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La forza delle donne, storie di successi in rosa

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In occasione della giornata internazionale delle Donne, abbiamo il piacere di intervistare quattro grandi DONNE.

Nel corso di queste interviste, grazie al loro vissuto e soprattutto grazie alle loro esperienze, raccontiamo i successi ed i progressi che hanno portato ad abbattere le disuguaglianze di genere.

Difatti, per l’occasione, conosciamo il punto di vista di eccellenze nel campo scientifico, dell’imprenditoria, dello sport e del cinema.

Le quattro protagoniste sono:

  • Professoressa Annamaria Colao, tra le migliori scienziate al mondo e direttore del Dipartimento di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia e Nutrizione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo.
  • Marianna Colella, Digital -E-commerce manager Capri group.
  • Gloria Peritore, campionessa mondiale di Kickboxing e fondatrice di The Shadow Project #FIGHTTHEVIOLENCE.
  • Giovanna Sannino, attrice e scrittrice.

Annamaria Colao: eccellenza della medicina mondiale

Professoressa Colao, lei è tra le prime scienziate al mondo. Nel 2019, è stata eletta Presidente della SIE – Società Italiana di Endocrinologia, diventando la prima donna nella storia dell’organizzazione. Nel 2020, è stata la prima donna a ricevere il Geoffrey Harris Award, riconoscimento per il miglior neuroendocrinologo d’Europa.

L’Italia è orgogliosa del suo successo. Tuttavia, ci si chiede perché sia stato necessario attendere così a lungo per vedere una donna raggiungere un tale riconoscimento internazionale in questo campo?

Mi fai una domanda a cui è veramente molto difficile rispondere. Quando ho iniziato a studiare medicina, le studentesse rappresentavano solo il 25-30% degli studenti, e ancora meno erano le laureate. Oggi, invece, abbiamo oltre il 60% di studentesse in medicina al posto degli studenti, e molte di loro conseguono la laurea con ottime valutazioni. Fortunatamente, sta cambiando la formazione delle nuove generazioni.

Ci è voluto del tempo perché la società accettasse che la donna non fosse solo la regina del focolare, ma potesse occuparsi anche del marito, dei figli, dei genitori e di coloro che gravitano attorno al nucleo familiare. È evidente che questa responsabilità è ancora quasi totalmente femminile, ma le donne hanno un ruolo importante anche nella società lavorativa, non solo come parte del nucleo familiare.

È necessario adottare politiche adeguate a mantenere la donna sia all’interno della famiglia che nel mondo del lavoro. Non possiamo permetterci di perdere menti brillanti che lasciano il paese o che non riescono a sviluppare appieno il loro talento al di fuori della sfera familiare. Pertanto, credo che, al di là delle rivendicazioni fatte in occasione della Giornata della Donna, ci sia una questione più profonda: lo sviluppo dell’intera società e quanto siamo disposti a perdere se non consentiamo alle donne di talento di esprimersi al di fuori della famiglia.

Dal suo punto di vista e conoscendo la realtà universitaria, quanto manca ancora per colmare definitivamente il presunto ‘divario’ tra uomini e donne?

Per questo, devo dirti che credo sia necessario adottare un altro tipo di prospettiva. Non si tratta solo di calcolare quanto tempo ancora ci vorrà per colmare il divario. La verità, dal mio punto di vista, è che tutta la nostra società, insieme a tutto ciò che riguarda l’assetto strategico del nostro Paese, è ancora pensata e organizzata in modo esclusivamente maschile. Non a caso, quando una donna riesce a ottenere risultati, spesso si dice che “si comporta come un uomo”, il che è profondamente sbagliato.

Quando colmeremo il divario? Quando smetteremo di pensare in termini di dualismo di genere. Dobbiamo abbandonare l’idea che ci debba essere una distinzione netta tra uomini e donne al vertice. Invece, dovremmo ragionare in termini di competenza e formazione. Che sia un uomo o una donna non dovrebbe essere rilevante; l’importante è che la persona giusta occupi la posizione giusta, avendo acquisito la formazione e le competenze necessarie.

Oggi, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, quale messaggio desidera inviare alle donne?

Il messaggio che vorrei trasmettere alle giovani generazioni è di credere sempre in se stesse e di riflettere su ciò che vorrebbero realizzare. Capisco bene che esista un divario sociale ed economico, un vero e proprio dramma tra il sud e il nord del paese. A mio parere, questo divario dovrebbe essere colmato molto prima e in modo più efficace del divario di genere. Vorrei che tutti i giovani del paese, ragazze e ragazzi, potessero contare sul proprio talento e sviluppare al meglio le proprie abilità.

Questo è il mio sogno. Tuttavia, per le donne, la sfida è maggiore. Viviamo in un paese ancora prevalentemente orientato al maschile, e questo è ciò che dobbiamo cambiare: la mentalità. Dobbiamo offrire a tutte le persone, indipendentemente dal genere, l’opportunità di esprimere il proprio talento attraverso lo studio e la volontà.”

Marianna Colella: manager di successo del gruppo Capri

In Italia, negli ultimi anni, sono stati tanti i risultati conseguiti dalle donne
 ma, nonostante ciò, in numerosi ambiti lavorativi la figura femminile viene ancora vista con un occhio diverso.
Come è stata l’evoluzione dei “ruoli” per le donne in un settore come quello dell’imprenditoria?

Nella storia italiana e non, sono tante le donne che negli anni si sono battute per ricevere la giusta autorità. Donne che hanno segnato il percorso dell’imprenditoria femminile o che sono state punto di riferimento e di ispirazione per tutte le altre donne, L’architetto Gae Aulenti, si fece portavoce delle difficoltà di aver operato con enorme successo in un settore all’epoca di soli uomini, mentre nell’ambito moda, l’imprenditoria femminile deve molto a figure come Miuccia Prada e Luisa Spagnoli.

Oggi possiamo dire di aver fatto grandi passi in avanti e sicuramente il talento delle donne ha un riconoscimento maggiore rispetto al passato. Nella nostra azienda abbiamo 760 donne su 1078 dipendenti pari al 70% di dipendenti donne, che ricoprono svariati ruoli, tra cui Responsabile Ufficio Legale, Buyer, Capiarea e Store Manager, Customer Care, Fashion Designer, Commesse, insomma in ogni reparto la presenza delle donne è importante.


Lei ricopre un ruolo importante all’interno della società Capri.
Ricoprire questi ruoli prestigiosi ha sempre condizionato la vita delle donne, al punto di essere costretti a fare una scelta:
“Mi realizzo in ambito lavorativo o mi creo una famiglia?”

Un tema molto caldo e attuale, trovo giusto che se ne parli, è di come troppo spesso le donne debbano scegliere tra la crescita di carriera lavorativa e la vita privata e il diventare madri.  Ritengo dovrebbe essere normale per una donna avere la possibilità di realizzarsi sia dal punto di vista professionale che familiare.

Voi come società, in che modo permettete alle donne di non ritrovarsi davanti a questo bivio?

All’interno della nostra azienda crediamo nell’imprenditoria femminile, tutelando e supportando le donne lavoratrici. Il valore della famiglia è una qualità che ci distingue da sempre, vogliamo che ogni dipendente, donna o uomo, si senta in un ambiente di benessere, accogliente e di tutela della vita privata.

Gloria Peritore: campionessa mondiale di Kickboxing

Da campionessa mondiale di Kickboxing e fondatrice di The Shadow Project e #FIGHTTHEVIOLENCE, si sente di dire che gli stereotipi del tipo “Questo sport non è da donna”, non hanno alcun senso di esistere?

Gli stereotipi di questo tipo purtroppo prendono la loro forza da alcuni dati di fatto: effettivamente nelle palestre le donne sono ad oggi in netta minoranza. Quindi questo rafforza la teoria, che spesso scoraggia molte donne ad andare in palestre in cui si fa sport da combattimento, aumentando il senso di inadeguatezza. E quindi diventa “un cane che si morde la coda”, le donne non entrano in palestra a causa di questi pregiudizi e stereotipi, e lo sport ne risente molto. A me è successo spesso, di essere percepita come “strana”, di aver di fronte persone che con semplici battute riuscivano ad etichettare ciò che amavo come maschile e a farmi sentire di conseguenza, sbagliata.

Di ricevere complimenti in buona fede del tipo: “nonostante uno sport così maschiaccio, sei rimasta femminile”, e molto altro ancora. Pensate che un giorno un mio ex, dopo alcune gare di kickboxing che avevo fatto, mi disse: “una donna è una donna, non fa questi sport”. Eppure, era una persona molto vicina a me e ha visto da vicino i benefici di questo sport su di me, ma i pregiudizi hanno avuto la meglio, anche in quel caso.

È un po’ da questo che The Shadow Project prende vita: con la mia organizzazione, promuoviamo un approccio innovativo ed inclusivo a questi sport, creando format per rendere queste attività un’esperienza di crescita accessibile a tutti, dai neofiti ai fighters, uomini e donne insieme.

Scardinare stereotipi facendo provare e avvicinare le persone a questi sport, agevolando il processo. Vogliamo portare avanti una sorta di rivoluzione culturale, che non può portare che benefici: da chi inizia fino all’atleta professionista, “uscendo dall’ombra”, si potranno godere i veri benefici di questi sport. Da The Shadow Project, nasce il progetto #FIGHTTHEVIOLENCE: una risposta, se vogliamo, a chi etichetta questi sport come violenti.

Ma la verità è che questi sport aiutano le persone a capire la differenza tra l’agonismo sano, fatto di rispetto e di sani principi, e la violenza vera e propria, che viene fatta ai danni di persone, molto spesso donne, con l’intenzione di sopraffare e di negare i propri diritti. Credo che capire questo concetto “sul campo”, possa fare tutta la differenza del mondo, ed è per questo che ci impegniamo nella divulgazione e nel supporto a centri antiviolenza, che fino ad ora hanno accolto ampiamente tutti i nostri progetti. Infatti, a breve annunceremo una nuova, potente partnership di cui vado molto fiera e su cui lavoro da tempo.

Con le sue tante attività, ogni giorno incontri decine di donne con storie e vissuti diversi. Quali sono i punti chiave per far crescere l’autostima nelle donne che si sentono “sconfitte dalla vita”?

Attraversare il dolore per riuscire a rifiorire e a ritrovare la propria libertà: questo è un meccanismo che è semplice capire e interiorizzare quando si pratica sport da combattimento. Non abbattersi dopo una sconfitta o superare i momenti di sconforto a chi fa questi sport succede spesso. Ma via via che attraversiamo i momenti bui, riusciamo ad accorgerci di quanto siamo forti.

Credo che il punto chiave fondamentale sia uno e imprescindibile: imparare a conoscerci, che sia tramite uno sport o una passione che può agevolare il processo. Soltanto imparando ad accettare le nostre fragilità, e lavorando su di noi con fiducia e facendo pace con i momenti tristi, possiamo davvero muoverci nel mondo con sicurezza ma soprattutto felicità. Consapevoli che l’autostima non è qualcosa che si coltiva cercando feedback esterni, ma che piuttosto è qualcosa che si costruisce dall’interno.

Giornalmente con il mio sport cerco di comunicare quei punti in comune tra le sfide sportive e le sfide della vita: i processi, spesso sono gli stessi, dalla gestione delle emozioni alla resilienza. È per questo che consiglio questi sport a tutti, li considero un potente mezzo di espressione, ed è per questo che sto costruendo un network che possa promuovere i valori in cui credo. Ho molti progetti in cantiere, grazie alla mia esperienza personale e di molte donne e persone incontrate negli anni: lo sport ha il potere di migliorarci e a volte, di salvarci la vita, a volte anche inconsapevolmente.

Giovanna Sannino: protagonista indiscussa della serie Mare Fuori

Da grande protagonista di Mare Fuori, con un successo strabiliante nella quarta stagione, come sta vedendo l’evoluzione delle figure femminili sempre più al centro delle sceneggiature delle serie tv? Ma soprattutto, che marcia in più riescono a dare le donne all’interno di un cast?

Come ogni forma di dibattito e discussione, quale l’arte è, si evolve, cambia e indaga quelli che possono essere nuovi sguardi d’insieme. L’evoluzione dei personaggi femminili, in realtà, è qualcosa che ha sempre provato ad esistere ed è ormai da qualche anno che ha iniziato a prendere forma, anche dal punto di vista di quelle figure al latere della macchina da ripresa. Credo sia un punto di vista diverso.

Il mio, modestissimo, è che fin quando ci meraviglieremo di una donna seduta su qualsiasi sedia del potere non riusciremo a vedere la realtà per quella che è: un insieme di orizzonti.

Il problema di oggi è che ci sono ancora queste distinzioni che sono tutt’altro che moderne. “Uomini e donne”, “madri e padri”, “grandi e piccoli”. Quello che non si riesce ancora a capire è che sono tutte facce della stessa, identica, medaglia.

Non credo che si debba essere donna per poter dare un apporto diverso ad un qualsiasi tipo di lavoro. Io credo nello sguardo comune, nella direzione che si percorre insieme, a prescindere da sesso o dalla “sensibilità” che un individuo può avere. Perché un uomo, in quanto essere, è tale per la sua anima e il suo vissuto e ciò mette a servizio dell’altro. La marcia in più, quindi, ritengo che la dia la squadra e non la maggioranza rosa o meno dei suoi componenti.

Mi rendo conto che il mio è un discorso assolutamente idealista.

Per quanto riguarda il mio lavoro da attrice il mio ragionamento lo considero quasi un mantra. Non esiste un personaggio che possa prescindere dall’altro, siamo tutti legati insieme da una catena di causa-effetto, se sparisse uno la storia andrebbe in modo diverso o magari non esisterebbe affatto.

Faccio un esempio: considerando il mio personaggio in Mare fuori, Carmela, se la sua vita non fosse nata dall’ombra di Eduardo, ci sarebbe stata un’altra storia, magari inutile ai fini del racconto di quella cornice. Lo stesso vale se lo vediamo al contrario. O l’amore tra cucciolo e milos… se collocata altrove non avrebbe magari la stessa urgenza narrativa che qui ha.

Il cinema sceglie dei pretesti e vi inserisce dei personaggi, portatori di storie che fondendosi creano dei filoni.

Nel ringraziare queste grandi donne che ci hanno permesso di scambiare dei pensieri molto importanti sulla questione, ci auguriamo che le parole che ci siamo detti oggi possano essere davvero un monito per tutti.

La storia della giornata Internazionale delle Donne

Pubblicato il
7/03/2024