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Tradizione e folklore del Carnevale sardo

StagionePrimavera
RegioneSardegna

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Credenze, usi e costumi che si intrecciano tra sacroe profano, spiritualità e mistero. Non si tratta un semplice rito pagano con sfilate, travestimenti e carri: è il contatto più intrinseco e indissolubile tra uomo e Natura. La Sardegna, anche in questo caso, è ineguagliabile.

 

Una manifestazione culturale densa di mistero

Quello sardo è un Carnevale che si contraddistingue dagli altri. Chi non vi ha mai partecipato, non ha idea della magia che sprigiona un’atmosfera pregna di riti ancestrali. È un’incessante evocazione densa di riferimenti alla tradizione agropastorale che si manifesta attraverso le singolari maschere caratteristiche che, in certo senso, suscitano un’emozione di stupore misto a paura.

 

L’anima sarda di un evento folkloristico senza eguali

Su Coli Coli, Carrasegare e Carrasciali sono solo alcuni dei modi in cui viene appellato questo evento di grande calibro per un turismo etnico in cui si materializza l’essenza più profonda e intrinseca dello spirito sardo. Premettendo che esistono innumerevoli evocazioni che si svolgono, in lungo e in largo, nell’intera isola, ne consigliamo alcuni.

Tra i più celebri e ai quali dovreste partecipare se non lo avete mai fatto, segnaliamo:

il Carnevale di Mamoiada (NU);

il Carnevale di Ovodda (NU);

il Carnevale di Tempio Pausania (SS);

il Carnevale di Oristano e la celebre Sartiglia;

il Carnevale di Ottana (NU).

 

Maschere e personaggi

Ogni realtà locale si diversifica per le sue tipicità, differenziandosi non solo per il tipo di maschere o personaggi ma per le varianti legate ai tratti peculiari di ciascuna comunità. Lo stesso termine Carnevale, infatti, assume varie forme dialettali che si trasformano da paese a paese. Vediamone insieme alcune tra le più rappresentative.

 

Le Maschere

Pressoché tutte le maschere elencate poc’anzi rievocano i riti ancestrali, dionisiaci. Simboleggiano l’istinto, la sensualità, il caos primordiale. La singolare aria di mistero e l’imprevedibilità rappresentano le caratteristiche peculiari che ritroviamo nelle loro danze scatenate da un’energia dirompente ed incontenibile. Cariche di magia e forze spesso contrastanti, sono l’espressione più pura ed intima del folklore e dell’identità sarda.

Non si tratta di semplici maschere: è un patrimonio culturale ed antropologico di tutto rispetto che merita di essere tutelato e valorizzato per tramandare una memoria storica ineguagliabile.

 

Mamuthones Issoradores

Senza alcun dubbio, stiamo parlando delle maschere più famose e che meglio incarnano il Carnevale sardo. I primi indossano una maschera in legno di colore nero, mentre i secondi di colore bianco. In entrambi i casi, vengono bloccate sul volto attraverso delle sottili cinghie in cuoio; la testa è coperta da un fazzoletto dall’aspetto femminile.

Le maschere sono realizzate con un’ampia varietà di legno: fico, ontano, olmo, castagno o noce, tutte vengono trattate ed annerite. Sul corpo, invece i Mamuthones sono ricoperti da pelli di pecora nera (la cosiddetta mastruca) e, sulla schiena sono carichi di campanacci (carriga).

Gli Issohadores portano sa berritta, ovvero un cappello, un corpetto di colore rosso (detto curittu), camicia e pantaloni bianchi. Inoltre, si distinguono per la serie di campanellini in bronzo (sonajolos), uno scialle, le ghette (cartzas) in una lana tipica sarda (orbace) e scarponi in pelle. A completare il costume, la corda (soha) o laccio con cui cattura le sue vittime. Oltre che per il diverso abbigliamento, i due personaggi si differenziano per il loro incedere durante la sfilata:

i Mamuthones procedono più lenti mentre gli Issohadores imprimono un carattere variopinto e movimento alla processione. Il caratteristico suono dei campanacci e sonagli scandiscono il ritmo della tradizionale marcia che viene insegnata fin dalla tenera età per non consegnare questa usanza all’oblio.

 

Urthos e Buttudos

Maschere classiche della tradizione di Fonni, località dell’antica regione storica della Barbagia, Urthos e Buttudos sono in eterna lotta per imporsi gli uni sugli altri. Gli orsi si divincolano e sottraggono ai loro padroni che cercano di domarli, fuggendo e arrampicandosi persino su alberi e balconi. Simili sono sus Urtzus e sos Clanganos di Austis, sempre nel nuorese.

 

Maschera a Lenzolu

Il termine lenzolu, lenzuolo, deriva dal fatto che le maschere sono coperte dalla testa ai piedi da un lenzuolo bianco il lunedì e nero il martedì grasso ultimo giorno del Carnevale. Due fuori praticati nel tessuto, lasciano intravedere gli occhi di chi indossa il costume tradizionale di Aidomaggiore, piccolissimo comune dell’oristanese che conta appena 500 anime.

 

Su Bundu

Il travestimento caratteristico di Orani, piccolo paesino del nuorese, inscena uno dei tanti riti del Carnevale barbaricino. Su Bundu, infatti, ritrae fedelmente il mondo contadino del quale riproduce l’abbigliamento tradizionale. Il personaggio è vestito con il classico cappotto ampio con cappuccio (o gabbano), camicia, gilet (su groppette) e, infine, pantaloni di velluto impreziositi da gambali di cuoio.

Il volto, celato dietro una maschera rosso porpora in sughero e sormontata da lunghe corna, presenta un naso grosso e appuntito e pizzo e baffi finti. Questi ultimi, unitamente alle corna, sono rigorosamente bianchi o del colore naturale del sughero. La sua espressione, a dir poco impassibile, è legata alle superstizioni e credenze popolari secondo cui questo essere rappresentasse una sorta di inquieto parallelismo tra bene e male, in costante lotta per imporsi sull’uomo.

 

Sos Corriolos

La loro esistenza è stata riportata alla luce recentemente grazie a ricerche etnografiche e al rinvenimento di documenti del XVIII secolo. Appartenenti alla tradizione del Carnevale di Neoneli, in provincia di Oristano, si distinguono per il volto dipinto di nero e il copricapo in sughero dotato di vistose corna di daino o cervo.

Le corna di cervo, che come ben sappiamo si rinnovano, sono l’emblema della vita che, in un’esorabile alternanza di morte e rinascita, si rigenera.

Portano pelli di pecora o capra e, sulle spalle, pelle di porcospino. In sostituzione dei sonori campanacci, hanno ossa di animale legate tra loro che creano un tintinnio concorde durante la loro danza molto suggestiva attorno al fuoco.

 

Sos Boes, sos Merdùles e sa Filonzana 

Sos Boes, sos Merdùles, e sa Filonzana sono protagonisti del Carnevale di Ottana, Nuoro. I primi, intabarrati di pelo di pecora e campanacci, rappresentano i buoi imbrigliati e condotti dai loro padroni, ovvero sos Merdulès. Si tratta di uomini col viso coperto da maschere inquietanti di colore nero e il corpo vestito da pelo di pecora bianco.

Impressionante anche la maschera dei buoi sulla cui fronte spicca una stella incisa (s’isteddu). Questi due personaggi sono un richiamo al mondo contadino e al rapporto uomo-animale. Infine, sa Filonzana (la filatrice) è un’inquietante figura vestita completamente di nero associata al focolare domestico, fedele al suo sposo.

 

Sa Maschera a Gattu 

Tipica di Sarule in provincia di Nuoro, sa Maschera a Gattu indossa “duos oddes” al rovescio, ovvero le due gonne del costume tradizionale, una copertina di colore bianco che simboleggia la nascita e, in antitesi, un velo nero che copre il viso che rappresenta la morte. A completamento, una fascia rossa cinge il capo e personifica il matrimonio. Grazia Deledda, tra i principali autori sardi, la cita nel suo romanzo Elias Portulu.

 

Su Componidori

Tra le più belle maschere dell’isola, su Componidori è il personaggio emblematico che compare nella Sartiglia di Oristano. Con la sua aura in cui mistero e fede si sposano, in sella al suo cavallo, impersona un semidio con le sembianze androgine plasmate su una maschera di terracotta. Porta un cilindro nero e un velo bianco che copre il capo fino alle spalle, una camicia candida e calzari in pelle. Su Componidori è la figura che dà il la alla celebre giostra di origini medievali che si svolge durante la manifestazione oristanese.

E se questa carrellata carnevalesca vi ha stuzzicato la fantasia, è d’obbligo una visita al Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada. Qui, oltre a quelle della tradizione sarda potrete ammirare le maschere della regione mediterranea e scorgere le radici comuni che si celano dietro ad ognuna.

 

Pubblicato il
8/02/2023