La mostra
Inaugurerà il 7 Aprile ad Avellino, negli spazi dell’ex cinema Eliseo, la mostra “Banksy è chi Banksy Fa! An unconventional Street Art Exhibition”. Per la prima volta giungono nel capoluogo irpino le opere dell’artista di Bristol, di cui non si conosce l’identità e che sorprende di continuo con un’arte di strada che è critica sociale alla guerra, alle discriminazioni, al capitalismo, alla massificazione contemporanea.
L’iniziativa
La mostra durerà quasi due mesi: terminerà infatti il 4 Giugno. Un’altra bella iniziativa del Comune di Avellino che cerca di portare arte e cultura nella città, da troppo assenti, e di creare una possibile rotta di convogliamento turistico che vada oltre la settimana agostana dello Sponz Fest di Vinicio Capossela in Alta Irpinia. L’iniziativa parte dal Sindaco, Gianluca Festa, che ha la delega alla Cultura, e dall’Assessorato al Turismo. Promotrice della mostra è proprio l’Assessora al Turismo, Laura Nargi – anche Vice-sindaca. Lo scopo di questo evento è portare persone appassionate di arte, cultura, viaggi, enogastronomia, nella città irpina.
Ho intervistato la vice-sindaca Laura Nargi sull’iniziativa e il suo più ampio significato socio-culturale.
L’intervista alla vice-sindaca di Avellino
“Quest’amministrazione, e nello specifico l’Assessorato al Turismo, ha sempre avuto l’ambizione di far entrare la città di Avellino nel circuito delle grandi mostre di arte contemporanea, – ci dice – e con Andy Warhol abbiamo centrato l’obiettivo, portando nell’ex Eliseo il padre della Pop Art per una mostra di grande richiamo che ha fatto registrare numeri importanti”.
La mostra di Andy Warhol
“La scelta di portare ad Avellino Andy Warhol e altri esponenti della Pop Art è chiara: la sua arte da sempre è stata un punto di riferimento per il mondo della Cinematografia. Pertanto – continua – abbiamo deciso di inaugurare con lui una stagione di mostre di arte contemporanea all’ex Cinema Eliseo”.
E i numeri hanno dato ragione all’amministrazione. “Ci sono stati 7.500 ingressi in poco più di un mese – dice Nargi -, con flussi turistici provenienti anche dalla Puglia, oltre che dalle altre province della Campania. L’evento all’ex Eliseo ha riacceso i riflettori sulla città di Avellino e su una struttura per troppo tempo rimasta chiusa”.
L’ex Cinema Eliseo e l’accordo con la Cineteca di Bologna
Ma le sorprese non sono finite. Laura Nargi rivela: “L’ex Eliseo è una struttura a noi cara che, oltre alla sua naturale vocazione cinematografica che abbiamo consolidato e fortificato chiudendo un accordo con la Cineteca di Bologna per iniziare un percorso nel solco del grande cinema internazionale che si declinerà anche con le pellicole restaurate dalla Fondazione bolognese, si presta ad accogliere eventi di questa natura e di questa portata”. Un’iniziativa lodevole e senza dubbio notevole, vista l’importanza mondiale della Cineteca bolognese e la sua incredibile offerta cinematografica.
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Turismo e cultura ad Avellino
La vice-sindaca e Assessora al Turismo di parla di una saggia sinergia: “Turismo e cultura viaggiano sulla stessa strada. Organizzare grandi appuntamenti significa creare indotto per la città. Questo non era mai stato fatto. Abbiamo avuto coraggio, visione e ambizione ed evidentemente siamo stati premiati”.
Le aspettative
Dopo il successo della mostra su Warhol, alte sono le aspettative: “Con il prossimo appuntamento con l’Arte contemporanea vogliamo andare oltre” – mi racconta Nargi. “La mostra alza ancora di più l’asticella della nostra proposta culturale e turistica. Immaginiamo di superare ampiamente i numeri messi insieme con Warhol vista l’importanza di una mostra che richiamerà pubblico da tutto il Sud Italia”. Anche dalla cultura si deve pensare di partire per rivoluzionare il destino di un luogo.
Gli atri artisti e il marketing territoriale
“La mostra dedicata alla Street Art, che oltre a Banksy porterà ad Avellino anche opere di Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Space Invader, Ron English e altri e rientra in una programmazione più ampia a cui concorrono marketing territoriale, turismo e cultura e che ha l’obiettivo di rendere Avellino sempre più un punto di riferimento nel panorama regionale e perché no, nazionale”. Un obiettivo ambizioso che speriamo possa realizzarsi!
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L’organizzazione
La mostra ““Banksy è chi Banksy fa!”, dedicata allo “sconosciuto più conosciuto al mondo” è stata organizzata in collaborazione con la MV Arte e curata da Raffaele De Felice ed è costituita da circa 50 opere provenienti da collezioni private italiane in una alternanza di lavori su tela, legno, carta, scultura, serigrafie firmate, poster e memorabilia selezionate in anni di ricerche.
Passo a parlare più nello specifico degli artisti che compongono questa mostra.
Banksy
Considerato uno degli esponenti di spicco del post-graffitismo e della guerrilla art, viene da Bristol e la sua identità è ignota, come tipico della guerrilla art. Ciò ha contribuito senza dubbio alla costruzione della sua fama. Banksy è attivo dalla fine degli anni Ottanta. Nasce come writer, ma poi si specializza nella tecnica degli stencil (viene usato il termine existencilist), ispirandosi allo street artist francese Blek Le Rat.
L’identità
Sulla sua età e identità si sono fatte diverse supposizioni. I più ritengono che sia nato nel 1974, o comunque intorno alla metà degli Anni Settanta; secondo molti, si potrebbe trattare di Robert Del Naja, fondatore dei Massive Attack, mitica band trip hop di Bristol.
La notorietà
Quando la rivista Time ha scelto l’artista britannico Banksy – maestro dei graffiti, pittore, attivista, regista e provocatore a tutto tondo – per la sua lista delle 100 persone più influenti del mondo nel 2010, si è trovato in compagnia di Barack Obama, Steve Jobs e Lady Gaga. Ha fornito una foto di sé stesso con un sacchetto di carta (riciclabile, ovviamente) in testa.
I “bombardamenti”
Da fuorilegge che spruzzava – o, come si dice in gergo, “bombardava” muri a Bristol, in Inghilterra, negli anni Novanta, è diventato artista le cui opere valgono centinaia di migliaia di dollari nelle case d’asta di Gran Bretagna e America. Ad oggi, ha bombardato città da Vienna a San Francisco, da Barcellona a Parigi e Detroit. E dai graffiti sui muri delle città è passato alla pittura su tela, alla scultura concettuale e persino al cinema, con il documentario “Exit Through the Gift Shop”, del 2010, candidato all’Oscar.
Arte, idea popolare
Pur nascondendo la propria identità, Banksy sostiene la necessità di un collegamento diretto tra l’artista e il suo pubblico. “C’è un pubblico completamente nuovo là fuori e non è mai stato così facile vendere [la propria arte]”, ha affermato. “Non è necessario andare all’università, trascinarsi dietro un portfolio, spedire trasparenze a gallerie snob o andare a letto con qualcuno di potente: tutto ciò che serve ora è qualche idea e una connessione a banda larga. È la prima volta che il mondo dell’arte, essenzialmente borghese, appartiene alla gente. Dobbiamo farlo valere”.
Jean-Michel Basquiat
Morto giovanissimo, a soli ventisette anni, a causa dell’eroina, è considerato, insieme a Keith Haring, il fondatore del graffitismo. Basquiat ha lasciato delle opere importanti e uno dei contributi più originali dell’arte visiva contemporanea. Pupillo di Andy Warhol, bellissimo ed elegante, con uno sguardo malinconico e intenso, è stato avvicinato al neo-espressionismo per l’uso dei colori decisi (nero, rosso, verde) e la raffigurazione di figure antropomorfe. La sua arte è nata in strada e si contraddistingue per una critica decisa al capitalismo e all’ipocrisia contemporanea.
Ron English
Considerato un erede di Andy Warhol, statunitense, nato nel 1959, Ron English descrive il suo approccio vivido e irriverente all’estetica della Pop art come “Popaganda”. Nei suoi disegni, dipinti e murales, l’artista incorpora l’iconografia derivata dai fumetti di supereroi, dalla storia dell’arte, dalla pubblicità e dalla politica. I risultati sono riflessioni surreali sulla cultura alta e bassa attraverso i secoli. English si è avvicinato all’arte per la prima volta in strada; negli anni Ottanta ha partecipato a iniziative di culture jamming (alterazione di cartelloni pubblicitari) con il Billboard Liberation Front.
Le mostre e la musica
In seguito ha conseguito un master presso l’Università del Texas. English ha esposto a Londra, Los Angeles e New York, tra le altre città. Oltre alle sue pratiche artistiche e murali, English ha prodotto album artistici per musicisti come i Dandy Warhols e Slash, opere per il documentario Super Size Me e una serie di giocattoli di design.
Anthony Lister
Anthony Lister è un graffitista australiano, noto soprattutto per la fusione di immagini culturali “alte” e “basse” nelle sue opere. Nato nel 1979 a Brisbane, in Australia, ha studiato presso il Queensland College of Art. Nel 2002 si è recato a New York, dove ha avuto come mentore il pittore Max Gimblett. Da adolescente, Lister ha contribuito a creare il movimento della street art nella sua città natale ed è considerato il principale street artist australiano.
Lo stile
Il suo stile figurativo e scarabocchiato utilizza carboncino, acrilico, vernice spray e olio. “La prima regola della pittura è quella di escludere tutti gli altri dall’equazione”, ha dichiarato. “Io sono l’osservatore, quindi non sottovaluto i miei spettatori. Loro vedono tutto e io devo solo presumere che loro siano me. Non posso dipingere per nessun altro”. Tra le sue mostre, si ricordano quelle alla New Image Art Gallery di Los Angeles, alla Robert Fontaine Gallery di Miami e alla Black Art Projects di Melbourne. Attualmente Lister vive e lavora a Sydney.
Space Invader
“Entrare in una città con piastrelle e cemento e invaderla è il gioco più coinvolgente che abbia mai fatto”.
Invader (francese, nato nel 1969), noto anche come Space Invader, nel 1998 ha iniziato a intonacare le strade serali di Parigi con mosaici di Space Invaders, un personaggio di un gioco Atari del 1978, guadagnando immediatamente notorietà. A questi si sono aggiunti i fantasmi di Pac-Man e altri popolari personaggi a 8 bit, e le opere sono presto diventate una vista popolare nelle città di tutto il mondo, da Los Angeles, Hong Kong, Berlino, Tokyo, Londra a Kathmandu.
“Ogni volta che metto un nuovo pezzo in strada, è come una mostra memorabile”, ha dichiarato.
Il processo d’installazione
Sebbene i soggetti preferiti di Invader siano i personaggi dei videogiochi, egli varia i suoi disegni, permettendo loro di fondersi con l’ambiente circostante. I mosaici sono realizzati con tessere resistenti agli agenti atmosferici. Il processo d’installazione dura almeno una settimana e comprende la ricerca, la registrazione e la mappatura dei luoghi. Oltre ai mosaici, Invader crea opere “pixelate” simili utilizzando i cubi di Rubik.
L’esposizione
Dal 2000, le opere di Invader sono state esposte in gallerie di tutto il mondo, e l’artista ha acquisito una popolarità e una notorietà ancora maggiori dopo essere stato protagonista anch’egli del film documentario del 2010 sulla Street Art, “Exit Through the Gift Shop”.
Il luogo
Simbolico il luogo dove la mostra si svolge: l’ex cinema Eliseo, luogo rappresentativo della cultura e delle lotte di questa città, luogo che, insieme alla Dogana, ne incarna l’anima. L’amministrazione Festa ci ha tenuto a fare le cose in grande, a seguito della riapertura al pubblico dell’Eliseo, e così, dopo il genio di Andy Warhol, toccano terra irpina Banksy e altri importanti artisti internazionali dediti alla Street Art, che è sempre arte sociale, per definizione.
La Street Art
E il fatto che un’arte che cerca di coinvolgere tutti gli strati della popolazione, di farla partecipare di dinamiche socio-politiche, sia esposta in uno dei luoghi pubblici più importanti di Avellino costituisce un messaggio potente di invito alla consapevolezza, alla partecipazione, alla condivisione di luoghi e pratiche simboliche, attraverso l’arte.
La rinascita possibile di Avellino
E così, con l’auspicio di una rinascita della città avellinese, di ripresa dell’originale vitalità del popolo irpino e di conoscenza della “verde Irpinia” presso un “pubblico” più ampio, t’invito a visitare il mitico cinema cittadino – in pieno centro, accanto a diversi locali, alla VIlla Comunale e al bel Corso Vittorio Emanuele – e assaporare sperimentazioni di libertà, impegno, estro.