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8 marzo: i luoghi delle donne che hanno fatto la storia d’Italia

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Diverse le tappe, lungo lo Stivale, che vi catapulteranno nelle epoche e nei contesti socioculturali più disparati. Questo 8 marzo avrà un unico filo conduttore: la Donna italiana, nelle sue più poliedriche declinazioni e sfaccettature. Alcune autentiche icone, altre meno famose e, altre ancora, quasi sconosciute.  Bando alle ciance, iniziamo! 

 

8 marzo: la donna nel corso dei secoli

Sin dalla notte dei tempi, la donna è stata sempre relegata a ruoli marginali che la vedevano costretta al solo focolare domestico dove, da padrona indiscussa, si occupava della gestione della casa, della cura del marito, della famiglia e dei figli. La partecipazione alla vita sociale e l’accesso all’istruzione, tra i tanti aspetti negati, erano pressoché un miraggio.

Le figlie femmine venivano costrette a sposare il buon partito e sottostare alla volontà del pater familias, alias padre padrone: i cosiddetti matrimoni combinati. Alcune finivano direttamente in convento, evitando di dover sperperare le risorse con corredi e doti. Non dimentichiamo che, in Italia, il matrimonio riparatore e il delitto d’onore vennero aboliti solamente il 5 settembre 1981, sancendo finalmente la morte di consuetudini tanto abominevoli quanto assurde.

 

La conquista dei diritti civili e politici

Nonostante tutto, però, negli anni successivi al secondo dopoguerra, il panorama iniziò ad assumere dei connotati decisamente più rosei. Ad ogni modo, la strada da percorrere per una vera e piena affermazione del ruolo della donna nella società civile è ancora lunga e tortuosa.

Grazia Deledda
Grazia Deledda nel 1909: prima donna candidata al parlamento italiano Photo Credits: Anonimo – http://archiv.ucl.cas.cz/index.php?path=RozAvn/3.1927-1928/8/95.png, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9418413

Sulla scia di quanto detto, per il suffragio universale femminile bisognerà attendere il decreto legislativo luogotenenziale n.23 del 2 febbraio 1945, grazie al quale il diritto di voto venne esteso anche alle donne. Contrariamente a quanto si pensa, non fu il referendum del 2 giugno del 1946 a chiamarle alle urne per la prima volta per scegliere tra la monarchia e la repubblica, nonché l’Assemblea Costituente. Le prime elezioni della storia italiana aperte all’universo rosa furono, invece, le amministrative del 10 marzo 1946, e quindi circa 3 mesi prima, per ricreare un sistema democraticamente eletto di sindaci all’indomani della guerra e della liberazione dal nazifascismo.

Viaggio attraverso i luoghi delle più straordinarie Donne italiane

Dopo questa parentesi, breve ma pertinente, entriamo nel vivo di un tour attraverso i luoghi che hanno dato i natali ad alcune delle Donne simbolo del nostro Paese. Impossibile racchiuderle tutte in un unico articolo. Ci limiteremo a considerarne alcune e darne qualche tratto significativo a mo’ di spunto, per un approfondimento ed un’analisi più accurata che non è detto non arrivi in un futuro più o meno prossimo. Intanto, sedetevi e sintonizzate il cuore col racconto che state per leggere.

 

Astronomia e Scienza

Firenze, Margherita Hack

Partendo da quella che storicamente è considerata da sempre la culla del Rinascimento e patria della lingua italiana, l’antica Florentia cela quasi un presagio nel suo stesso nome. Nella città prospera e fiorente, nacquero numerose figure di rilievo nel panorama italiano e internazionale. Geni indiscussi del calibro di Dante, Petrarca, Boccaccio, Giotto, Brunelleschi, Donatello, Botticelli, Leonardo da Vinci e Michelangelo. E  ancora, Lorenzo de’ Medici, Machiavelli, Amerigo Vespucci e Galileo Galilei. Direi che è più che sufficiente, no?

 

Un’autentica figlia delle Stelle

Beh, in realtà,  a completare questa rosa di nomi illustri è la nostra Margherita Hack, annoverata tra le menti più straordinarie del panorama scientifico italiano e non solo. Nata nel 1922, all’indomani del Primo conflitto mondiale e sotto il migliore degli auspici, in via Centostelle, l’astrofisica, scienziata e divulgatrice scientifica di fama internazionale inglobava in sé un patrimonio e una ricchezza di tutto rispetto. Grazie ai suoi genitori, fin da bimba si nutrì dei principi di libertà, giustizia e di un substrato che le consentì di esprimersi nella sua più totale poliedricità, tanto come professionista quanto come personalità di singolare spessore.

 

Margherita Hack nel 2007
Margherita Hack nel 2007 – Photo Credits: Wikimedia Commons

Una scienziata versatile ed eclettica

Dal liceo classico, alla laurea in fisica nel 1945, la giovane Hack fu anche atleta nel periodo dell’università vincendo le competizioni sportive dette Vittoriali. Campionessa di salto in alto e in lungo, amante della pallacanestro e della bicicletta. Impegnata politicamente, fece sue numerose battaglie per i diritti civili. Dalle coppie conviventi e omosessuali fino agli ideali sociali insiti nel suo DNA. Eletta alla Camera nel 2006 tra le fila del Partito dei Comunisti Italiani, rinunciò per dedicarsi alla sua vera passione: lo studio e la ricerca scientifica. La sua natura di atea intransigente, non la rese meno umana e attenta al prossimo divenendo, tra le altre cose, anche presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.

 

Milano: Samantha Cristoforetti

Capitale su scala mondiale della moda, del design e della borsa, Milano è una città dalle mille sfaccettature che sa ha saputo coniugare, in un perfetto connubio, la coesistenza di un passato glorioso e il suo carattere moderno e all’avanguardia. Tra le guglie gotiche del Duomo, il capolavoro romanico della Basilica di Sant’Ambrogio, patrono della città, il Castello Sforzesco e, per finire, Santa Maria delle Grazie che custodisce L’ultima cena di Leonardo.

 

Astrosamantha

Milano forgiò personalità della levatura di Alessandro Manzoni, nonché di suo nonno materno Cesare Beccaria che, assieme ai fratelli Pietro e Alessandro Verri, incarna gli ideali illuministici. Ed è in un contesto così stimolante  e vivo che, nel 1977, nasce la prima grande astronauta, aviatrice italiana, Samantha Cristoforetti. Laurea in ingegneria meccanica, comincia la sua carriera militare all’Accademia Militare di Pozzuoli. Prima Donna dello Stivale a entrare negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e la prima italiana a dirigere la Stazione spaziale internazionale nelle vesti di comandante.

 

Samantha Cristoforetti
Samanta Cristoforetti -Photo Credits: Wikimedia Commons

 

Record e cifre stellari

Con il suo spiccato talento, ammirevole dedizione ed enorme sacrificio, la Cristoforetti rappresenta un vanto per l’Italia ma, al contempo, esempio di speranza per i più giovani ai quali lancia sempre un messaggio… persino dallo spazio. Ebbene sì, durante la missione Minerva si è fregiata di un primato alquanto singolare: è stata la prima persona a servirsi del canale Tik Tok nello spazio per divulgare un video a carratere scientifico. Non da tutti direi, non trovate? Ma c’è di più… ha al suo attivo 369 giorni nello spazio che, per un’astronauta operativa, è un record di permanenza femminile.

Tra gli innumerevoli riconoscimenti, l’asteroide 15006 Samcristoforetti a lei dedicato; e, per sfatare il mito ormai superato e relegato al ruolo di sposa, mamma, principessa, ecc., approda sul pianeta Terra la Barbie® Samantha Cristoforetti. Quale modo migliore per ispirare le bambine, farle sognare e spingere verso le stelle? È proprio il caso di dirlo: per aspera sic itur ad astra, ovvero attraverso le asperità sino alle stelle.

 

Medicina e Biologia

Torino: Rita Levi- Montalcini

Quella che in epoca romana prendeva il nome di Augusta Iulia Taurinorum, oggi Torino si mostra fiera nella sua vocazione industriale più verace. Famosa per la produzione automobilistica, nel corso degli anni, ha assunto un carattere cosmopolita divenendo una delle città europee più apprezzate al mondo. Innovazione, tecnologia e progresso non possono, tuttavia, estinguere né tantomeno offuscare un passato glorioso e del ruolo cruciale della metropoli nel processo di unificazione del nostro Paese. Capitale del Regno di Sardegna dal 1720, fu capitale del Regno d’Italia dal 1861 al 1865, ovvero ancor prima di Roma.

 

Il barlume di speranza che travalica ogni barbarie

Camillo Benso Conte di Cavour, Vittorio Emanuele II e Massimo d’Azeglio non sono che alcuni dei nomi altisonanti di un ennesimo libro di storia a cielo aperto. Tra i pezzi da novanta, senza dubbio, Rita Levi-Montalcini materializza in sé gli ideali di donna forte e capace di vedere il bello anche nell’orrore della guerra e delle leggi razziali del 1938. Ebrea di nascita, la neurologa e docente  universitaria, fu costretta ad emigrare dapprima in Belgio e, successivamente rientrò a Firenze con la sua famiglia vivendo segregati in casa per sfuggire alle grinfie naziste. Qui, ebbe la possibilità di portare avanti  le sue ricerche sull’accrescimento della fibra nervosa che le valsero il Premio Nobel per la Medicina nel 1986.

“Devo ringraziare Mussolini per avermi dichiarato di razza inferiore. Questo mi ha portato alla gioia di lavorare, non più purtroppo negli istituti universitari, ma in una camera da letto”.

 

Rita Levi Montalcini, lectio magistralis presso la Scuola Militare della Nunziatella
Rita Levi Montalcini, lectio magistralis presso la Scuola Militare della Nunziatella, anno 1990- Photo Credits: Wikimedia Commons

Donna prodigiosa nella sua straordinaria genuinità

Tra le onorificenze, riconoscimenti e premi che la Montalcini ricevette, fu la prima donna a cui la Pontificia Accademia delle Scienze spalancò la porta. Nel 2001, le giunse il titolo di Senatrice a Vita dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la menzione speciale di “aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale“.

Già ultranovantenne, durante un’intervista, dichiarò di dormire massimo 3/4 ore dedicando le ore notturne alla lettura dei grandi classici, dei nuovi romanzi e ai saggi di nuovo “conio”. Di giorno, portava avanti la sua più grande passione: la ricerca. Esempio di eccezionale forza di volontà, Rita Levi-Montalcini aveva una sete di vita e di cultura che non l’ha mai abbandonata fino all’ultimo respiro, all’età d 103 anni.

San Benedetto del Tronto,  Ascoli Piceno: Martina Capriotti

La briosa e spumeggiante cittadina marchigiana incastonata nella Riviera delle Palme, a un tiro di schioppo dall’Abruzzo, è fra le mete preferite del turismo balneare dell’Adriatico. Fondali bassi, spiagge sabbiose e mare da bandiera blu, sono un plus da abbinare al cospicuo patrimonio storico-culturale, nonché enogastronomico di tutto rispetto. Questo particolare tratto di costa deve il nome all’incalcolabile presenza di specie di palme tra cui, il Mastodonte arboreo, ovvero l’esemplare più grande al mondo.

 

Martina Capriotti e la sua missione per il mare

Marchigiana doc, la biologa marina Martina Capriotti, si avvicina inizialmente al mare da appassionata di sub, scoprendone le meraviglie ma, al contempo, la fragilità di un ecosistema in precario equilibrio a causa della sconsiderata azione antropica. Immergendosi in un banco di pesci, scorse una scogliera totalmente ricoperta di rifiuti. Nasce così la sua vocazione per il mare, consolidata da studi e ricerche e impegno incessante nella lotta contro la sconsideratezza umana di avvelenare una delle risorse naturali più importanti per gli esseri umani.

Martina Capriotti, Biologa Marina
Martina Capriotti, Biologa Marina Photo Credits: https://www.facebook.com/martina.capriotti.71

Fonte di salute ma anche di ricchezza per tutto l’indotto che c’è dietro all’utilizzo razionale ed ecocompatibile di un tesoro inestimabile che, dalla notte dei tempi, ha rappresentato un’autentica origine di vita. Nel 2018, ha ottenuto meritatamente la borsa di studio da National Geographic e Sky Ocean Rescue, potendo foraggiare e proseguire la ricerca sulle microplastiche e l’inquinamento chimico nel Mare Adriatico.

 

Lotta agli abomini del Codice Penale

Alcamo, Trapani:  Franca Viola

Il comune siciliano in provincia di Trapani, oltre ad essere famoso per i suggestivi castelli, gli affascinanti santuari e gli ottimi vini a denominazione Alcamo DOC, deve la sua celebrità ad un campo più specificamente filologico. Cielo, o Ciullo, d’Alcamo, poeta vissuto all’incirca nel XII secolo, è una preziosa testimonianza della lingua autoctona che lo stesso Dante Alighieri considera secundum quod prodit a terrigenis mediocribus, ovvero un siciliano caratterizzato da una sorta di espressionismo vernacolare che si protrarrà fino all’età barocca.

Terra fertile ed autentica fucina di personaggi illustri in ogni campo dello scibile umano, la Sicilia merita un ruolo di rilievo.  Parliamo di Dioniso I di Siracusa, Archimede, Empedocle, Vincenzo Bellini, Ettore Maiorana, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo Leonardo SciasciaGiuseppe Tomasi di Lampedusa  Giovanni Verga, Andrea Camilleri, ecc. 

 

Franca Viola
Franca Viola – Photo Credits: Wikimedia Commons

Per contro, non dimentichiamo, gli eroi della Patria come Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, Piersanti Mattarella, Boris Giuliano, Peppino Impastato, i numerosi uomini delle forze dell’ordine caduti nell’espletamento della loro missione umana ancor prima che di Stato. Si contano oltre 1.000 vittime che hanno versato il sangue per mano del cancro chiamato mafia che, nonostante tutto, non riesce a spegnere il fascino indiscusso della Trinacria.

“Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. È una grazia vera, perché se non hai paura di morire muori una volta sola.”

 

Franca Viola e la lotta civile delle donne italiane

La nostra protagonista, questa volta, prende il nome di Franca Viola, emblema di lotta civile delle donne italiane e prima ad opporsi all’atavica consuetudine del matrimonio riparatore. Ottenne il permesso della famiglia, appena 15 enne, a fidanzarsi con Filippo Melodia, nipote di un mafioso locale appartenente a un ceto piuttosto benestante. Tuttavia, il giovane venne accusato di furto e associato di appartenere alle cosche mafiose; ragion per cui, Bernardo Viola rompe il fidanzamento.

Dopo un lungo allontanamento del Melodia in Germania, questo torna per rapire, violentare, segregare e torturare la giovane, ormai 17 enne nel più atroce dei modi. L’ardita fanciulla, sprezzante di ogni tipo di pregiudizio, non teme l’etichetta di “svergognata” dettata dall’aberrante prassi dell’epoca. Rifiuta il matrimonio riparatore per cancellare il crimine dello stupro da parte del suo carnefice, supportata dall’amore sconfinato e dal coraggio di suo padre che si costituisce parte civile.

“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”.

Sfida dunque, le arcaiche ed infondate “regole d’onore“, trasformandosi in voce e monito contro il potere della mafia. Non bastarono minacce, ricatti, esclusione dal mondo del lavoro per il padre Bernardo, opinione pubblica ostile e libertà limitata dalla presenza costante di una scorta… Ha agito da pioniera nel lungo processo di cancellazione dei crimini legittimati dallo Stato dal Codice Penale. Nonostante il dolore che l’ha marchiata a vita, Franca Viola è divenuta il simbolo della ribellione della donna meridionale che, nella metà degli Anni Sessanta, sfida le convenzioni con un coraggio da leonessa.

 

Letteratura

Nuoro: Grazia Deledda

Nell’impenetrabile mistero dell’isola, dove ogni respiro sa di miti e riti ancestrali, il territorio di Nuoro ricade quasi interamente nella subregione storica della Barbagia, ovvero della Sardegna centro-orientale. Cuore della regione, corrisponde alla sconfinata porzione montuosa che si sviluppa sui fianchi del Gennargentu. Il suo nome, in lingua sarda,  sta ad indicare La porta dell’Argento; il rilievo rappresenta la montagna sarda per antonomasia. Tornando alla realtà barbaricina, va sottolineato l’atavico, intimo e indissolubile radicamento a delle tradizioni portate avanti, ancora oggi, da giovani generazioni fiere di un immenso patrimonio tramandato dai grandi padri.

Storia millenaria, esempi di architettura unici al mondo, siti archeologici di fama internazionale, usi e costumi, rituali pagani, folklore, artigianato, enogastronomia… incorniciati da un mare da sogno e da una natura incontaminata fatta di colori, profumi, aromi e sapori inconfondibili. In altre parole, un paradiso terrestre di cui siamo stati onorati.

Grazia Deledda
Grazia Deledda- Photo Credits: Wikimedia Commons

“Talvolta mi avviene di pensare con commozione, che se io conto qualcosa nella letteratura italiana, lo devo tutto alla mia Isola santa. L’ho nel cuore, come si ha nel cuore la casa della madre e del padre”.

In questo habitat naturale a dir poco magico, nacque Grazia Maria Cosima Damiana Deledda, conosciuta più semplicemente come Grazia Deledda. Vissuta a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la scrittrice si configura tra i più illustri esempi di letteratura sarda, abbracciando la poetica di correnti letterarie coeve quali il decadentismo ed il verismo. Fu la prima Donna italiana vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, evento epocale e non ordinario in pieno regime fascista.

Grazia è figlia di Sardegna: nel suo viverla e nel suo narrarla. Donna dal temperamento forte, silenzioso, determinato: è moderna per la Nuoro di fine Ottocento-primi del Novecento, quando alle sue simili era concesso tutto tranne che sognare e scrivere. Fin da bambina innamorata del papà di cui voleva assolutamente seguire le orme, nella sua vita, non desiderò altro che scrivere. E ne fece una vera e propria missione, fino agli ultimi giorni che la vita le concesse.

“Se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti. Se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora. Se va per la terza volta, lascialo in pace perché è poeta. Senza vanità anche a me è capitato cosi.”

 

Milano: Alda Merini

La Milano degli Anni Trenta, come d’altronde il resto della Penisola, è lo scenario più arido e tragico in cui una persona possa venire alla luce. Nonostante il Regime si serve dell’Architettura Razionalista per permeare lo sviluppo urbanistico della città degli ideali fascisti. In altre parole, se ne servì per propaganda. Tuttavia, va riconosciuto uno slancio verso dei livelli di armonia e tecnica mai visti prima. Accanto a Milano, anche Roma respira un nuovo clima di sperimentazione e innovazione tanto nell’edilizia che nelle arti plastiche, con testimonianze che non trovano eguali nel resto del mondo. Romanità antica e modernità in un connubio affascinante e grandioso. Peccato, però, che questa poetica non trovi applicazione e riscontro in quelli che era la filosofia fascista.

Nata nella sua casa di Porta Genova, all’epoca zona relativamente nuova, Alda Merini, classe 1931, fu una donna sui generis, nella sua umile ma straordinaria semplicità. Non riuscì mai a cancellare gli orrori subiti fin dalla sua infanzia. La casa distrutta dalle bombe, mentre si trovavano riparo nel rifugio. Tornare in quello che per la bambina è un nido e scoprire bruscamente e con violenza che della tua dimora del cuore non sono rimaste che macerie.

Alda Merini
Alda Merini. Photo credits: https://www.facebook.com/MeriniPoesia/

 

Con un coraggio insolito per una bimba appena 12enne, si improvvisò ostetrica per aiutare la mamma a partorire il suo fratellino. Ricordava la fuga disperata a Vercelli, ammassati come bestie, per raggiungere gli zii e trovare riparo in un cascinale. E ancora, indelebile nella memoria quando, per scampare ai bombardamenti rimasero a mollo per ore e ore perché nelle risaie le bombe non sarebbero esplose. Vedere la morte con gli occhi, come si suol dire. Subì un ennesimo dolore, forse il più grande: le vennero strappate le figlie perché ritenuta psicolabile.

“La maternità è una sofferenza, una gioia molto sofferta. Da un amante ci si può staccare, ma da un figlio non riesci”.

Etichettata ingiustamente come “folle“, dalla sua sofferenza trova lo spunto per raccontare di se stessa e della sua indescrivibile esistenza. L’esperienza del manicomio, degli orrori e delle atrocità umane, tra letti di contenzione, camice di forza, elettrochoc. Un limbo tra realtà e fantasia, tra buio e luce, da cui emerge la poetessa Alda, Donna speciale e dall’anima profonda.

“Ero matta in mezzo ai matti.
I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti.
Sono nate lì le mie più belle amicizie.
I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo.
I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita”.

Sociale

Roma: Paola Previdi

Nei pressi di Città del Vaticano e dell’ospedale più antico d’Europa, il Santo Spirito in Sassia, a due passi dalla Basilica di San Pietro, molti sono i fratelli più fragili che passano inosservati come fossero invisibili nel caos nel fragore del traffico romano. Nel fulcro della fede cattolica e in quello che dovrebbe essere l’abbraccio universale della Chiesa cattolica all’umanità intera, simboleggiato dal colonnato del Bernini, l’opulenza di opere d’arte maestose e suggestive stride dinnanzi alla precarietà di chi non ha niente. Uomini e donne, di ogni età e provenienza, ai quali le più disparate vicissitudini della vita hanno tolto tutto.

Paola Previdi e le sue distribuzioni notturne
Paola Previdi e le sue distribuzioni notturne nei pressi della Chiesa della Divina Misericordia a Roma

 

Nelle immediate vicinanze della Chiesa di Santo Spirito in Sassia -anche noto come Santuario della Divina Misericordia, a un tiro di schioppo da via della Conciliazione che collega Castel Sant’Angelo a Piazza San Pietro, ecco comparire Paola Previdi. Nella rumorosa coltre di suoni che soffocano l’udito, la voce e la risata di questa Donna dolce ma determinata echeggia tutt’intorno.

Un sorriso che illumina e rinzela, l’affetto che avvolge e rinfranca e dà calore umano. Più di una coperta, una bevanda o un pasto caldi per sopravvivere alle rigide temperature di un lungo inverno. Paola ha sempre una parola, è sempre pronta all’ascolto e a dare attenzione a chi non ha voce in un mondo troppo impegnato per fermarsi ad aiutare i propri simili. Dopo estenuanti sforzi ed innumerevoli sacrifici, questo è il motore che muove lei e la neonata Associazione Fratelli Insieme, al servizio di chi non ha voce.

 

Fano: Maria Chiera

Fano per me è sinonimo di Maria Chiera. Seppur originaria di Torino, la sua vera patria è la deliziosa cittadina marchigiana in provincia di Pesaro Urbino. Come attestano i numerosi ritrovamenti nell’area urbana e durante gli scavi di Montegiove e Roncosambacci, l’anticaFanum Fortunae fu centro romano di notevole importanza. Di ciò, rimane, infatti, un testimone d’eccezione: l’Arco di Augusto. Cinta a nord-ovest da dolci colli, da sempre è uno sbocco sull’Adriatico.

Cittadina nota per il celebre e tradizionale Carnevale, per un centro storico a dir poco pittoresco e per uno dei teatri più suggestivi d’Italia, il Teatro della Fortuna. Maria Chiera ha scelto proprio questa location naturale per uno degli eventi più importanti da lei concepiti: la Conferenza Internazionale Donne, Diritti Violati- Diritti da Conquistare tenutasi dal 5 al 7 marzo 2010. Fu proprio quella l’occasione che mi concesse l’onore di entrare a contatto con un’anima pura e un cuore candido come pochi ne esistono. Nella spettacolare e silenziosa località di S. Andrea in Villis pulsa il battito di una Donna speciale che, da un incontro con Madre Teresa di Calcutta, ha compreso l’autentico ed intimo senso della sua vita.

 

Maria Chiera. Oasi dell'Accoglienza, Fano
Maria Chiera circondata dai “suoi” bambini in un abbraccio variopinto – Oasi dell’Accoglienza, Fano

Prendersi cura di chi ha bisogno nel modo più completo che esista, dalle cure mediche alle carezze per l’anima. La sua casa è l’Associazione Oasi dell’Accoglienza che incarna, già nel nome stesso, la missione di un progetto costruito su tanti pezzetti di cuore che negli anni ci sono stati per affiancare Maria in un viaggio spesso difficile ma che lei, con ostinata determinazione, sacrificio e fede porta avanti con tutte le sue forze.

 

La Venere di Botticelli

Al dipinto scelto come immagine di copertina, abbiamo voluto attribuire un’interpretazione profonda di matrice filosofica. Non si tratta di un mero inno alla bellezza del corpo della Donna, spesso mercificato e strumentalizzato. Anzi, la Nascita di Venere, al pari della Primavera, simboleggia quel concetto di Humanitas tipico della cultura classica.

La nascita della dea dell’Amore, dalla spuma del mare evoca una sorta di parallelismo con la rinascita dell’anima attraverso l’acqua del battesimo. Il nudo di Venere, volutamente omesso optando per un dettaglio dell’opera, assume un carattere platonico e spirituale. Si tratta in sostanza, dell’autentica bellezza che è frutto di una miracolosa sintesi tra materia e spirito, natura e idea. Una forza dirompente e inarrestabile che il capolavoro botticelliano sugella nel rappresentare una figura femminile che genera amore e vita, fragile e sensibile ma capace di rivoluzionare il mondo. Mamma, sorella, moglie, figlia, lavoratrice, chioccia, professionista… non c’è creatura al mondo che personifichi meglio la poliedricità e la potenza creatrice del complesso Universo chiamato Donna!

“…Sono poi, per meditata, profonda convinzione, figlia della splendida, omni-inclusiva visione e dell’auspicio femministi di una società che sia diversa ma equa, non discriminante, delicata ma decisa, accogliente ma giusta, materna e comprensiva, gentile, coraggiosa, elastica e resistente come le donne sanno essere…”.

                                                      Valentina Mariani –  Gocce di Note

Pubblicato il
8/03/2023