Una celebrazione che intende sollecitare una riflessione su quello che, da sempre, è ricordato come il “mestiere” più complesso al mondo
Come e perché nasce la Giornata mondiale dei genitori
Non tutti sanno che il 1° giugno di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale dei Genitori (Global Day of Parents ). Si tratta di una celebrazione istituita dall‘Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012, con l’obiettivo di favorire “una riflessione sul ruolo genitoriale”, ma anche sui nuovi modelli famigliari.
Una ricorrenza, dunque, che intende rammentare come i genitori, di qualsiasi etnia, religione, cultura e nazionalità, siano i primi autentici educatori dei bambini, intraprendendo quello che comunemente, e non a torto, viene definito come il “mestiere” più complesso al mondo, se non addirittura “impossibile”, secondo lo psicoanalista Massimo Recalcati che spiega “I migliori genitori sono quelli consapevoli di questa impossibilità”.
In questo senso, la Giornata ha l’obiettivo di trasmettere sostegno e attenzione ai genitori e al loro ruolo fondamentale, anche alla luce delle trasformazioni sociali in atto.
L’etimologia e il significato della parola genitore
La parola genitore viene dal latino “genĭtor”, derivazione di genĭtus participio passato di gignĕre ossia “generare”. Genitore dunque è colui che genera, che dà la vita. Ma ovviamente il ruolo di genitore non si limita a questo.
Il rapporto genitori-figli è, infatti, un legame soggetto a una continua evoluzione, che prevede accudimento fisico ed emotivo, finché la dipendenza man mano lascia il posto alla collaborazione, all’aiuto reciproco, per arrivare a quella fase in cui i ruoli tendono ad invertirsi.
Genitore come intermediario
Il noto neuropsichiatria infantile Giovanni Bollea, nell’introduzione a un libro che probabilmente ogni genitore dovrebbe tenere accanto al letto, come una sorta di Bibbia della “genitorialità consapevole” (ci riferiamo a “I no che aiutano a cresce” di Asha Phillips), scrive una frase che ben riassume questo ruolo.
“Ogni genitore – afferma Bollea – ha un proprio passato di figlio, e come genitore è un intermediario tra quel passato e la personalità del figlio: è colui che, grazie alle proprie emozioni, è in grado di mediare in modo creativo tra i ricordi dei propri passi verso l’età adulta e quelli che il figlio sta compiendo verso il suo mondo futuro”.
Il rapporto genitori-figli nelle arti
Fatte queste dovute premesse, il nostro intento è quello di far riflettere su questa giornata, proponendo un breve excursus attraverso alcune opere letterarie e figurative.
Suggeriamo anche un breve tour in quei musei italiani che genitori e figli possono condividere in maniera più spensierata, ma educativa al tempo stesso.
Genitori e figli in 8 romanzi italiani
Da Collodi a Ginzburg
Partiamo allora dalla letteratura con un classico che, è vero potrebbe risultare scontato, ma che di fatto è un capolavoro tra i più famosi al mondo, tradotto in oltre 260 lingue. Ci stiamo riferendo a Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, scritto da Carlo Collodi tra il 1881 e il 1883.
La storia è nota, ma quello che vorremmo evidenziare del racconto è proprio il rapporto padre-figlio, che qui assume risvolti interessanti. In fondo crescere un figlio è un po’ come cercare di dare forma a una materia “legnosa” e plasmabile, indicando un cammino spesso non esente da errori e inciampi.
Facendo un balzo nel tempo proseguiamo con un altro classico. La coscienza di Zeno di Italo Svevo, pubblicato nel 1923, in cui il rapporto tormentato e conflittuale tra padre e figlio si esterna anche attraverso una reciproca “indifferenza”. Redatto in forma autobiografica, è Zeno Cosini a catapultarci in una narrazione in cui la figura antagonista del padre diviene però al tempo stesso modello.
Altro salto temporale e arriviamo al vivace Lessico familiare di Natalia Ginzburg, romanzo autobiografico (Premio Strega 1963) che racchiude la storia e le vicende della famiglia Levi, dagli anni trenta fino ai prima anni cinquanta. Si tratta di un racconto intenso, ma anche pieno di ironia, il cui focus è appunto la “comunicazione linguistica”. Tracciando un ritratto del padre, rammentandoci alcune rigide modalità educative, la Ginzburg scrive: “Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci! Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire.”
Da Morante ai nostri giorni
Del 1982 è Aracoeli di Elsa Morante. Protagonista è Manuele, quarantenne fallito e infelice, che rimpiange l’infanzia vissuta come una sorta di Eden, in simbiosi con la madre Aracoeli, il cui ricordo diviene alla fine prigione e condanna.
È invece del 2001 La nave per Kobe. Diari Giapponesi di mia madre di Dacia Maraini. In questo romanzo autobiografico la scrittrice si concentra sul suo legame con la madre che si solidifica e rafforza nel tempo, grazie anche al riconoscimento della sua forza coraggiosa e generosa.
Di tutt’altro genere è invece Gli sdraiati di Michele Serra, romanzo comico del 2013. Parla di figli adolescenti, tanto per intenderci “quelli che passano gran parte del tempo in una posizione orizzontale”, ma che qualche volta riescono a vedere e percepire cose di cui gli “eretti” neppure si accorgono. Gli sdraiati – secondo Serra – “fanno paura, tenerezza, fanno incazzare”. Eppure ci sorprendono, non solo per intelligenza, ma anche per buon senso.
Nati due volte di Giuseppe Pontiggia è un romanzo dolce/amaro del 2021. Racconta il rapporto di un padre con il figlio disabile e le diverse reazioni di fronte all’handicap. Come suggerisce il titolo i bambini disabili “nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è affidata all’amore e all’intelligenza degli altri”.
Chiudiamo con un libro uscito proprio quest’anno della giornalista e scrittrice Eugenia Romanelli, intitolato Nata con noi. È il racconto di una famiglia omogenitoriale, fortemente voluta e conquistata da due donne che hanno realizzato il loro sogno, segnando anche una svolta epocale in Italia.
Genitori e figli nelle arti visive
Come non aprire questo breve, e sicuramente insufficiente, capitolo se non con la Pietà di Michelangelo (1497-1499) conservata nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Il tema della Pietà come quello della Sacra Famiglia è stato affrontato innumerevoli volte nel corso dei secoli, anche e soprattutto in pittura ma, forse mai come in questo capolavoro unico ed eterno, due figure sembrano fondersi in un momento di così toccante intimità, evidenziando “divinamente” quel sentimento di dolcezza e amore materno. Pur “narrando” la morte di Cristo, Michelangelo ha voluto rappresentare Maria giovane come quando concepì Gesù.
Di qualche anno posteriore è Ritratto di Arrigo Licinio con famiglia, di Bernardino Licinio, un olio su tela realizzato attorno alla metà degli anni Trenta del 1500, quindi in pieno Rinascimento, conservato alla Galleria Borghese di Roma. Nel dipinto, particolare risalto è dato alla figura della madre del pittore, Agnese, la cui posizione centrale, perno visivo della scena, allude simbolicamente al suo ruolo di fulcro famigliare e domestico.
Scena famigliare anche quella proposta da Pietro Longhi nel “Concertino” del 1750-1755, un olio su tela conservato alla Pinacoteca di Brera a Milano. Qui sicuramente più attenzione è riservata all’elemento stilistico. Gli intenti sono realistici ma è evidente un minore coinvolgimento del dato psicologico. Tuttavia, è un buon esempio del costume sociale dell’epoca … evidenziando rapporti famigliari sicuramente più “ingessati” e formali nell’ambito dell’alta borghesia.
Dal ‘700 ci spostiamo al ‘900 con la Georgica di Gaetano Previati del 1905, conservata ai Musei Vaticani. Ed ecco che subito veniamo immersi in un’atmosfera del tutto differente. In stile Divisionista, la rappresentazione è quella di una “Sacra Famiglia bucolica”, in un’ambientazione intima e rasserenante, dominata da bagliori dorati e solari.
Del 1922 è Il figliol prodigo di Giorgio De Chirico, conservato a Milano al Museo del Novecento. L’immagine è quella dell’abbraccio tra un figlio, rappresentato da un manichino senza volto, vivacemente colorato, e il proprio padre, rappresentato come una rigida statua di gesso. Una tela dai chiari risvolti filosofici e psicologici, all’apparenza abbastanza inquietanti, in un’atmosfera tipicamente Metafisica.
Chiudiamo con Noi quattro allo specchio, l’opera di Giacomo Balla, tra i padri del Futurismo. Custodita alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, l’opera venne realizzata dall’artista nel 1945. In uno stile “tradizionale”, lontano dalla dinamicità tipicamente futurista, Balla ritrae se stesso, la moglie e le due figlie Elica e di Luce. Uno spaccato di vita in una casa d’artista, dove tutti i membri sembrano condividere la quotidianità in una sana e tranquilla complicità.
Tre musei da sperimentare insieme
Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano
Il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia (allora Tecnica) Leonardo da Vinci nasce il 15 febbraio 1953. Il nome di Leonardo da Vinci accompagna il Museo dalla sua inaugurazione, avvenuta con una grande mostra che ne celebrava il cinquecentenario della nascita (15 aprile 1452).
Nel dicembre 2019, anno delle celebrazioni del cinquecentenario della morte di Leonardo (2 maggio 1519), il Museo ha inaugurato le Gallerie. Oltre 170 sono le opere esposte (70 modelli e plastici storici, 33 naturalia, 18 volumi antichi, 17 calchi, 14 affreschi e dipinti, 6 manufatti antichi, 13 facsimili storici) e 39 installazioni multimediali.
Nei fine settimana e nei giorni festivi, il museo prevede un ricco programma di iniziative con visite guidate alle collezioni, attività nei laboratori interattivi, avventure in realtà virtuale, giochi di ruolo dal vivo. Un’esperienza da non perdere.
info@museoscienza.it; www.museoscienza.org
Il Muse di Trento
Inaugurato nell’estate 2013, il Muse di Trento è stato progettato dall’architetto Renzo Piano. Un museo di 12.600 metri quadrati che propone collezioni scientifiche, laboratori didattici, exhibit multimediali, giochi interattivi, mostre ed eventi. Insomma, un luogo adatto a qualsiasi età dove il pubblico ha la possibilità di sentirsi protagonista.
Explora. Il Museo dei bambini di Roma
Situato nell’area dell’ex deposito tranviario, storicamente denominata Borghetto Flaminio, nel cuore di Roma, tra Villa Borghese e Piazza del Popolo, il Museo Explora occupa una superficie di 6.700 mq. Attivo dal 2001, è interamente dedicato ai bambini, alle scuole e alle famiglie.
Qui anche i più piccoli possono muoversi ed “esplorare” in totale libertà anche senza il controllo dei genitori. C’è chi va al supermercato, chi sale su un camion, chi guida un treno. E poi si possono apprendere nozioni di scienze, di ingegneria, di alimentazione e molto altro ancora.
biglietteria@mdbr.it; www.mdbr.it/
Non ci resta che augurare a tutti di trascorrere in serenità questa giornata, ricordando che l’importante è esser-Ci sempre gli uni per gli altri.