È importante valutare quanto la carica tradizionale e di folklore sia importante nel nostro bel Paese. Riconoscere questo aspetto non significa porsi in uno stadio di ignoranza e superstizione, ma compiere una ricerca volta alle origini, capire ciò che ci ha garantito oggi d’essere così. La Festa del Muzzuni, allora, rientra tra queste possibilità e costituisce un passo importante per capire come e dove ricercare quell’aurea di mistero e di legame contadino che avvolge la nostra storia, la nostra lingua, la nostra cultura.
Cerchiamo di capire di cosa si tratta!
Dove? Da quando? Come mai: alla ricerca di coordinate
Siamo ad Alcara Li Fusi (Messina) ed ogni anno, la sera del 24 giugno, si celebra la Festa del Muzzuni. Si tratta di una celebrazione antichissima, capace di congiungere usanze pagane preesistenti a Festività di origine strettamente cristiana.
Nel dettaglio, storia / leggenda vuole che attorno al 1100 a.C. i superstiti di Troia, guidati da Enea si trasferirono in Italia e, dopo il soggiorno a Cartagine dalla regina Didone, sbarcarono in Sicilia. Qui, guidati da un certo Patrone, un gruppo di troiani decise di abbandonare la guida di Enea e di stanziarsi nel Messinese. Patrone, che era natio di Turio, costruì anzitutto un castello, attorno al quale fece sviluppare il centro di Turione, che corrisponde all’attuale Alcara Li Fusi.
Questa ricostruzione è certamente leggendaria, ma è innegabile che la Sicilia fosse il centro della Magna Grecia; dunque degli antichi insediamenti dei coloni greci. Questi erano particolarmente devoti a Demetra e Kore, rispettivamente dee della terra e della vegetazione. Il 21 giugno di ogni anno, durante il Solstizio d’estate, queste popolazioni tributavano feste e sacrifici alle due dee affinché queste benedissero il raccolto e facessero germogliare nuovi amori, famiglie numerose ed alleanze fruttuose.
Ma cos’è “U muzzuni”? Sono diverse le ipotesi al riguardo. C’è chi lo ricostruisce in “mozzata”, in virtù dell’uso di brocche mozzate nel collo (prive di collo); chi in “mazzuna”, termine con cui si indicavano i campi di grano falciati per il raccolto. Ma esiste anche un altro motivo.
Il Cristianesimo, venendo a contatto con queste tradizioni pagane e capendo la loro centralità culturale, ha optato – come tante altre festività pagane (pensiamo al Natale) – di tramutare la Festa in una Festa Sacra. Il 24 giugno, infatti, ricorre la Festa del Martirio di San Giovanni Battista. Una festa liturgica, quindi, poco distante dal Solstizio d’estate. Giovanni Battista, tra l’altro, è morto per decapitazione. Per cui, la sua testa – appunto – è stata mozzata. Da questo momento in poi, la Festa del Muzzuni è stata spostata al 24 giugno, unedo uso cristiano ed uso pagano.
Festa del Muzzuni: le donne al centro
Sono le donne le vere protagoniste rituali dell Festa del Muzzuni. Esse incarnano l’immagine della fertilità e caratterizzano le celebrazioni con diversi gesti rituali.
La sera e per tutta la notte del 24 Giugno, nel paese, si svolge la Festa del Muzzuni , considerata dagli antropologi tra le più antiche d’Italia, retaggio di un antico rito pagano legato al mondo contadino. All’imbrunire inizia la fase preparatoria della festa le cui protagoniste sono esclusivamente donne. Gli angoli più caratteristici del paese vengono “preparati” per accogliere gli altarini su quali verrà posto “U Muzzuni”. Attorno ad essi, sulle pareti, sui balconi e sulla strada, vengono stese le “pizzare”: tipici tappeti tessuti con l’antico telaio a pedale utilizzando ritagli di stoffa.
Sulle “pizzare”, disposte intorno ed ai piedi dell’altarino, vengono poggiati i piatti con i “Laureddi” (steli di grano fatto germogliare al buio), spighe ed umili oggetti del mondo contadino. Terminata questa fase, le donne rientrano in casa per preparare “U Muzzuni”, costruito da una brocca dal collo mozzo rivestita da un foulard di seta ed adorna di ori appartenenti alle famiglie del quartiere. Dalla sommità della brocca fuoriescono steli di orzo e grano fatti germogliare al buio, lavanda, spighe di grano già maturato e dei garofani.
Completato l’allestimento del Muzzuni, una giovinetta del quartiere, simboleggiante le antiche sacerdotesse pagane, lo porta fuori e lo colloca sull’altare già pronto. Si entra così, nel vero e proprio clima della Festa: ogni quartiere che ospita il “Muzzuni” viene animato con musiche e canti popolari.
In Particolare, i “Cantori” intrecciano “Chianote” e “Ruggere” canti polifonici che hanno come tema la vita contadina e sopratutto l’amore. Sono duetti scherzosi uomo-donna, canti di corteggiamento e d’amore, a volte non corrisposto. Ancora oggi davanti al “Muzzuni” si rinnova il “Rito del comparatico”, mediante il quale si rafforzano vecchie amicizie e se ne intrecciano di nuove.
Per questo 2024, oltre ai gesti rituali, è possibile compiere anche percorsi enogastronomici con la promozione delle eccellenze agroalimentari locali e degustazione di vini e prodotti tipici, gli itinerari artistico-culturali del paese, escursioni e trekking naturalistici con visite guidate e percorsi storici-naturalistici e l’allestimento di uno stand comunale per l’accoglienza dei visitatori.
Per immergersi nella fertilità delle tradizioni italiane non resta che prendere parte alla meravigliosa Festa del Muzzuni!
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