L’isola non offre solo luoghi incantevoli da esplorare con tutti e 5 i sensi, spiagge incantevoli o specialità da assaporare in un tripudio di bontà. Il muralismo è un fenomeno che in Sardegna assume un ruolo di rilievo, probabilmente più che nel resto della Penisola. Non solo opere notevoli dal punto di vista estetico, ma simboli di una memoria collettiva paesana che canalizzano lo spirito di lotta e denuncia sociale di un popolo straordinariamente fiero dei propri sacrifici e delle fatiche dei propri avi. Siete pronti a scoprire una Sardegna come non l’avete mai vista?
Cenni storici sul muralismo sardo
Nell’isola, il primo murale compare a San Sperate grazie al Maestro Pinuccio Sciola nel 1968, nel bel mezzo delle lotte studentesche e operaie che contestano i valori tradizionali e le istituzioni. Successivamente, si unisce Orgosolo che diviene simbolo universale del muralismo internazionale per poi diffondersi soprattutto in altri piccoli comuni dell’entroterra sardo. Nell’ambito della forte espansione dell’espressione muralistica in Sardegna, una particolarità da non sottovalutare è il solido e intimo radicamento al patrimonio antropologico, un autentico tratto somatico della storia civile di una terra saldamente ancorata alle sue radici.
Altro aspetto che ha segnato marcatamente questo fenomeno è stato l’approdo degli esuli cileni, in fuga a seguito del golpe di Pinochet che rovesciò il governo di Savador Allende. Definito in tanti modi, il muralismo è arte di matrice politico-sociale, arte di strada, riqualificazione urbana, esempio di folklore e vita popolare. Attraverso le sue forme e i suoi colori, resta pur sempre una meravigliosa sperimentazione di una dimensione isolana e isolata che si manifesta in tutto il suo incanto. Senza la minima ombra di dubbio, stiamo parlando dei murales fra i più belli al mondo.
Sardegna, i murales più pregni di folklore e cultura
Al pari della Sicilia, altro scrigno di tesori inestimabili sotto ogni punto di vista, la Sardegna ha tanto da dire anche in quanto a street art. Una Terra che, dall’isolamento geografico rispetto al resto della Penisola e dal mare che ne preserva i tratti distintivi, ha saputo trarre i suoi veri punti forza, caratteristiche uniche di una tradizione che si palesa attraverso infinite declinazioni locali.
Usi e costumi narrati sulle pareti ruvide dei borghi più caratteristici delle diverse regioni storiche di un’isola che, da ogni singola peculiarità e al pari di un mago che estrae il coniglio dal cappello, genera un vanto. Dall’immenso valore umano, questi libri di arte viventi, seppur legati a delle radici antiche stupiscono nella loro modesta ma “megalitica” modernità. In altre parole, un ponte tra passato e futuro da vivere nel presente. Come potete immaginare, essendo impossibile trattarli tutti, abbiamo stilato una top 10 dei borghi più significativi investiti dal fenomeno della street art.
10.Tinnura
Altra esposizione permanente di arte urbana en plein air, il minuscolo paese, di appena 250 anime, è tra i meno abitati di tutta l’isola. Il borgo dell’oristanese è situato nella subregione della Planargia, ovvero nella porzione centro-occidentale sarda. Nonostante le sue esigue dimensioni e la distanza di 55 km dal capoluogo di provincia Oristano che in un certo senso, tenderebbero a nasconderne le bellezze, è celebre per l’arte dell’intreccio, ovvero i cestini, l’aromatica malvasia e i murales. Si erge su un altopiano basaltico ha un pittoresco affaccio sul territorio fertile della Valle di Modolo.
Tinnura, come tutti i paesini che rischiano di morire, per non essere cancellata dall’oblio ha scelto la strada della riscoperta. Nel 2001, la popolazione ha optato per la riqualificazione la valorizzazione del tessuto urbano attraverso i murales.
Piazze, fontane o edifici accolgono scene di vita quotidiana locale, con uomini e donne che sembrano scrutarvi, coi loro occhi, al vostro passaggio. Racconti del mondo rurale e della tradizionale struttura della tipica famiglia sarda scorrono davanti a voi, quasi uscendo dal “quadro su pietra”, grazie alla maestria di Stefano Chessa, Fernando Mussone e Pinuccio Sciola.
9. Onanì
Con appena 400 abitanti, il piccolo centro situato nella Barbagia di Bitti, vanta una vocazione pastorale e tradizioni culturali robuste. Incorniciato da splendidi paesaggi, si erge coi suoi circa 500 metri, tra colline tappezzate da una rigogliosa vegetazione e dalla tipica macchia mediterranea. Quasi sconosciuto, il minuscolo borgo del nuorese è l’ideale per una vacanza lontano dalla confusione.
Grazie alla sua amena situazione, domina dei veri e propri “quadri” naturali che godono di un pittoresco affaccio su meraviglie mozzafiato. Stiamo parlando del massiccio del monte Albo, con le sue numerose falesie, e dei salti di Mamone ovvero suggestive cascate dove nidifica la maestosa aquila reale.
Ritroviamo tracce di un passato millenario nella serie di 10 nuraghi (Caltrovos, Giacu,Enu, Lingheri, Lieri, Maindreu, Mastru Ossanu, Salamitti, Sarrata, s’Ena e Siri e le tombe di Giganti di san Bachisio. Le Domus de Janas presso Sorastru e Nuragheddu attestano, invece, insediamenti ben prima dell’epoca nuragica, ovvero fin dal Neolitico.
Onanì, è davvero il caso di dirlo, abbonda in quanto a sculture e murales. Uno dei più significativi e appassionanti si trova sulla mura grezze dell’edificio antistante alla sede del Comune e porta la firma di Diego Asproni. Qui, i colori si uniscono e prendono coraggio nel narrare, tanto agli abitanti quanto ai visitatori, lotte, proteste e rivendicazioni.
8. Cossoine
Il piccolo ma pittoresco borgo medievale, che non supera le 1.000 anime, è situato nella zona nord-occidentale dell’isola. Incastonato nel cuore di un altopiano, a 500 metri s.l.m., ricade nel territorio Meilogu, sub-regione del Logudoro. Spettacolari bellezze paesaggistiche e i resti nuragici delle antiche civiltà neolitiche. Il territorio circostante denota un patrimonio naturalistico di pregevole interesse, grazie alla presenza di numerose grotte. Quelle di Suiles, e sa Ucca ‘e Mammuscone, e sa Ucca ‘e su Peltusu sono da esplorare assolutamente. La cittadina è pregna di tradizioni secolari patrimonio dell’umanità come il singolare canto Tenore al femminile.
Cossoine, comunità contadina, nei suoi murales, sfoggia la sua più umile e semplice routine: un uomo con il tipico copricapo sardo (bonette), una donna attempata abbigliata interamente di nero intenta a stendere il bucato, lanciando il suo sguardo curioso su ciò che accade nel paese. Attraverso le vie del borgo, potrete leggere con i vostri stessi occhi la storia e il passato di uno dei tanti ma caratteristici paesini sardi.
7. Muravera
Nel lembo di terra a sud-est dell’isola, si trova uno dei tanti gioielli sardi. Sconfinate distese di sabbia, tra mare e lagune, Muravera è uno spettacolo naturale come pochi. La sua costa si estende per alcune decine di chilometri a sud del paese, dalla spiaggia quarzosa di San Giovanni dai peculiari toni grigio perla. Le sue torri testimoniano, ancora oggi, i numerosi attacchi da parte dei saraceni. Numerosi resti risalenti al Neolitico e all’età del Bronzo attestano e confermano la presenza di millenari insediamenti umani. I 53 menhir di Cuili Piras, i siti di Baracca su entu, le Domus de Janas di monte Nai o la necropoli di casa Murgioni sono tra i principali punti di interesse che meritano una visita.
Estendendosi lungo la feconda vallata del Flumendosa, la località è famosa non solo per le coltivazioni di riso, ma va a configurarsi come principale principale agrumicolo sardo. I colori e i profumi di arance, limoni, mandarini e clementine di questo luogo sono capaci di risvegliare i vostri sensi intorpiditi dal contatto perso con Madre Natura. E non potevano mancare le tradizionali arti manufatturiere, forme di un artigianato a dir poco magistrale: la realizzazione di cesti con giunchi e vimini degli stagni, etnotraccas e launeddas -strumenti a fiato ricavati da canne e giunchi- la tessitura che confeziona meravigliosi scialli, tappeti e tendaggi. Altra eccellenze degna di nota, l’antica arte orafa con tecnica a filigrana.
Ed ecco, dunque spiegato il perché dei murales di Muravera che ritraggono spesso, con fierezza ed orgoglio, le caratteristiche di prodotti di alto artigianato e delle coltivazioni di punta della filiera agroalimentare.
6. Ottana
Ombelico dell’isola, Ottana è un comune che sorge sulle colline della Barbagia di Ollolai, a circa 30 chilometri da Nuoro. Il centro vanta origini millenarie che affondano le radici nel Neolitico con numerose testimonianze tra cui le necropoli, muraglie e strutture megalitiche, vari villaggi di capanne, decine di tombe di Giganti e il pozzo sacro di Zuncos.
L’area archeologica di Bidinnannari risulta essere il sito principale che merita sicuramente una visita, assieme ai resti degli impianti termali di Banzos, di età romana. All’epoca, Ottana era una sorta di avamposto strategico-militare contro le incursioni barbariche. Il paese è indissolubilmente legato ai riti dei fuochi di sant’Antonio Abate, nonché alle cerimonie religiose che si svolgono durante la Settimana Santa.
Il borgo barbaricino, a tutt’oggi, è sinonimo di Boes e Merdules, le famose maschere lignee dalle sembianze mostruose e spaventose. Sono il simbolo del Carnevale tra i più famosi di tutta la Sardegna, su Carrasegare, una tradizione che ha saputo resistere al tempo e al progresso grazie al recondito ed intimo vincolo con gli arcaici riti agropastorali.
5. Fonni
Centro principale della Barbagia di Ollai, Fonni sorge a 1.000 metri s.l.m. sulle pendici del Monte Gennargentu. Il comune del nuorese, incastonato esattamente al centro dell’isola, è la località sciistica sarda per eccellenza, nonché il paese più alto di tutta la Sardegna.
Suggestiva la descrizione che il Premio Nobel per la Letteratura, Grazia Deledda, ne offre nel romanzo Cenere: “Un orizzonte favoloso circonda il villaggio: le alte montagne del Gennargentu, dalle vette luminose quasi profilate d’argento, dominano le grandi valli della Barbagia, che salgono, immense conchiglie grigie e verdi, fino alle creste ove Fonni, con le sue case di scheggia e i suoi viottoli di pietra, sfida i venti e i fulmini”. I suoi panorami invernali sono caratterizzati dalle abbondanti nevicate e cime innevate, mentre nelle altre stagioni è un’esplosione di colori, in una cornice di rigogliosi boschi secolari e resti di antiche civiltà preistoriche.
Tra le attrazioni principali di Fonni, sicuramente da non perdere i 30 murales che ritraggono momenti di vita quotidiana ed eventi particolari come le feste e le maschere del carnevale sardo. Una piantina dettagliata, con l’esatta ubicazione e descrizione di ciascun dipinto murale, vi accompagnerà in un percorso suggerito per godere appieno dell’originalissimo itinerario artistico in un’atmosfera particolarmente suggestiva.
4. Ovodda
Confinante col comune di Fonni, quest’altra perla barbaricina, conserva tutte le caratteristiche del classico borgo montano di cui si scorgono, a tutt’oggi, i tratti distintivi. Nelle tipiche abitazioni, prevale il granito per la cui lavorazione Ovodda è piuttosto nota, mentre le viuzze e silenziose acciottolate saranno la ciliegina sulla torta alla scoperta di luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato. Il piccolo paesino vanta, tra i tanti punti di interesse, oltre 70 siti archeologici, a testimonianza dell’esistenza di insediamenti umani già particolarmente attivi da millenni.
Qualsiasi sia la strada che prenderete per arrivare a Ovodda, sarete immersi da una fitta vegetazione, leccete e sugherete. Una riconnessione con la natura, per un staccare dal caos cittadino, dove persino i colori dell’autunno sono un’esperienza da non perdere. Inoltre, agli ingressi principali del paese sarete accolti da un messaggio, forte e chiaro, inciso su delle pietre che recitano “OVODDA PAESE DEL PANE“.
I 5 panifici locali, ciascuno con le sue deliziose tipicità, hanno saputo sfruttare i saperi del passato creando un’attività economica che crea non pochi posti di lavoro per i locali. Fortemente radicati alle loro origini e tradizioni, gli ovoddesi portano avanti con enorme passione, di generazione, manifestazioni folkloristiche come Don Conde e il Carnevale, e Cortes Apertas nell’ambito dell’Autunno in Barbagia.
I murales non sono che il completamento di un contesto denso di elementi interessanti e assolutamente da non perdere. Prevalgono scene di vita agreste, usi e costumi della vita quotidiana di un paese ben ancorato al passato e alla sua identità.
3. San Gavino Monreale
Cittadina della provincia del Medio Campidano a circa 50 km da Cagliari, lambita dal rio Pardu a nord. Ai piedi del Castello di Monreale, presenta con tutte le caratteristiche tipiche dei centri agricoli, ovvero abitazioni grandi e ampi cortili. Il museo sa Moba sarda racconta la sua vocazione agricola-pastorale e le tradizioni più intime attraverso immagini e strumenti d’epoca. La fonderia, ormai dismessa, rappresenta il simbolo dell’industrializzazione ed è la meta preferita degli appassionati di archeologia industriale. Di origini medievali, il territorio vanta anche insediamenti preistorici e numerosi ritrovamenti di epoca romana.
Inoltre, avete almeno altri due motivi per visitare il piccolo borgo dell’area centro-meridionale della Sardegna. Stiamo parlando dell'”oro rosso“, la cui coltivazione va avanti sin dal XV secolo. La lavorazione di sua Maestà lo Zafferano, si tramanda da generazioni, rappresenta una produzione d’eccellenza che riesce a coprire il fabbisogno italiano e che i sangavinesi esportano anche all’estero. La Fiera internazionale dello zafferano, che si svolge ogni anno per 10 giorni nel mese di novembre, è l’occasione giusta per gustare questa spezia che nasce da meravigliosi fiori sulle tonalità del lilla.
L’altra ragione per scoprire San Gavino Monreale sono i murales che, e non poteva essere altrimenti, dal 2013 spuntano, come funghi, grazi ad artisti locali e nazionali. 40 opere che fanno parte di un autentico progetto di rigenerazione urbana attraverso una street art di livello elevato. Giorgio Casu, alias Jorghe, sardo per nascita, ma emigrato nella Megalopoli d’oltreoceano, è autore, tra i tanti dipinti murali, del celebre Don Chisciotte in sella ad un cavallo rampante e della rappresentazione della figura storica di Eleonora d’Arborea.
2. San Sperate
Altro borgo da non sottovalutare è San Sperate, comune nel Campidano di Cagliari, definito Paese Museo per il primato del maggior numero di murales in Sardegna. Da visitare, visto che ci siete, il Museo del Crudo, ovvero dei tipici mattoni, detti Ladiri, che tappezzano gran parte delle dimore sansperatine. Inoltre, appartiene anche al Consorzio delle Città de Miele, altra eccellenza dal profumo inconfondibile e materia prima di un’altra tipicità sui cui sventola il vessillo dei Quattro Mori, il torrone di Tonara.
La prima opera di street art prende forma nel 1968, grazie al maestro Pinuccio Sciola, artista rivoluzionario nel suo genere e celebre per le sue sculture sonore in pietra presenti in tutto il mondo. Dall’ossimoro che accosta una pietra, di per sé immobile e silenziosa, alla musica c’è solo da dire che è un qualcosa di geniale che è possibile apprezzare, tra natura e magia, nel Museo Giardino sonoro sempre in loco. Un fremito culturale senza eguali che rappresenta la forza delle viscere di un territorio in continuo movimento. Non si tratta di semplice espressione artistica, di passione e vita, motore e inizio di ogni cosa.
Cuore della Sardegna più autentica, ovunque volgerete lo sguardo, i vostri occhi saranno catturati, senza sosta e “senza tregua” lungo l’intero tessuto urbano. Dal murale astratto e dalle linee futuristiche in Via Decimo, al contributo degli Studenti del Liceo Artistico di Cagliari, in Via Sassari, che evoca il rinvenimento della maschera punica, proprio qui, nel lontano 1876.
In Via Risorgimento, potrete ammirare l’opera realizzata in persona dal Maestro Sciola, dove figure geometriche robuste e possenti sono un richiamo alla sua vocazione scultorea. Potremmo continuare all’infinito, ma l’unico modo per entrare in contatto con queste meravigliosi racconti di pietra è viverli in presenza e lasciarsi ammaliare, abbandonandosi al potere dei colori e delle forme in una dimensione quasi onirica.
1. Orgosolo
Indubbiamente, i murales più famosi sono quelli di Orgosolo, a poco meno di 20 km da Nuoro, nel cuore della Barbagia, dove risuona forte l’eco del filo conduttore iniziale delle opere: l‘incessante lotta contro i soprusi dei potenti. Il bacino di interesse si è spostato, verso gli Anni Ottanta, verso tematiche dai toni meno accesi che ritraggono tipiche scene di vita locale. Dal primo murale che risale al 1969, targato Gruppo anarchico Dioniso, oggigiorno si contano oltre 150 opere dalla forte componente emotiva e densa di significati politici e sociali.
Identificata per buona parte del Novecento come “roccaforte” dei Banditi, oggi è un museo a cielo aperto che ha cristallizzato sulle mura delle case messaggi di protesta contro le ingiustizie sociali, una rivendicazione dei diritti umani. All’ingresso del paese vi accoglierà il murale intitolato Indiano, mentre tra più significativi quello che rimanda alla Rivoluzione di Pratobello, quando i pastori locali si opposero con tutte le forze alla realizzazione di una base militare.
Di notevole interesse, Sa Dommo e sos Corraine, la Casa Museo di Orgosolo. Emblema delle tradizioni contadine e del mondo pastorale, dello scorrere lento della quotidianità di altri tempi. Sarete guidati dai padroni di casa in un tour esperienziale di tutto rispetto tra gli ambienti dell’antica dimora, racconti e leggende e specialità tipiche, immersi in un’atmosfera arcaica dal sapore magico.
Orgosolo è, inoltre, celebre per essere completamente circondata dai più importanti e suggestivi siti archeologici del cosiddetto Supramonte, ovvero un complesso montuoso di natura calcareo-dolomitica formato da altopiani carbonatici. Questa cornice naturale, che abbraccia il massiccio più giovane del Gennargentu, fa da sfondo a raffinati e ineguagliabili esempi di architettura nuragica e megalitica. I Nuraghe Mereu, Nuraghe Presethu Tortu o Gorropu, Nuragheddu, la Domus de Janas, i Menhir risalenti al Neolitico e le Tombe dei Giganti.
“La TV ha fatto sembrare inutile andare a teatro, la fotografia ha praticamente ucciso la pittura, ma i graffiti sono rimasti gloriosamente incontaminati dal progresso.”
Bansky
(NdA: Vista la citazione calzante e pertinente, vi invito a leggere l’interessante articolo sulla mostra “Banksy è chi Banksy Fa! An unconventional Street Art Exhibition”).