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Carlo Grimoldi ed i suoi progetti luxury: da Piazza Duomo al Philipp Plein Hotel

Tipo di attivitàMade in Italy, Turismo
RegioneLombardia

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Carlo Grimoldi è un imprenditore italiano, noto per la sua attività nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento. È il titolare di Terrazza Duomo 21, un locale prestigioso situato a Milano, che offre una vasta gamma di servizi, tra cui pranzi e cene tradizionali, aperitivi e dj set.

Inoltre, da ottobre 2024 è co-proprietario, con Plein, dell’Hotel di lusso Philipp Plein di Milano.

Carlo Grimoldi è anche proprietario del gruppo Glamore, che gestisce diverse attività di alto livello nella città di Milano.

Terrazza Duomo 21 di proprietà di Carlo Grimoldi
Terrazza Duomo 21

Carissimo dottor Carlo Grimoldi, benvenuto ad Initaly. Quest’oggi racconteremo il gran successo del Philipp Plein Hotel inaugurato a Milano lo scorso ottobre. Come nasce l’idea della società con Plein?

L’idea nasce da me: da operatore nel settore intrattenimento, hospitality e food and beverage, ho notato che nel segmento luxury ci sono pochissimi franchising o aziende mondiali scalabili. C’è un mercato gigante, ma con solo 4-5 nomi a livello mondiale.

Da lì ho pensato di entrare in questo mercato fornendo un’identità ad un brand già abbastanza conosciuto, diversificandolo e indirizzandolo nel settore intrattenimento, hospitality e food and beverage.

Hotel Plein di Milano di co-proprietà di Carlo Grimoldi
Le suite del Hotel Plein

Ci può raccontare in cosa si distingue la sua struttura di lusso dalle altre strutture? Quali sono i progetti che investiranno la struttura nel tempo?

Il main format è un hotel-boutique (da cui il nome “Hotel”), al cui interno vi sono cinque format:

  • un ristorante italiano di lusso, con uno chef stellato, di nome Roberto Conti, che in passato lavorava a Trussardi;
  • un ristorante giapponese;
  • una piscina che non è ancora aperta, in cui si potrà semplicemente stare nello specchio d’acqua;
  • un bar con del food alla griglia super curato;
  • una sorta di bistrot bakery, che è un day format che si presta per i mall.
Hotel Plein di Milano di co-proprietà di Carlo Grimoldi

Siamo pronti a partire con il franchising a livello mondiale. In alcuni posti cercheremo di svilupparlo direttamente noi, come a Monte Carlo o a Dubai. In altri posti lo faremo in partnership, con dei soci locali. In altri posti ancora, invece, venderemo il training: avremo una squadra di manager che girerà e farà training alle risorse umane in tutti i Paesi.

Il Philipp Plein Hotel si aggiunge ad una ricca lista di location di lusso di sua proprietà. C’è un filo invisibile che le unisce? Sono in grado di lavorare sinergicamente?

Un filo invisibile c’è, perché avendo strutturato il lavoro con una holding che detiene tutti gli asset, ho costituito degli uffici trasversali: un ufficio acquisti comune, un ufficio HR comune e un ufficio contabilità comune. In questo modo mi viene più facile gestire acquisti, risorse umane, permessi, finanziamenti.

Hotel Plein di Milano di co-proprietà di Carlo Grimoldi
Hotel Plein

Inoltre, nello sviluppo che ho fatto, ho cercato di coprire un po’ tutti i vari segmenti del mio settore: ristoranti stellati, bistro, un ristorante giapponese, un ristorante italiano classico, insomma ho cercato di soddisfare un po’ tutte le esigenze del mercato, ma rimanendo sempre nel mio segmento che è la ristorazione di medio-alto livello.

L’investimento di Plein può essere inserito nell’ottica di un rilancio economico dell’Italia?

Io lo spero. Chiaramente fare l’imprenditore in Italia è molto difficile, dal momento che i margini sono quelli che sono, però, secondo me, Milano è sicuramente una città che si presta per costruire un brand, poiché è una città importante, soprattutto nel settore moda, di cui è la capitale morale e mondiale.

Inoltre, il food italiano è comunque un’eccellenza nazionale, ed esportarlo è sicuramente un bene.

Carlo Grimoldi e Philipp Plein

Ha in mente nuovi progetti in fase di realizzazione nel futuro più prossimo?

Sì. Tra i vari asset che ho, ho un palazzo in piazza Duomo il quale, essendo un palazzo storico, è di proprietà del Comune.

I vari piani sono andati a gara negli anni e per me, vinti i primi tre piani, era poi strategico portarmi a casa anche gli altri piani che avanzavano. Non è stato facile, alcune gare sono andate anche all’asta, ma alla fine io sono riuscito a prendermi la concessione per 18 anni del palazzo che è al civico 21 di piazza Duomo.

La Terrazza Duomo fu la prima azienda, dopodiché sono riuscito a fare uno sviluppo verticale: in ogni piano c’è un’identità diversa con soggetti diversi, dove creo dello storytelling. In un piano lavora Valerio Braschi, che ha vinto Masterchef e quindi molto molto visibile. In un altro piano cercavo di fare le mie stelle Michelin, sono riuscito a farne due da zero e si chiama Ristorante Verso, e così via.

Adesso io devo fare dei lavori per aprire il tetto su cui c’è una passerella turistica che si chiama Highline Galleria, dove l’attività prevalente è culturale ma c’è anche la possibilità di fare eventi e somministrazioni.

Poi ci sono altri due piani dove voglio fare due ristoranti diversi. In uno voglio fare una pizza super gourmet, e voglio contattare un maestro pizzaiolo celebre in tutta Italia.

Invece in un altro piano sto decidendo se farci un ristorante fusion o altro. In ogni piano si potrà trovare un’offerta food diversa.

 Qualcosa che in Italia non immaginiamo proprio.

 Sì, perché è una cosa più straniera, dove magari ci sono i grattacieli e su diversi piani fanno diverse attività.

Facendo il mio core business, cioè questo dell’intrattenimento food and beverage, mi sono ritrovato a pensare a come utilizzare al meglio i piani. E ho pensato che fare un’offerta diversa per ogni piano fosse il modo più profittevole per portare i clienti.

Tra l’altro, tutti questi asset sono a disposizione dell’hotel che sta di fianco al civico 19, che è un hotel che ha il mio brand, quindi non un brand famoso. Esso si sfida contro altri hotel 5 stelle di catene mondiali che conoscono tutti: Four Seasons, Mandarin, Park Hyatt, Bulgari… che sono tutti nel raggio di un chilometro. In mezzo c’è anche il mio, che ha una posizione che gli altri non hanno, perché ha le camere vista Duomo.

Allora ho pensato di realizzare delle camere più belle delle loro. Sono andato in tutti questi hotel a prendermi una camera, proprio per studiarmi le loro camere. Dopodiché ho fatto delle camere con superfici superiori, tutte da 50 metri quadri, le più belle che si potessero fare. E, secondo me, sono venute molto, molto belle.

Philipp Plein conquista Milano alla MFW

Pubblicato il
5/04/2025