dispendi, non solo per il vantaggio dei miei discendenti, ma anche per il bene dei miei concittadini recanatesi”.Grazie al meticoloso lavoro di catalogazione portato avanti negli anni da Monaldo e dai suoi figli, la biblioteca tutt’ora custodisce e dispone di ben 20.000 volumi.
Leopardi amava ricordare una frase di Filippo Ottonieri: “Il leggere è un conversare, che si fa con chi scrisse”Perché è questo ciò che rappresenta la biblioteca e la lettura in generale per Leopardi: un grande dialogo aperto con gli autori, da cui, negli anni, riuscì ad assorbire grande linfa vitale, la quale giocò un ruolo importantissimo nello sviluppo della visione del mondo del poeta e nelle sue inequiparabili abilità di scrittura, sempre accompagnate da un’ indelebile sensibilità senza precedenti.
“Ove abitai fanciullo”: l’ultima iniziativa di Casa Leopardi
A distanza di oltre due secoli dalla nascita del poeta, la famiglia decide di aprire al pubblico gli spazi più intimi e suggestivi del Leopardi, i quali offrono ai visitatori l’irripetibile opportunità di fermare il tempo ed entrare in contatto con quella che era la pura e semplice quotidianità del poeta.

È l’occasione di scorgere in ogni angolo di quelli che un tempo erano luoghi inaccessibili, qualche frammento conoscitivo in più del grande genio di Recanati.
Il percorso, poeticamente intitolato “Ove abitai fanciullo”, è diviso in diversi punti: si inizia dai saloni di rappresentanza del Palazzo Leopardi, passando per l’ineccepibile galleria d’arte, in cui è possibile ammirare le splendide collezioni di famiglia, per poi arrivare al giardino, grande ispiratore dei celebri versi de Le ricordanze, e concludere con gli appartamenti privati dove Giacomo visse e scrisse.
Addentrarsi nella camera da letto del giovane poeta segna sicuramente uno dei momenti più emozionanti della visita. È lì, nello spazio più personale e silenzioso della sua esistenza, che quell’idea di passato, così remoto, inafferrabile, non solo è abbandonata, ma è annichilita da una vitalità tutta tangibile in quel momento.

Come se gli anni che ci dividono dai giorni più memorabili e creativi della produzione leopardiana, svanissero in un istante. D’un tratto, guardando quella finestra, affacciata sul paesaggio marchigiano, ci sembra quasi di vederlo lì, a contemplar l’amata luna o le vaghe stelle dell’Orsa.
Momenti di profonda ispirazione che ci hanno regalato alcune delle pagine più formidabili della letteratura italiana.Considerare “Ove abitai fanciullo” un semplice itinerario culturale è riduttivo: è pura esperienza emotiva, un viaggio nell’universo interiore di Leopardi, che permette eccezionalmente di sentirne ancora la presenza viva, tra quelle mura che lo hanno visto crescere, riflettere, e naufragar nell’infinito.
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A cura di Clara Gifuni
Credit foto: Ufficio Stampa Casa Leopardi
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