Oggi, nel nostro viaggio alla scoperta delle prelibatezze italiane, approdiamo in Friuli Venezia Giulia, una regione di confine dove sapori, lingue e culture si intrecciano in un’armonia unica.
Questo angolo d’Italia, incastonato tra il mare Adriatico e le Alpi, ha visto convivere per secoli influenze latine, slave e germaniche, dando vita a una tradizione culinaria ricca, sorprendente e profondamente identitaria.
Dai Romani agli Asburgo, passando per il dominio veneziano, ogni popolo ha lasciato il segno: lo si ritrova nei gusti intensi dei salumi affumicati, nei piatti sostanziosi della montagna, nei raffinati dolci mitteleuropei e nei vini eleganti delle colline friulane.
La cucina del Friuli è sobria ma generosa, semplice ma mai banale, capace di raccontare storie di contadini, marinai e viaggiatori attraverso ogni morso.
Vi proponiamo, in seguito, una selezione di pietanze friulane che ognuno, almeno una volta nella vita, dovrebbe concedersi.
Primi Piatti
Frico con Patate
Il frico è un piatto tipico del Friuli Venezia Giulia, una sorta di tortino a base di patate e formaggio, croccante fuori e morbido dentro. Nato come piatto povero, oggi è una gustosa specialità regionale, servita come piatto unico con polenta, secondo piatto o antipasto. La ricetta non è fissa: c’è chi aggiunge cipolla o sostituisce l’olio con burro, secondo la tradizione. La preparazione è semplice, ma richiede attenzione in cottura e l’uso del formaggio giusto: il Montasio, preferibilmente in parte fresco e in parte mezzano, per un perfetto equilibrio di consistenza e sapore.
Cjarsons
I Cjarsons sono una delle ricette più rappresentative del Friuli Venezia Giulia, in particolare della Carnia, nel nord della regione. Somigliano a ravioli, ma sono realizzati con pasta matta, a base di farina, acqua, olio e talvolta patate. La loro caratteristica più affascinante è il ripieno variabile, che può essere dolce, salato o un curioso mix dei due: si va da spinaci, erbe di montagna, ricotta e formaggi, fino a uvetta, cioccolato, biscotti e persino Nutella.
Questo contrasto di sapori è il cuore dell’identità dei Cjarsons. Il condimento tradizionale prevede burro fuso, salvia e una generosa grattugiata di ricotta affumicata (scuete fumade). Ogni famiglia e paese ha la sua versione, rendendoli una vera espressione della cucina di montagna friulana. Ogni anno, a Sutrio, si tiene la Festa dei Cjarsons, dove è possibile assaggiare numerose varianti. Un piatto ricco di storia, creatività e sapori autentici da non perdere!

Jota
La Jota (o iota/yota) è una zuppa simbolo della cucina tradizionale triestina, ma diffusa anche nelle aree goriziana, giuliana e carsica. È un piatto ricco e sostanzioso, ideale per l’inverno, preparato con fagioli, patate e crauti o capuzi garbi (cavolo cappuccio fermentato), spesso arricchito con carne di maiale.
Ne esistono numerose varianti: in Friuli e Carnia, ad esempio, i crauti vengono sostituiti dalle rape acide. Le sue origini sono antiche e popolari, e si pensa che il nome derivi dal tardo latino jutta, forse di origine celtica, con il significato di “brodaglia”. Nata come piatto di recupero, la jota ha mantenuto nel tempo la sua versatilità. Esiste anche una versione “magra”, consumata il Venerdì Santo, che prevede un soffritto di olio, aglio e farina al posto della carne. Oggi, nelle preparazioni più rapide, si usano anche fagioli e crauti precotti, mantenendo comunque intatto il suo sapore autentico.
Secondi
Brovada e Muset
Il “Brovada e Muset” è un piatto simbolo della cucina friulana, preparato con rape bianche dal colletto viola, oggi DOP. La brovada è un contorno di rape fermentate nelle vinacce di uva nera per 40-60 giorni, processo che ne attenua l’acidità e dona un caratteristico colore rosato. Tradizionalmente servita con cotechino o bollito, la brovada nasce come piatto povero ma è diventata una specialità regionale apprezzata per il suo sapore unico, capace di raccontare la storia e l’identità contadina del Friuli Venezia Giulia attraverso la semplicità degli ingredienti e la cura nella preparazione.

Baccalà alla triestina
Il baccalà alla triestina è una ricetta tradizionale di origine popolare, nata come piatto povero e oggi considerata una gustosa specialità locale. Si prepara alternando in teglia strati di patate a fette e pezzi di baccalà, il tutto condito con un saporito trito di acciughe, prezzemolo e olio extravergine d’oliva, poi cotto al forno. Esistono molte varianti: alcuni aggiungono vino bianco, un tocco di pomodoro o latte al posto dell’acqua. Va precisato che in Friuli Venezia Giulia, come in Veneto e Trentino, con “baccalà” si indica spesso lo stoccafisso, ovvero merluzzo essiccato all’aria e non salato.
Dolci
Gubana
La Gubana artigianale è da sempre simbolo di unione e affetto. Presente in ogni festa importante – come Natale, Pasqua e matrimoni – rappresentava un dono prezioso e augurale: la sposa doveva saperla preparare e chi partiva per l’estero la portava con sé come ricordo di casa. Offrirla a un ospite era segno di grande stima e condivisione. Il nome “Gubana” sembra derivare dallo sloveno gùbati, “fare pieghe”, per via della sua forma arrotolata. Una poesia del 1714 ne riporta la prima citazione. In friulano, “plen come une gubane” indica abbondanza, e per estensione anche grande fortuna.
Presnitz
Il Presnitz è un dolce tipico della tradizione triestina, nato nei primi dell’Ottocento e oggi immancabile durante le festività. Secondo la leggenda, fu creato in occasione della visita dell’imperatore Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Sissi al Castello di Miramare. Per accoglierli degnamente, venne indetto un concorso per ideare un dolce simbolico. Vinse una rinomata pasticceria triestina con una torta a forma di chiocciola, accompagnata dal motto: “Se giri il mondo, torni qui”. Il dolce fu battezzato “Preis Prinzessen” (Premio Principessa), ma con il tempo il nome si trasformò in Presnitz, come ancora oggi è conosciuto.

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foto di copertina credits Frico Friulano