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Dagli scavi di Pompei emerge un affresco che sembra raffigurare una pizza

Tipo di attivitàAttività culturali
StagioneTutto l'anno
RegioneCampania

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NAPOLI – A colpo d’occhio sembrerebbe proprio una pizza quella che si vede nell’affresco raffigurante una natura morta, venuto alla luce a Pompei in una casa della Regio IX.

A rendere improbabile il fatto che si tratti realmente di una pizza è che, 2000 anni fa, mancavano le materie prime per realizzarla, ovvero pomodori e mozzarella.

È però possibile che il dipinto raffiguri un’antenato di quella che è oggi una delle pietanze più prelibate e soprattutto più amate, al punto da essere stata elevata a patrimonio dell’umanità nel 2017, come “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”.

Sul vassoio dipinto appare, infatti, una sorta di focaccia, che gli archeologi ci dicono poteva essere condita con spezie o forse con un tipo di pesto (moretum in latino). La focaccia aveva, inoltre, una funzione di supporto per frutti vari, individuabili in melograno e datteri. 

Pompei, scavo Regio IX
Pompei, scavo Regio IX  ©Parco Archeologico di Pompei

Dalle città vesuviane – ci ricorda una nota del Ministero della Culturasi conoscono circa trecento di queste raffigurazioni, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l’affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione”.

Il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, spiega: “ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice da un lato e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati”.

A commentare la notizia di questo sorprendente rinvenimento è anche la Coldiretti, l’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, che afferma: “Dalle tavole di Pompei a quelle dei giorni nostri, in duemila anni la pizza è arrivata a valere 15 miliardi di euro, diventando il simbolo del successo della dieta mediterranea nel mondo, ma anche motore di turismo e cultura. La pizza rappresenta oggi un tesoro dell’Italia dove cultura e cibo sono diventate – sottolinea Coldiretti – le principali leve di attrazione turistica, strategiche per il rilancio dell’economia e dell’occupazione”.

Infine, sempre Coldiretti ci rammenta che l’antenato della pizza non era il solo piatto forte delle tavole pompeiane. Tra le pietanze più in voga  “c’era il garum, una salamoia di pesce lasciato fermentare al sole e conservata sotto sale utilizzata per condire un’infinità di vivande e, tra le bevande economiche, la più diffusa era la pòsca, costituita da aceto diluito in acqua mentre i panettieri sfornavano almeno dieci tipi di pane nei 35 forni censiti nella città”.

“Appena alzati, la mattina – spiega Coldiretti -, i pompeiani facevano una prima colazione (jentaculum) a base di pane con aglio e formaggio, oppure datteri, uova, miele e frutta, e a volte anche di carne, dal momento che la colazione costituiva uno dei due pasti principali della giornata”.

Pubblicato il
27/06/2023
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