Napoli a Natale è indescrivibile, speciale, a dir poco trascendentale.
Non esiste alcun modo per spiegarlo a chi non ha mai vissuto questa atmosfera unica. I profumi che da un balcone all’altro si abbracciano, le luci che illuminano a festa le strade, il vociare più intenso del solito nei vicoli.
Per comprendere questa esperienza, dovete solo immergervi nella natura di una città calda, verace ed unica al mondo. È un incantesimo segreto che va avanti da anni e anni. Per ogni partenopeo Natale è capitone, Santa Messa di mezzanotte, presepe e Natale in casa Cupiello: una tradizione, un’istituzione.
Eduardo De Filippo e la sua fama mondiale
L’autore, Eduardo de Filippo, ci ha lasciato un patrimonio inestimabile in ambito cinematografico e teatrale. Si tratta di capolavori sbarcati all’estero che riscossero un enorme successo per il loro spessore e il loro carattere universale.
Per il grande contributo e i meriti artistici apportati alla cultura italiana, nel 1981 l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, lo nominò Senatore a Vita. Senza contare, poi, le onorificenze e cittadinanze onorarie ricevute, l’intitolazione di Piazza Eduardo De Filippo antistante il Teatro San Ferdinando a Napoli e di molte vie e piazze di numerosi comuni napoletani, premi e riconoscimenti.
Inoltre, ebbe il vanto di ricevere due Lauree honoris causa in Lettere, rispettivamente dall’Università di Birmingham nel 1977 e dalla Sapienza di Roma nel 1981. Presso quest’ultimo ateneo, fu docente di Drammaturgia tra il 1981 e il 1982. Attore, scenografo, regista e anche poeta, Eduardo resta tra gli autori italiani più amati, studiati, tradotti e rappresentati oltre confine accanto a nomi del calibro di Goldoni e Pirandello.
Il Teatro di Eduardo De Filippo
Nel suo teatro, dietro la veracità napoletana più pura e genuina, si cela la globalità della condizione che accomuna l’intero genere umano. Nonostante il dialetto, i prototipi dei personaggi partenopei e le ambientazioni a carattere regionalistico valicano ogni confine.
Pertanto, relegare Eduardo e la sua opera ad un mero localismo, sarebbe un errore. Parte da Napoli, sua amata città con pregi e difetti; ma il suo intelletto e la sua abilità ricorrono ad una profonda analisi psicologica che riesce a toccare le corde del cuore persino della severa critica inglese negli anni Settanta. Ogni elemento è un simbolo e sottende a qualcos’altro di più ampio respiro.
Tutti questi connotati li rintracciamo in modo quasi scientifico nella sua commedia di cui andremo ad approfondire, a breve, i temi. Probabilmente Natale in casa Cupiello, la sua opera maestra, è un concentrato di ironia e dramma che, pochi come lui sapevano, e sanno, coniugare.
Figlio d’arte dell’attore e commediografo Eduardo Scarpetta e della sarta teatrale Luisa De Filippo, il teatro lo aveva nel DNA. Eduardo, Peppino e Titina non vennero mai riconosciuti da Scarpetta e assunsero, così, il cognome materno. Proprio da questa sorta di famiglia allargata e non tradizionale per l’epoca, ci riallacciamo alla simbologia di cui parlavamo poc’anzi. “’O presepio” non è semplicemente un simbolo del Santo Natale, bensì dell’equilibrio e della pace familiare come analizzeremo tra poco.
Natale in casa Cupiello
Questa “perla” vide la luce nel 1931 è di certo tra i suoi prodotti più brillanti. Lui stesso lo definì “un parto trigemino con una gravidanza di quattro anni”, ossia una commedia in tre atti. Perciò, per arrivare a ciò che conosciamo oggi, tra varie stesure e aggiunte, bisognò attendere il 1934. Natale in casa Cupiello debuttò in un unico atto il 21 dicembre 1931, ben 91 anni fa.
Il Teatro Kursaal di Napoli, oggi Cinema Filangieri, aprì le porte alla famiglia Cupiello e sancì la buona riuscita della compagnia del “Teatro Umoristico I De Filippo” composta, per l’appunto, da Eduardo, Peppino e Titina. Natale in casa Cupiello riscosse un successo talmente grande e inaspettato che da dicembre venne messo in scena e replicato, addirittura, fino al mese di maggio.
Trama
La narrazione, ambientata negli anni Trenta, ha luogo nell’arco di 5 giorni esclusivamente nella camera da letto e nella sala da pranzo della famiglia Cupiello. Durante l’antivigilia, fervono i preparativi in famiglia. Luca Cupiello intento nell’allestimento del suo tanto amato presepio, incompreso dal resto della famiglia che non vede la ragione di questo rituale. Nel frattempo, Tommasino il figlio fannullone senza arte e né parte se ne sta a letto e non trova spunti per crearsi un futuro.
Complice della situazione, Donna Concetta, mamma chioccia protegge il suo Nennillo (cioè “bambino”, nonostante sia un trentenne ormai cresciuto) discutendo con suo marito Luca. Tuttavia, i motivi di discussione sono diversi.
Per necessità, con loro vive anche un altro coinquilino, il fratello di Luca. Zio Pasqualino si lamenta di continuo per i dispetti e furtarelli di cui accusa il nipote Tommasino (scarpe, cappotto e banconote). Tuttavia, come al solito Donna Concetta difende il figlio a spada tratta. In questo clima, tutt’altro che festaiolo e di giubilo, i preparativi del Natale prendono forma.
E come se non bastasse, a rendere ancora più delicato questo fragile equilibrio, il rapporto della figlia Ninuccia, sposata e ben sistemata con Nicolino Percuoco, uomo per bene e fabbricante di bottoni. Ninuccia, però, è innamorata di Vittorio Elia, amico del fratello Tommasino, bel ragazzo ma nullatenente.
Per un tragico scherzo del destino, Tommasino invita Vittorio a fermarsi a mangiare con loro poiché è solo e, a Natale, sarebbe una grave scortesia per un napoletano non aggiungere un posto a tavola.
Chiaramente Donna Concetta, che nasconde tutto al povero Luca pensando di controllare ed evitare i problemi, è al corrente della tresca della figlia Ninuccia. Quest’ultima decisa a lasciare il marito, scrive una lettera che l’ignaro Luca trova e consegna proprio nelle mani del genero.
Senza anticipare nulla, la commedia alterna scene divertenti ad altre di tensione che lasciano il pubblico con il fiato sospeso. Un suono di malinconiche cornamuse ci accompagna verso un finale non felice, tra battibecchi, battute sottili e ironiche che solo Eduardo poteva coniare con la sua insuperabile maestria.
Il presepe, simbolo del teatro di Eduardo
In realtà, il pubblico è il protagonista stesso della commedia che è una metafora della disgregazione e ricomposizione della famiglia. I nuclei familiari che si ritrovano in beghe, intrighi, scaramucce, litigi più o meno gravi che rischiano di far saltare Natale, Pasqua e le feste comandate in men che non si dica. E ciascuno di noi, nei personaggi, riconosce lo zio brontolone, il cugino nullafacente, una parente fedifraga… Il presepe, per l’appunto rappresenta il focolare domestico, il mondo parallelo in cui Luca Cupiello si rifugia ingenuamente, o forse scientemente, non vedendo i problemi arrivare, sottraendosi alla valanga di eventi che stupirà lo spettatore.
Curiosità e suggerimenti
Nel cuore del quartiere Chiaia, da non perdere assolutamente Palazzo Mannajuolo, in stile Liberty. Un tempo ospitava il Teatro Kursaal di Napoli, oggi sede del Cinema Filangieri.
Oltre al corpo di fabbrica, all’impianto, agli elementi architettonici e dell’ubicazione dell’edificio, il fiore all’occhiello è la scala con balaustra in ferro battuto e marmo modulato a sbalzo. Infatti, non poteva sfuggire all’occhio sensibile e attento del regista Ferzan Özpetek che, in questo scenario sui generis, girò svariate scene in Napoli Velata, film del 2017.
Da inserire nella lista delle cose da fare c’è San Gregorio Armeno, nel cuore di Napoli, tra via dei Tribunali e Spaccanapoli. Conosciuta anche come Via dei Presepi o Via San Liguoro è la strada del centro storico costellata di botteghe artigiane di presepi. Oltre alle statuine dei pastori e personaggi del presepe, troverete simpatiche caricature di calciatori, politici e vip del momento.
Al 1962 risale la prima trasposizione televisiva in bianco e nero.
Nel 1977, la RAI mandò in onda trasposizione televisiva a colori dell’opera, quella rimasta impressa nel cuore, nella mente del pubblico per l’abilità dei personaggi. Nel cast: Luca Cupiello (Eduardo De Filippo), Donna Concetta (Pupella Maggio), Tommasino (Luca De Filippo), Ninuccia (Lina Sastri), Zio Pasqualino (Gino Maringola), Nicolino Percuoco (Luigi Uzzo), Vittorio Elia (Marzio Honorato) e una giovanissima Marisa Laurito nei panni di Rita.
Il reenactment del 2020 (a 120 anni dalla nascita di Eduardo) riporta sul piccolo schermo il remake questo grande classico firmato Edoardo De Angelis, con interpreti come Sergio Castellitto (Luca Cupiello) e una Marina Confalone che, da personaggio marginale della versione del 1977, veste i panni di Donna Concetta.
È interessante, tuttavia, apprezzare le differenze interpretative, i ritmi, le differenze e le scelte del De Angelis che ha avuto coraggio di riportare in vita un’opera complessa e irripetibile.
Riportiamo un simpatico aneddoto che vede protagonista Tommasino (detto Nennillo) ovvero Luca De Filippo, scomparso prematuramente a soli 67 anni nel 2015.
Privo di remore, raccontava di quell’inizio del primo atto, del lungo e silenzioso lasso di tempo che lo costringevano a stare sotto le coperte. Spesso, gli capitava di addormentarsi sul serio e di svegliarsi solo dopo che Eduardo lo svegliava al suono di: «Tommasì, scetate song ‘e nove»
Sembrerebbe che la celeberrima letterina di Nennillo sia un’invenzione scenica di Peppino che, rivendicava (Ndr: tuttavia, pare non ci siano prove che ne attestino la paternità) anche la famosa battuta «Nun me piace ‘o presepio».
Come invece documenta lo stesso Peppino, i protagonisti sarebbero i loro nonni materni non solo per la scelta dei nomi, Luca e Concetta, ma soprattutto per i loro caratteri, rituali e tradizioni legate alle festività natalizie. Di questo riferimento, però, Eduardo non fece mai parola in modo palese.