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Trudie Styler presenta il suo documentario su Napoli, il marito Sting:” Questa città è stupenda”

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Ieri sera al cinema Space di Napoli è andata di scena la prima del documentario su Napoli realizzato dalla regista Trudie Styler

Trudie Styler, regista inglese che vive nella Grande Mela con suo marito Sting, dopo due anni passati a Napoli, afferma:

«New York è persa, finita. Il futuro è a Napoli e in particolare nel rione Sanità, dove ho scoperto per la prima volta cosa sia una comunità: a NY siamo ormai automi che corrono senza fermarsi mai, abbiamo perso il senso dell’altro. Per questo il mio rapporto con la città non finirà con questo lavoro».

Il documentario «Posso entrare? An ode to Naples», presentato alla Festa del cinema di Roma, è la narrazione della metropoli – privilegiando però Sanità, centro storico e Scampia – attraverso i volti, le persone, le vite individuali che si fanno collettive. Racconta più i napoletani che Napoli. Trudie ribadisce che, oltre ad essere regista, è un’attivista per i diritti umani e ambasciatrice Unicef.

documentario su Napoli

Con il marito hanno sostenuto progetti in tanti paesi del mondo.
«Quando mi hanno offerto di girare a Napoli non avevo una sceneggiatura. I produttori mi hanno dato una tela bianca, occasione preziosa ma anche terrificante. Il titolo del documentario è: “Posso entrare?” Grazie a questo titolo, che poi è una domanda, i napoletani mi hanno fatto entrare tutti nelle loro case, nelle loro vite, con una semplicità estrema.

La narrazione attraverso le persone è stata potenziata dall’incontro con don Antonio Loffredo, il parroco della Sanità che, aprendomi la porta della chiesa, mi ha anche aperto la strada verso gli abitanti della Sanità che ora è il mio luogo del cuore».

Chi sono i protagonisti del documentario?

Ci sono molte storie dietro le porte aperte alla cinepresa della Styler.

Le raccontano gli stessi protagonisti: Antonio Amoretti, partigiano delle Quattro Giornate di Napoli scomparso l’anno scorso, circostanza che rende ancora più preziosa la sua testimonianza; il regista Vincenzo Pirozzi, che racconta la storia del padre detenuto, Francesco Di Leva che fa immergere la regista nel cuore di San Giovanni a Teduccio, dove da un’ex palestra di cui mostra le foto ha ricavato un teatro.

L’attore ha aggiunto che forse «è arrivato il momento di far raccontare Napoli dai non napoletani, e Trudie l’ha fatto con grande sensibilità venendo nel quartiere dove sono stato panettiere. Accompagnata da Lorenza Stella che si è caricata questo film sulle spalle, ha incontrato anche Ralph P, musicista reclutato a Scampia che è uno dei protagonisti musicali del film».

La musica

E la musica ovviamente ha un ruolo narrativo di primo piano a partire dall’incipit affidato a uno strepitoso rap di Clementino che condensa, meglio di un Bignami, la storia di Napoli in tre minuti.

E il rapper aggiunge: «Grazie ad Amedeo Palumbo ho messo in rima la storia di Napoli dalla fondazione a oggi e ho scoperto che io e la città siamo nati nello stesso giorno, il 21 dicembre».

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fonte:Repubblica

Pubblicato il
26/10/2023